Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Di Piave? DI PIU?

Gian Paolo Aceto

Come ? ben risaputo, la spina dorsale dell?economia del nostro Paese ? ben rappresentata dalle piccole e medie imprese. Che poi, davanti al ?confronto? economico internazionale, l?essere di dimensioni ridotte davanti a certi colossi presenti qualche difficolt?, questo ? un problema  pi? ampio rispetto a ci? che ? da decidere qui a Orvieto per l? ex-caserma Piave, e perci? non ci riguarda.

E proprio circa questa materia sono molto apprezzabili le ultime, di ieri, dichiarazioni del Sindaco per la capacit? di ?meditante flessibilit?? (qualit? che non possono non portarsi dietro la lungimiranza) (e sappiamo tutti bene che a causa della composizione di un certo tipo di maggioranza consiliare anche un sindaco qualche volta se non ? obbligato ad essere un ?minus inter pares? poco ci manca). E per? dalle sue parole si capisce bene la filosofia che sta dentro le sue posizioni sul problema in esame, lo si capisce grazie alla distinzione che ha fatto ?parlando da privato?, che vuol dire molto semplicemente esprimere ?in pubblico? quello che lui veramente pensa, e non quello soltanto che lui, per motivi di maggioranza,  potrebbe qualche volta trovarsi coartato a pensare.

E cio? una filosofia di fondo non nello stabilire una legge pi? o meno inflessibile su come: ?tutte le citt? di un certo tipo, che abbiano un problema di un certo tipo, in una situazione economico-sociale di un certo tipo ?devono? fare,  cos? e cos? e cos??.

Vale a dire la filosofia del tutti allineati e coperti. E col cervello armato di pensiero alzo zero.

No, ma invece una soluzione per questa specifica citt? a questo punto della sua storia.

Una soluzione che  deve essere centrata non sulla risoluzione di un problema una volta per tutte, ma su una soluzione ?in transito?. E cercher? di spiegare che cosa sia.

Ci sono diverse opzioni. Comincio dalla prima e pi? facile, la vendita di tutto il complesso, in blocco. Un privato compra tutto e poi ci fa quello che gli pare. E il concetto legislativo della destinazione d?uso, che vale certo per normali negozi, finisce per annebbiarsi ?nel tempo? davanti a un complesso cos? grande. E davanti al capitale rampante (? il giusto mestiere del capitale, di essere cos?) anche una futura classe dirigente di partito democratico o altre diverse coalizioni,  sempre nell?ambito locale, potrebbero  sentirsi disposte a qualsiasi concessione,  sempre sulla destinazione d?uso, e accettare di cambiarla, anche perch? la parte ?numericamente? maggioritaria di qualsiasi  coalizione, pur di farsi accettare nell??area di mercato?  (? sempre il destino dei neofiti, quello di esagerare) venderebbe la mamma e anche qualche pap?.

Una volta cambiata la destinazione d?uso, rispetto a quella vecchia, si pu? fare quello che si vuole, anche un?industria conserviera, attivit? lecita e dignitosa. Ma insomma??.

Oppure pu? anche non farci niente, dopo che l?ha comprata. La tiene l? in quanto  capitale, che, come mattone, certamente al minimo mantiene il suo valore. Succede cos? anche nell?arte cosiddetta moderna. Ci sono persone che investono in un?opera non perch? piace o ? comprensibile,ma semplicemente perch? ? un valore alla stessa stregua di un titolo azionario. Un bel giorno la rivendono e l?opera viaggia da un?altra parte. Ma un?ex-caserma invece rimane dov??, anche non usata.  E chi ci rimette ? la citt?.

Oppure la seconda opzione pu? essere quella della vendita a blocchi, lo smembramento giuridico.

Uno si compra un?ala, l?altro due stanzoni, quell?altro l?ex mensa. E faranno attivit? le pi? disparate, e ovviamente lecitissime. Tra l?altro il concetto di destinazione d?uso vale e credo che abbia degli articoli di legge precisi per esercizi della citt? presa nel suo complesso, per esempio: non ci possono essere pi? di un certo numero di tabaccherie o farmacie in una data area. Ma in un complesso unitario e in un certo senso a s? stante rispetto alla citt?, queste distinzioni legislative potrebbero non avere pi? nessun valore. E il privato che ha comprato reclamerebbe che del suo bene ci fa quel che gli pare. E potrebbero essere attivit? che nuocciono all?immagine della citt?, vale a dire l?immagine che la citt? gi? ha, soprattutto sotto il profilo storico-ambientale e di conseguenza anche quello turistico, oppure quell?immagine (e sostanza) nuova che la citt? si vuol dare o che grazie alla possibilit? inedita di un complesso cos? grande potrebbe darsi.

E ancora, per esempio, cosa succede nei Parlamenti o nelle relative commissioni parlamentari di tutto il mondo? Se per far passare una legge mancano tre voti, qualche volta si tenta di comprarli, quei voti. Davanti ad un ipotetico affare di miliardi, cosa sono trecentomila euro?

Le cose diventano anche pi? facili in un Comune. Lo dico ovviamente in generale, nello spazio e nel tempo, dato che nessuno pu? prevedere come sar? formata una qualsiasi maggioranza consiliare in un qualsiasi comune per esempio fra dieci anni.

Sempre a proposito della seconda opzione, il vendere frazionato (e spero che mai si avveri) si inserisce  un argomento che riguarda anche le ?concessioni?, di cui parler? fra poco.(e le concessioni sono nient?altro che locali in affitto).  Nelle dichiarazioni del Sindaco (affettuosamente, sono in italiese o inglesiano?) si parla di ?range?, cio? delle massime percentuali per ogni tipo di funzioni ?la tipologia di limiti che ?la nostra amministrazione vuole inserire?.

Per? non  capisco come si possano definire limiti, in metri quadri o cubi, per funzioni che ancora non ? stato definito (o accettato dall????esterno???) quali saranno.

Faccio un esempio. Se si accetta la prospettiva di sviluppo cultural-imprenditoriale che ho espresso nel precedente articolo, una situazione ideale tipo potrebbe essere questa: in un qualsiasi istituto di ricerca italiano o estero, basato su quattro o cinque laboratori, si lavora in una specifica direzione scientifica di ricerca, sotto la vigile direzione di una persona, appunto il barone di turno, che pu? privilegiare un indirizzo o l?altro a seconda che si lavori secondo i suoi inappellabili metodi. Si d? anche il caso (lo poniamo, questo caso) che questi metodi siano una sinecura accademica normalmente valida per ottenere finanziamenti e per far finta di fare ricerca.

Si d? anche il caso che in quell?istituto  lavorino uno o due ragazzi in gamba le cui proposte di metodo e ricerca non vengano accettate dal  ?barone?. Tra l?altro questi ragazzi vorrebbero mettersi in proprio, per ricerca, e perch? no? successivamente come impresa. Ma di soldi ne hanno pochi, e gli farebbe molto comodo avere in un posto centrale come Orvieto qualche locale temporaneamente gratis (diciamo due anni, ma meglio tre) per poter sviluppare il loro lavoro.

Il Comune ?pesa? l?eventuale richiesta e propone un certo numero di locali, di una certa grandezza, in una certa posizione all?interno del complesso. E cos? il discorso vale per un altro gruppo che chieda pi? o meno le stesse cose.

Perci? soltanto quando queste situazioni si presenteranno, solo allora, e di volta in volta,il Comune adotter? le decisioni da prendere in merito ai metri, quadrati o cubici che siano. Ma volerlo gi? predeterminare prima potrebbe significare mettere una camicia di forza comunale a tutta la faccenda. Che bisogno c???

E cos? si va avanti finch? tutta l?ex-caserma Piave sar? occupata.

E questo ? il modo di procedere flessibile e lungimirante, secondo la filosofia dell??in transito?.

Trotskij aveva parlato a suo tempo di ?rivoluzione permanente?. Spero che non si rivolter? nella tomba se questa filosofia, che si basa poi sul costante e necessario ?divenire? delle societ?, lo si applica all?economia di mercato, giustamente e necessariamente.

L?ultimo lato della faccenda, ma non il meno importante ? il capire cosa significa il concetto di ?concessione?. E? un affitto o ? gratuita?

L?ultimo paragrafo della dichiarazione del Sindaco sembra adombrare la prima ipotesi, per la risoluzione della questione della stabilizzazione del  bilancio. Se ? cos?, vuol dire che si chiederanno degli affitti e perci?,a meno che siano affitti simbolici, ci si preclude quella tipologia di persone, scienziati o ricercatori o futuri imprenditori che siano, di cui parlavo  prima..

E? ovvio che se si dessero dei locali gratis per tre anni, al termine di questo periodo si pu? chiedere un tipo di affitto un po? pi? consono al mercato rispetto al concetto di gratuito.

Quando le ?situazioni? saranno ben  ?installate? ed avranno avuto un certo successo,  saranno gli stessi gerenti ad accettare molto pi? tranquillamente di pagare un canone.

Ma prima no, perch? altrimenti nessuno risponder? all?appello.

Ma in fondo, il Comune ? stato per troppi anni senza un ?reddito da caserma?.. Perci? non muore nessuno se si aspetta altri tre anni ma intanto la caserma ? ?fecondata?.

Se si accetta un po? quanto espresso finora, ci si rende conto che la soluzione di tutti questi problemi non pu? essere basata su un dato idolatricamente ed esclusivamente ?manageriale?.

Il mondo contemporaneo ? fondato purtroppo, e certo in parte anche necessariamente, sulla parcellizzazione delle competenze. Perci? prendendo di peso il concetto, che certamente ? valido per l?economia privata, ci si affida a un ?Manager?, che ? uno dei concetti o figure totem degli ultimi cinquant?anni, perch? porti ?qualcuno?, grazie alla rete di competenze e conoscenze di cui dispone.

Non mi dilungo.  Se questo vuole significare ?un solo qualcuno?, penso che non sarebbe un buon modo di procedere, e qualche motivo per questa posizione l?ho gi? espresso in questo scritto.

Potrei fare il discorso sulla Fiat, e di Torino come citt? Fiat-dipendente,nel passato, e il paragone  si potrebbe adattare bene ad una futura situazione in senso negativo, qui a Orvieto. Ma, anche grazie alla storia altrui, possiamo evitare di cadere nello stesso destino. Ci? che ? stato anche storicamente giusto in passato in un altro contesto (ovviamente detto col senno di poi) non si pu? trasportare pari  pari in un altro contesto per mille aspetti completamente differente.

Pubblicato il: 02/12/2007

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