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NOTIZIE CORSIVI

La Zattera Civica, senza idoli

Gian Paolo Aceto

Capit? un giorno che un gruppo di persone in viaggio, come sempre, come tutta l?umanit?, su una nave, o navicella, naufrag? su un?isola inospitale (ma anche  la stessa terra dove abitavano era in buona parte diventata tale). Il mondo era piuttosto rigidamente diviso in ?competenze?, ?parcellizzazioni?, ?sistemi?, ?dominii?, dove bisognava ?appartenere? a tutti i costi a qualcosa, e nei casi peggiori a qualcuno,  pena l?esclusione.
Non si persero di coraggio e pensarono di costruire una zattera per poter raggiungere  di nuovo e meglio la stessa citt? dove abitavano, o dove era diventato difficile abitare.
Ma anche per costruire una zattera ci voleva un progetto, e uno che si candidasse, o fosse candidato, a coordinare i lavori (ricordo che coordinare vuol dire ordinare ?insieme con?)..
Ma ancora prima di incominciare i lavori sorse ?il problema dei problemi?. Quale Nome dare alla zattera?!!.........
Alcuni dicevano che, secondo i Libri che avevano letto, la zattera doveva chiamarsi cos? e cos? e cos?, perch? gli autori, naturalmente del Passato, erano una grande Autorit? in materia di nomi.
Altri sostenevano che il nome era molto importante anche per via dei Venti, vale a dire: un Nome, un Destino. E in ogni caso, a seconda del nome scritto sulla barca, i pesci che fanno? Leggono e forse abboccano. E cos? molti, con grande originalit?  proposero il concetto di Libert? (visto che il mare ? cos? grande, si pu? navigare dove si vuole, e i pesci verranno dietro?.).
Altri presero la Famiglia sotto tutela (linguisticamente parlando), ma  molti altri dicevano che il Sociale era la parola pi? appropriata, anzi visto che era una zattera la volevano chiamare  Precaria, per Solidariet? naturalmente.
Intanto si misero a costruirla, anche se sul nome rimanevano fortissimi contrasti (durante l?ora di pranzo, pesce di scoglio e acqua piovana).
Ognuno ci mise del suo, perch? cap? che il destino di ciascuno di essi, singoli, o di ciascuno dei gruppi in cui si dividevano per varie e (linguisticamente) anche giuste ragioni, era comune. Anzi, Comune.
Una volta che la zattera fu costruita, le rivalit? sul nome cessarono, e tutti si affrettarono a salirci sopra (la zattera, non il nome).
Tornando a questi giorni, anzi rimanendoci, come sempre, ho apprezzato molto l?intervento di Guido Turreni (Due o tre idee?.) per la chiarezza espositiva e la libera analisi delle possibili situazioni elettorali ?comunali? fra un anno.
Circa un mese fa ho scritto un articolo ?riprendendo? un suo articolo centrato un po?sulla mentalit? orvietana, ma credo di averlo fatto in modo troppo capzioso e inutilmente esageratamente caustico (e sono uno dei primi a sapere che l?essere caustici non vuol dire automaticamente essere intelligenti, e sto parlando anche a me, ovviamente, anzi in primo luogo).
Lui non ha fatto una piega, da vero signore qual ?, non si ? lamentato, anzi mi sono quasi stupito del suo silenzio. E? segno delle persone di valore passare sopra piccoli malintesi o incomprensioni, che infine sono ?soltanto politiche?, e non investono la vita vera, quella di ogni giorno, affettiva o professionale, le pi? importanti da essere vissute.
E circa le ?Due o tre idee?? Guido tratteggia la possibilit? di una lista civica.
Io penso che, ammesso che questa lista civica possa nascere, ammesso che si trovi qualcuno che, ?con altri?, faccia da levatrice a questa lista, essa non potr? che essere a 360 gradi, come ho gi? scritto. Ma cosa significano tutti questi gradi? Forse un tentativo di toccare tutti i temi di tutte le parti politiche per approfittare degli scontenti che naturalmente ci sono in ogni partito? Se fosse cos?, sarebbe soltanto una raccolta di dissidenti senza alcun legame tra di loro. E sarebbe perci? soltanto un ?partecipare?. Ma non siamo pi? a quattro anni fa?.
Ma se questa lista civica nascer?, a mio avviso chi volesse darle vita non potr? non tener conto di un fenomeno fondamentale di quest?epoca. In altri periodi storici si versava il sangue (anche adesso naturalmente), ma generalmente era ?sangue diretto?, con ragioni giuste o sbagliate che fossero, ma era sangue di chi direttamente sosteneva quelle idee.
Oggi, a 360 gradi generalmente, il tratto fondamentale ? la recita delle idee per interposto sangue altrui, che siano afgani, palestinesi,  o i carabinieri e poliziotti di casa nostra.
Questa recita ? una vera e propria sempre pi? stanca giaculatoria di buone intenzioni, vero e proprio rosario partitico e elettorale di temi che i capi giudicano fondanti per la credulit? popolare.
Destra e Sinistra (oppure centro-destra e centro-sinistra, con quella parola ?Centro? diventata un centrino lezioso, svenevole, da mettere sul tavolo elettorale per far vedere ?quanto siamo ragionevoli e vicini alla realt? dei problemi?, ma che noia!.) come ditte sul mercato cercano di trovare un pubblico preciso di consumatori per la propria merce elettorale. Elenco in ordine sparso: la Guerra, la Pace, il Sociale, la guerra per la libert? altrui, la Laicit? dello Stato, i Problemi delle Donne, i Problemi dei giovani, i Problemi dei Precari, il Diritto alla Salute, la Sicurezza sul Lavoro, ecc.ecc.
Sono Problemi o Idoli?
Indubbiamente sono problemi, presi in s? e per s?. Diventano Idoli quando se ne fa un uso ?altro? da quello che si dovrebbe adoperare nel contesto politico-amministrativo in cui ci si muove.
Se sono problemi, si risolvono secondo l?istituzione di leggi nei luoghi istituzionali appropriati, che vuol dire addetti esattamente a quello scopo, e soprattutto attraverso la stretta inesorabile attuazione di quelle leggi. Ma se si usano problemi quali il Diritto alla Salute o la Sicurezza su lavoro per fare una campagna elettorale amministrativa, si constata  facilmente che un problema slegato dal suo ?istituzionale contesto di possibile risoluzione?, diventa un Idolo da agitare per far passare altro.
Si chiama circonvenzione di capaci e incapaci al tempo stesso, e passerella esibizionistica della propria ?enorme? capacit? di bont?, solidariet?, giustizia, ecc.ecc.
Problemi che sono da risolvere in altri contesti vengono discussi in grandi e piccoli centri come se la risoluzione fosse dietro l?angolo alla fine dell?immancabile assemblea. (ma importante diventa che tutti escano dall?assemblea con la convinzione di essere i portatori della Verit? e gli unici addetti a piangere sulle disgrazie altrui, cio? di persone che generalmente queste assemblee non le frequentano. Operai muoiono,intellettuali piangono). E cos? gli esperti di assemblee con il cuore in mano passano il tempo a ?prendere coscienza? e a ?portare avanti la lotta?.
L?agitazione continua, ossessiva, stucchevole di questi problemi serve poi soprattutto alla propria identificazione elettorale. In ogni circostanza politica o amministrativa la giaculatoria politicamente corretta e soprattutto ?identificante? ? ritenuta necessaria per il ruolo che si intende avere o mostrare in pubblico.
Torno alla lista civica, se qualcuno avesse in animo di proporla (e di attuarla, che non ? una conseguenza di molto minore impegno???).
Una  lista civica per definizione ? svincolata dalle dinamiche, obblighi e ricatti di partiti pi? o meno alleati. Un?eventuale vittoria di questa lista civica  creerebbe uno sconquasso enorme nei rapporti politico-amministrativi ormai cristallizzati in  amministrazione ?di facciata? e quasi nient?altro.
Dico anche che l?azione di un sindaco e della sua giunta ? normalmente puntato a intervenire su quasi tutti gli aspetti della vita umana singola e collettiva. Vale a dire lo Sviluppo da una parte, e la Tutela dei pi? deboli dall?altra. Cos? almeno dovrebbe essere.
Ma cos? non ? qui a Orvieto, e quasi per nulla.
Le potenzialit? della citt? non vengono sfruttate perch? c?? un apparato politico amministrativo che, pur cambiando dai ?pessimi? ai ?meno pessimi?, rimane sostanzialmente lo stesso, cio? geneticamente incapace (in senso politico naturalmente) non di ?parlare di? ma di ?attuare?, e non ? servito quasi a niente, per la citt?, avere un sindaco di tradizioni politico-ideali ben diverse.
Se poi mi si dice che certi processi storici sono lunghi e che la Margherita ha bisogno di avere pi? tempo per mettere definitivamente le redini sul collo al ?gran partito? e recuperare a una visione di vera libert? le coscienze di un grandissimo numero di persone, posso anche essere d?accordo.
Ma intanto la situazione qui a Orvieto, locale, ? quella che ?, ed ? precisamente questa: il buio pi? totale circa il come aiutare la citt?  a svilupparsi economicamente sfruttando le sue pur non piccole potenzialit?, e una tutela di ?alcuni? dei  pi? deboli (alcuni, che vuol dire: divide et impera) attraverso forme di aiuto che sono un elemosina  in cambio di una fedelt? cieca, pronta assoluta. E? un rapporto sostanzialmente ?militare?.
E siccome, grazie alla creazione del Partito Democratico i rapporti tra i due partiti fondatori sono diventati inesorabilmente strettissimi, se si vuole un cambiamento della situazione l?unica strada ? quella della lista civica  allargata.
Non settoriale su problemi singoli ma ?Totale? su tutto ci? che riguarda la citt? nel suo insieme.
A mio avviso questa lista civica deve muoversi in due direzioni precise, che per facilit? di esposizione chiamer? i Primi e gli Ultimi.
Identifico nei cosiddetti ?Primi? tutti coloro che, interni alla citt?, o fatti arrivare dall?esterno per le loro capacit? imprenditoriali (sto ovviamente parlano ancora della Piave, ma non solo) possono portare ad uno sviluppo, anche tumultuoso ma necessario, che certamente influir? anche sull?occupazione e sul miglioramento della situazione economica pubblica.
Identifico nei cosiddetti ?Ultimi? tutti coloro che per qualche forma di intrinseca difficolt?, la salute, l?et?, l?impreparazione ormai cronica, vivono situazioni non ?di disagio?, parola svenevole e melliflua, ma di angoscia, di dolore. Situazioni dove la vita si potrebbe dire che non ? pi? vita.
Perch? se qualcuno a Orvieto si vanta di essere nella citt? del ?buon vivere?, questa dizione diventa una bestemmia e un insulto per chi ? ai limiti della sopravvivenza, perch? ? una dizione grettamente e penosamente egoistica, e non soltanto nel senso evangelico. L?ho scritto quattro anni fa, e lo ripeto.
Questo ?, tradotto in povere e vere parole, il mitico ?Sociale?, grano di rosario per la giaculatoria noiosa fine a s? stessa di molte ?anime belle?, sociologhetti-fighetti e sociologhette-fighette superesperti dell?amore per il Prossimo-Massa. Molti intellettuali di sinistra (e ormai anche di destra) col Sociale ci campano e ci mangiano, ? diventato il loro guanciale per potersi addormentare politicamente corretti e con le unghie grondanti di altruismo a poco prezzo.
Ebbene, questa lista civica, se qualcuno la far? nascere, dovr? farsi carico dell??attuazione amministrativa e immediata? di questi problemi, costi quello che costi, anche forzando le leggi miopemente  ragionieristiche di uno Stato che ha la pretesa di chiamarsi anche ?sociale?.
Perci?, o questa lista civica sar? anche questo, ( e ?anche? vuol dire: coniugata all?economia di mercato e al dinamismo imprenditoriale il pi? forti possibile), o non sar? niente. Sar? soltanto una passeggiata, una passerella, un esibizionismo per poter dirsi, da vecchi: Io c?ero!
Perci? questa lista civica dovr?, a mio povero avviso, avere queste due direzioni di fondo. Ma, rispetto ai binari di una ferrovia, dovranno essere tanto parallele quanto incrociantesi, perch? ognuna di esse ? la salvezza dell?altra.
Essa dovr? essere tanto per i Primi quanto per gli Ultimi.
Ripeto, i Primi significa il sostegno a quanti, grazie al merito personale e non alle appartenenze di partito, saranno in grado di intraprendere attivit? economiche che contribuiscano a sconfiggere il ristagno in cui da troppi anni vive questo territorio.
Il sostegno concreto, concreto e immediato, ai cosiddetti Ultimi significa che non si pu?, non si deve, ? immorale pensare di poter ?buon vivere? in una citt? ben lontana dall?essere ?Unita?, aggettivo ipocrita e idiota che ancora campeggia sull?erbetta di fronte all?Obelisco dello Scalo.
E quindi anche in questo senso questa lista civica non potr? non essere ?di classe?.
Di classe?!?!?! Ma via,  ? una parola che non si usa pi?! Siamo pi? evoluti! Pi? ?moderni?!!!
No, sar?  di classe proprio perch? tesa a combattere una situazione ?alta e strana?, e reale, dove oltre alla solita classe degli ?Ultimi? viene esclusa anche la classe dei ?Primi?nel perverso tentativo di perpetuare uno schiavistico ?silenzio tra gli ulivi?.
Ed perci? su questo piano che questa lista civica, se nascer?, dovr? collaborare tranquillamente con chiunque non voglia limitarsi ad essere genericamente di sinistra o di destra o di qualcos?altro tanto per avere uno status sociale in ogni caso.
Zattera. E senza idoli.

Pubblicato il: 23/02/2008

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