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NOTIZIE CORSIVI

La lingua italiana, l?igiene mentale, e l? ex-caserma Piave

Gian Paolo Aceto

Premessa: non sar? breve.

Obiezioni: se non sarai breve non ti leggeremo: oppure; sul web bisogna essere concisi altrimenti la gente non legge.

Controbiezione: se vado in libreria a comprare un libro e naturalmente lo pago, poi il libro me lo devo tenere, anche se non mantiene le promesse, del titolo o del risvolto di copertina.

Il web invece non costa niente, n? alla redazione n? al lettore. Si pu? smettere di leggere quando si vuole. L?argomento della concisione poi ? a doppio taglio perch?, per esempio, vale per le barzellette o per i proverbi popolari, che sono certamente una prova di creativit? tante volte non banale, oppure per i cultori di aforismi, i quali per? quasi sempre cercano di esprimere in otto parole le altre venticinque che non sono capaci di scrivere o di pensare. Io che sono pignolo nell?argomentazione credo che il miglior aforisma ? quello taciuto. Ma anche questo ha tutta l?aria di un aforisma?..(sospiro) .(dopodich?, anche il sospiro si accorse che si stava mordendo la coda?)

C?? una sola democrazia degna di questo nome, quella che si attua tanto con l?uso preciso e chiaro dei termini della lingua italiana quanto attraverso l?igiene mentale di chi ha una qualsiasi responsabilit? politica o amministrativa e la esprime in scritti o discorsi; e certamente anche l?igiene mentale di chi ascolta o legge il politico e ha voglia di controbattere. Ma il pi? delle volte,  grazie alla reciproca diseducazione, proprio a proposito di igiene, urgono docce da ambedue le parti.

Chi attraverso regolari elezioni si trova a parcheggiarsi in un posto istituzionale sta per forza di cose ?in alto?, e proprio da questo ?alto? deve prendersi  fino in fondo la responsabilit? di decidere, ma sempre e soltanto nei termini prescritti dalle leggi vigenti, e eventualmente con intelligenza e lungimiranza se queste doti le ha.

Con queste qualit? si fa l?ordinaria amministrazione e, quando capita, la cosiddetta straordinaria. (anche se poi gli straordinari invece li fanno  proprio quelli che sono capaci di fare soltanto la manutenzione ordinaria?.). Ma siccome la societ? ? un continuo divenire, ? sempre contemporaneamente ordinaria e straordinaria amministrazione, e quindi ? proprio ?dall?alto? che le cose devono avere una risoluzione, alla fine.

Dal basso invece?.?dal  basso? ? esattamente la stessa cosa, ma in termini inversi quanto alle responsabilit?.  Nel  senso che dal basso  attraverso le scadenze elettorali si ? votato per eleggere dei rappresentanti che sappiano mettere ben in alto le responsabilit? che sono state loro affidate .Ma queste responsabilit? non sono un  numero preciso, cos? come un certo preciso numero di pratiche ?da evadere?, nel senso di: ?Come nostro rappresentante ti sei impegnato a fare e risolvere questo, e questo, e questo.  Punto. ?. La delega dell?elettore all?eligendo e poi eletto non ? una camicia di forza circa un elenco esatto di cose da fare, ? una delega abbastanza aperta proprio perch? riguarda possibili fatti nuovi che possono emergere durante il periodo dell?amministrazione. Ed ? proprio sui fatti nuovi e sulle nuove soluzioni non soltanto a parole che si gioca la credibilit? di una classe politica o amministrativa, o di un sindaco. E il primo dovere dell?eletto sindaco ? quello di ?decidere? con il concorso della giunta e il voto di tutto il consiglio comunale, e senza creare troppi polveroni ?democratici? e ?pluralistici?..

Ma c?? una cosa che chi viene eletto non pu? permettersi di fare, ed ? quella di scocciare ulteriormente il corpo elettorale, di vellicare continuamente gli istinti primordiali (anch?io ne ho, come tutti?) di chi dopo aver votato, e ?dal basso?, deve poi sentirsi obbligato ad intervenire nelle responsabilit? amministrative, circuito a credersi o illudersi di essere stato piazzato in un finto ?alto? Questi ?alti? eterodiretti da chi sta veramente ?in alto? e legittimamente, puzzano. E  saremmo ben lieti di essere pagati un tanto ogni volta che ci si chiede un parere,  ed esattamente in proporzione a chi prende uno stipendio pieno per il lavoro amministrativo che fa.

Le paghi le consulenze che chiedi?! S?!!! E allora pagami per i miei pareri!! Che cos?ho io, ?popolo che sta in basso?, di diverso dai soliti consulenti di turno?

Ma i consulenti sanno how to do it !! Per questo li paghiamo!

E allora se non mi vuoi pagare, vuol dire che non mi reputi un consulente (? sempre il ?popolo che sta in basso? a parlare). Ma se non mi reputi un consulente, questo vuol dire che non mi reputi in grado di dare un parere su quella specifica materia! Ma allora perch? me lo chiedi?

Gi?, perch??

Forse perch? non si ?  nemmeno troppo coscienti che, costruendo artificialmente sul ?popolo che sta in basso? uno pseudodiritto cos? come un vestito, si da a vedere di essere timorosi di perdere un consenso che pure ? stato legittimamente ottenuto attraverso una vittoria elettorale  e che perci? non ha pi? bisogno di altre continue assillanti legittimazioni. E se si vuole parlare di coda di paglia, significa che quel consenso non ? ormai pi? sano, ma ? ormai un consenso bastato sul ricatto.

E se, come in questa situazione, ?perseverare est politicum?, si viene tuttavia a creare un rapporto molliccio, allusivo ed equivoco tra eletti e coloro che un tempo sono stati elettori. Ed ? ci? che di questi tempi (anzi da molto tempo) in modo allegramente subdolo viene chiamato ?la partecipazione?, continua, ossessiva, demagogica, diseducativa?.

Faccio una parentesi. All?inizio della campagna elettorale per le amministrative del 2004 mi sono trovato ad una ?presentazione? dei candidati sindaci al palazzo del Capitano del popolo (regolare, per l?epoca medioevale, magistratura della citt?), diventato poi Palazzo del Popolo. E siccome uno dei candidati all?incarico di sindaco (perci? candidato a fare cose ben precise e di grande responsabilit?) si era preoccupato con ammirevole arcidemocratica e arcilibertaria generosit? politica (e elettorale) di rimarcare che se fosse stato eletto avrebbe messo in atto lo strumento del referendum comunale, proprio per aumentare accanitamente il tasso di democrazia e partecipazione popolare volta a ottenere cos? una terapia d?urto contro il dirigismo allora imperante, virgola, quando ? stato il mio turno ho detto che ?l?esagerazione di democrazia ? la morte della democrazia?.

Non era meno contento di quanto io lo sia stato a pronunciare quella frase il bambinetto che nel tardo pomeriggio di un giorno d?estate di tanto tempo fa aveva finito di costruire un castello con la sabbia in riva al mare (ma per lui era roccia?) e che portato via dalla sua mamma all?approssimarsi di una tempesta era tranquillamente sicuro che il giorno dopo sarebbe tornato a finirlo per bene quel castello (tra l?altro io, non ricordo pi? su quale nuvola dorata mollemente assiso, assistevo alla scena, e la giovane mamma non era niente male?). (l?inciso serve a far prendere fiato al lettore, che se ? bravo in ogni caso non si distrarr?, anche perch? la fine dell?articolo ? piuttosto lontana?) (e il lettore se vuole pu? aggiungere al titolo di quest?articolo anche la nuvola dorata, non si sa mai?).

Torno a venti righe fa:

In sintesi: ti presenti per governare secondo le leggi vigenti, e perci? in questo preciso momento l?elettorato che forse ti sosterr? si aspetta soprattutto da te che finalmente tu decida l?indirizzo amministrativo (il programma del sindaco) di questa citt? svecchiando il vecchio e prendendoti la responsabilit? di decidere sulla base del ?nuovo che avanza?, insomma ti metter? l? perch? tu operi, in prima persona, ovviamente con l?appoggio della tua giunta, e il tutto condito e verificato di volta in volta dal voto del consiglio comunale. E tu che fai? In questo stesso momento in cui forse sarai eletto rimbalzi la palla su quello stesso corpo elettorale (dopo il ping viene il pong) assicurandolo che molto spesso lo ?coinvolgerai? per decidere (tutti insieme appassionatamente) anche su argomenti su cui questo stesso corpo elettorale, preso nei suoi singoli, non si sente in grado di decidere, dato che per decidere bisogna conoscere?ecc.ecc.

La conoscenza.

Non c?? momento della vita singola o collettiva in cui la conoscenza di ci? che si deve fare possa permettersi di essere soltanto superficiale. Impastare il pane ha regole precise e inequivoche, coltivare un campo ? scienza, e se sbagli ti ritrovi con un prodotto mediocre.. Perci? chi sa impastare il pane lo fa, chi sa coltivare un campo lo fa. E dai risultati viene o non viene la nostra fiducia di consumatori. Ma non ci si pu? chiedere comprando il pane di essere obbligati a sapere perfettamente come il pane si fa o come si coltiva un campo. E? dai risultati che noi decidiamo poi a chi affidarci in futuro. Perci? l?atto di comprare il pane (non ancora di mangiarlo, soltanto di comprarlo) ? un atto di fiducia che noi compiamo verso il fornaio. Se poi il pane mangiandolo non ci piace togliamo la fiducia al fornaio e cambiamo negozio.

C?? anche un altro risvolto, un problemino di eredit? o presunta ereditariet?: non ti piace il pane che faccio io? Ma ricordati, disgraziato, il pane che facevano mio padre e mio nonno, che ti hanno aiutato nei tuoi diritti di mangiatore di pane, facendoti un pane che ti andava bene. Adesso il pane lo faccio io e anche se non ti piace pi?  telodevimagn? in ricordo del babbo e del nonno che il pane te lo facevano bene! E se osi andare da un altro fornaio, sappi che si viene a sapere, e cos? non avrai nemmeno pi? il pane mediocre che ti  passo io Part, cio? dicevo io Fornaio.

Il paragone che ho fatto ? semplice oppure semplicistico? (perch? c?? anche questo rischio, come sempre in tutto ci? che ? traduzione di pensieri e azioni altrui).

Ma se chi sta ?in alto? (e legittimamente) si mette ad alterare le carte, con metodi vischiosi che alterano sostanzialmente il rapporto tra eletti e elettori  (no, non esiste il reato di Dolo Politico, e si spera che non esister? mai. Anche se esiste il reato di voto di scambio, ma con altre forme) (e per?, lo scambio-ricatto Voto- posto di lavoro?.), e altera questo rapporto che ? il vero pane, allora, per forza di cose, e proprio perch? tutti ma proprio tutti possano ?capire?, allora si deve ricorrere ad un esempio semplice e nudo nella sua antica e sempre nuova essenzialit?.

Che poi il politico o l?amministratore pubblico trasformandosi in intellettuali con la puzza sotto il naso verso argomentazioni ?non raffinate? come a loro piacerebbe (quelle raffinate sono quelle oracolari) possano chiamare semplicistici questi ragionamenti, non ci deve fare n? caldo n? freddo n? tiepido.

Arrivando all?ex-caserma Piave (cammina, cammina).

La cittadinanza ? stata invitata a intervenire perch? si esprima ?su cosa farne?.

Ma stiamo parlando per caso di un locale qualsiasi propriet? di un privato qualsiasi che ? il  solo a decidere cosa farne? Oppure di un  capannone in campagna che pu? essere adibito tanto a raccolta di granaglie oppure per la produzione di cuscinetti a sfera magari rigorosamente quadrati di ?ultima generazione??

No, stiamo parlando di una costruzione de-qualificata (stacco per l?immancabile parentesi: costruzione qualificatissima una volta proprio perch? caserma, perch? luogo di esercizio per la giovent? in armi, e quindi adibita all?apprendimento della scienza militare che, limitatamente al ?campo di Cesare? e in questa valle di lacrime, continua necessariamente ad essere la prima scienza, vale a dire la scienza  a difesa della popolazione, mentre invece pi? generalmente ? la Teologia ad essere l?unica e vera   Prima Scienza, davanti a tutte le ricerche filosofiche e fisiche degli uomini nel corso dei tempi le quali proprio perch? smentite dalle costanti future ricerche e scoperte non possono che essere chiamate che surrogati temporanei di scienze ?in transito? verso la verit? ultima) una costruzione de-qualificata all?interno di una citt? antica, se non di architettura contemporanea certamente ben al di qua di quel diaframma temporale, in senso storico-artistico, per cui si potrebbe pensare che ? un bene da difendere per motivi di artisticit? architettonica, perch? da questo punto di vista ? un  ibrido architettonico semplice e severo, e perci? funzionale a ci? per cui era stata costruita. N? pi?, n? meno.

E quando la caserma era utilizzata dalle Forze Armate, qual?era il rimbalzo economico sulla citt? civile o sulle finanze del Comune? Non c?era certamente un affitto che venisse pagato al Comune (almeno, non mi sembra), proprio perch? era propriet? esclusiva dello Stato. Ma c?era sicuramente un rimbalzo economico, spicciolo, a pioggia, sulla citt? (ufficiali e sottufficiali che ci abitavano per lunghi periodi  o soldati di leva col calendario alla mano).

Adesso tutto questo non c?? pi?, e gi? da anni. E allora questo rimbalzo o ritorno economico deve essere trovato attraverso altre fonti per quel che riguarda l?economia immediata. L?aumento del turismo ? solo una delle voci. Poi, tanto per citarmi addosso, ci sono le fiere che si possono organizzare (attenti a questo vocabolo-concetto!) sopra il parcheggio di Via Roma, e via discorrendo. (a proposito del parcheggio di Via Roma, ho notato che nel parcheggio sotterraneo dall?altra parte della citt?  l?altezza delle due grandi sale ? di poco superiore a quella di una normale automobile, e l? pu? andar bene cos?. Ma per quel che riguarda il parcheggio di Via Roma, dato che la piazza soprastante potr? essere adibita a fiere di vario tipo, ? ben noto che chi partecipa alle fiere spesso utilizza veicoli di altezza superiore a quella delle auto private. Perci?, tenendo conto anche di questo, sarebbe bene che finch? si ? in fase di scavo, si scavi ancora un po?, anche cambiando un tantino il progetto della struttura, e non dovrebbe essere difficile. A meno che tutto questo non sia gi? stato previsto).

Cambio argomento per un?altra necessaria parentesi.

Qual ? il ruolo di un Comune, e pi? specificamente di un Sindaco nella vita di una citt? e nelle sue possibilit? di progresso? Nella legge sui sindaci non c?? scritto da nessuna parte che un sindaco debba essere qualcosa di pi? del ?bravo amministratore? dell?esistente., vale a dire tributi,lavori pubblici, e privati, scuole, sanit?, viabilit?, ecc. Alla fine del suo mandato la pagella ? politica e elettorale, ma non giuridica (naturalmente lo ? anche in quest?ultimo caso se non ha adempiuto legalmente ad obblighi che erano propri del suo incarico).

?S?, ma la caserma ? qualcosa che gi? c??, e perci? ? dovere del Sindaco occuparsene!?..

Ma il problema ? che la ex caserma c?? come costruzione e basta, ma non c?? ancora come progetto per una sua riutilizzazione, con scopi ovviamente diversi da quelli per cui ? stata costruita, utilizzazione da parte della mano pubblica o di eventuali privati, e per ora questa differenziazione non ha importanza. Per ora.

Perch? a cappello di tutto quanto, fin dall?inizio di quest?articolo, e penso che si arriva al nocciolo del problema, ci si deve chiedere ed avere chiaro il pi? possibile, allo stato attuale della citt? di Orvieto e in relazione allo stato di altre citt?, qual ? il possibile ruolo (o ?nicchia? di riferimento) quale il possibile indirizzo anche per esempio per ci? che riguarda la sicurezza pubblica e la tranquillit? sociale, quale l?indirizzo pi? consono per una citt? come questa, che ? la citt? pi? ben amalgamato il territorio circostante. E perci? anche l?indirizzo il pi? fruttuoso nel senso di pi? lungimirante, e quindi mettendo da parte la foia da ragionieri di basso livello attaccati al miserabile soldo che serve ad otturare un buco o l?altro del bilancio, una specie di scalpo da esibire alla fine del mandato per poter dire trionfalmente: ?anche? grazie a quelle vendite siamo in pareggio!.

A mio avviso, e in parte l?ho gi? scritto in un??emissione? postale elettorale nel 2004 a proposito dei Parchi Scientifici, stante la situazione geografica, storica, artistica, paesaggistica,ecc di Orvieto, l?avvenire possibile della citt? non ? nella speranza che improvvisamente nascano imprese con decine di addetti, non perch? non sarebbe bello e giusto ma perch? nessuno pu? aspettarsi che questo ragionevolmente accada, e in breve tempo. E le imprese non sorgono per decreto legge.

Per il turismo valgono altre ragioni, tra cui alcune che ho esposto in un recente articolo, quando ho parlato di allargamento del concetto di valore turistico-culturale, cercando di focalizzare l?interesse  non pi? soltanto su un monumento (il Duomo) o su un solo periodo storico (gli Etruschi),ma cercando di far passare all?esterno il messaggio di ?Orvieto capitale (con la c minuscola, eventuali malpensanti?.) di territorio?, non solo come continuit? geografica e specifica all?interno del Centro-Italia ma proprio come continuit? storica complessiva locale, direi quasi biologica.

 Ma per ci? che si pu? fare oggi, e in particolare nella ex-caserma Piave, qui non si tratta di qualcosa che un bel giorno si fa e poi tutto finisce l?, per esempio la vendita di uno spazio o pi? spazi, e cos? si ripiana una porzione di debito comunale, e gli amministratori, quelli attuali, sono tutti contenti, nel senso di : ?io il mio cartellino l?ho timbrato e perci? sono a posto con la mia coscienza-stipendio?.  Oppure si affitta una parte, o anche altre, e ogni mese si prendono dei soldini che servono poi per altre cose, sempre e inesorabilmente settoriali, anche se in s? giustissime.

E non si tratta nemmeno di fare un ?concorso di menti? architettoniche o urbanistiche che dall?alto della loro ?riconosciuta? fama accademica o professionale (s?, proprio ?dall?alto?, e in questo senso, negativissimo!) siano fatte piombare su Orvieto cos? come il ?celebre chirurgo? viene calato su un morente in camera operatoria per mettere in atto le sue celebri tecniche, ecc. ecc., e in questo caso si chiama ?intervento su un centro storico? (altra dizione in tante parti d?Italia per  amministratori buzzurri  alfabetizzati in architettese e urbanistichese), di modo che  un?amministrazione ? al riparo da critiche perch? l?Autorit? archi-chirurgo-urbanistica, cosa fece? Ipse Dixit. E se l?ha detto lei?..!

Ma tutto ci?  questo Sindaco non l?ha fatto, e c?? qualche speranza che non lo far?, occupato com?? anche in una sofferta transizione, o traghettamento che dir si voglia, da un modello di amministrazione faraonico, fumoso, superficiale, autoritario senza essere autorevole, per tanti versi Innominabile, ecc, ecc., a un altro modello pi? ?mite? (senza essere pi? debole ovviamente), pi? costruttivo (ma alla luce dell?argomento principale di quest?articolo, quanto vale un timoniere con rematori che se non remano contro poco ci manca?).

Pi? mite anche perch? non fondato culturalmente sulla massificazione degli individui singoli presi sempre e costantemente come massa appunto, con una prospettiva di percorso sempre in qualche modo elefantiaca, esageratamente raggruppante, una visione del mondo che ? proprio definitivamente fallita, ma che pur rimane a macchia di leopardo in vere e proprie riserve indiane

in senso  sociale, in buona parte qui a Orvieto. E persone che pur sono o possono essere ben in gamba, negli affetti o nelle professioni, sono poi strangolate nei loro momenti pubblici, dalla logica identitaria d?origine, totalizzante e incatenante.

Questa logica obbliga a rifiutare qualsiasi proposta che adombri in s? una filosofia diversa da quella del procedere elefantiaco tutti insieme, magari anche non appassionatamente?.

E cos? ? ben difficile fare cose nuove, soprattutto perch? queste cose nuove nascono da sistemi di valore o filosofie che non sono le vecchie. E anche chi fa il Sindaco deve adattarsi. Ma chi ci rimette ? la citt?.

Ragion per cui, la vera ragione del concorso di idee tra i semplici cittadini, vista la complessit? dell?argomento, finisce per attenere soprattutto ad un?altra di ragione. Si chiama La Ragion di Stato, naturalmente declinabile in Ragion di Comune. Anche quella elettorale nel prossimo futuro. E non per colpa di un sindaco o di una parte di giunta, singolarmente e numericamente presi, ma proprio per colpa del vestito ideologico che ci si trova ad avere addosso, cambiando il quale non si ? pi? ?riconoscibili? elettoralmente.

Su questa citt?, cos? come su Cartagine questa s? giustamente distrutta, ? stato sparso il sale, per sempre.

A meno che??

La proposta per i locali dell?ex-caserma Piave.

Intanto questa non ? una proposta ?per far s? che altri facciano?, cio? perch? questa specifica Amministrazione comunale incatenata democraticamente e disperatamente ad un unico solo irrimediabile destino (continuare cos? finch? il corpo elettorale accetter? di farsi ?contare? per l?ennesima volta) possa fare ci? che storicamente non ? nel suo DNA di poter fare. E? invece una delle proposte che saranno attuabili se per le elezioni amministrative del 2009 nascer? una lista civica trasversale tra molte forze politiche anche fossilizzate a sentirsi distanti tra di loro, ma poi composte all?interno di ciascuna di esse di PERSONE validissime, che sulla base di un patto leale e fondamentale sappiano esprimere una nuova dirigenza amministrativa che sia capace di occuparsi  concretamente del problema di cui parliamo, centrale nella vita della Citt?, attaccandolo con coraggio, capacit? e lungimiranza.

Un po? ripeto. Date le  caratteristiche complessive di citt? e territorio, di gradevolezza di vita (rispetto ad altri luoghi del mondo o anche solo d?Italia), di mitezza capacit? e ospitalit? della cittadinanza nel suo complesso, questa citt? ha tutte le possibilit? per ospitare nell?ex-caserma Piave una pluralit? di istituti di ricerca, parte diramazioni di istituti  pubblici o privati, nazionali o internazionali, ricerca applicata nel campo delle scienze in generale e delle nanotecnologie in particolare. Ricordandosi naturalmente che non ? ovviamente vera l?equazione nanotecnologie uguale poco spazio.  Non ? da cercare il numero pi? grande possibile di istituti, cos? da farne una specie di scalpi per ornarsene, tot numero di sigle uguale tot potenza di attrazione della citt?, altrimenti finirebbe come ho detto una volta un po?scherzosamente per i parcheggi.

Poche realt?, ma buone,concrete, vere perch? ?pesate? prima. in fase di contatti.

:Una volta ?pesate? attentamente queste realt? che si potranno affacciare, i  LOCALI DOVRANNO ESSERE DATI GRATIS, ovviamente per un tempo determinato e eventualmente rinnovabile. Perch? soltanto cos? si possono vincere le resistenze a spostarsi da dove si sta. Si chiama la tattica, necessaria e assolutamente realistica, dei PONTI D?ORO.

O quello spazio della caserma diventa un luogo d?eccellenza, non d?accademia, di ECCELLENZA,

certamente anche di chi pur molto capace e con meriti ha avuto chiuse le porte dai baroni di turno, o non sar? niente, al massimo un luogo asfittico dove si fa finta di fare ricerca, insomma ?di maniera?.

La classe dirigente orvietana deve ricordarsi, o non far finta di dimenticare, che ? anche peggio,  che quando non si ha niente non si pu? ottenere niente, ? la spietata legge di mercato che in questo caso riguarda la concorrenza tra le citt? di un Paese, o tra le diverse nazioni, per accaparrarsi il meglio nel campo del progresso scientifico.

Noi non siamo nella Silicon Valley, e fortunatamente (ma forse l?uva cresce bene anche l??), cio? non siamo nell?occhio del ciclone della ricerca scientifica, per? data la facilit? degli spostamenti, che non ? pi? quella di trent?anni fa, le distanze si sono quasi annullate. Gli scienziati non sono degli esseri strani, quasi cresciuti in provetta, asettici, con sistemi di vita monacali ecc. ecc. Sono persone come tutti gli altri ovviamente, e specialmente se giovani. Conosco un bel po? di gente di questo tipo che se potesse, sposterebbe al volo la sua attivit? in un posto come Orvieto.

Ma tutto questo non ? cos? semplice. Bisogna convincere questa gente con argomenti di irrifiutabile concretezza.

E prima di tutto bisogna ?raggiungerla? questa gente, Questo non  ? difficile, lo si fa con calibrati annunci a piena  pagina (perci? anche un po? costosi) sulle principali riviste scientifiche di tutto il mondo, e sui giornali pi? all?interno di ci? che possiamo chiamare il rapporto ricerca scientifica-mercato, e  il primo che mi viene in mente naturalmente per l?Italia ? Il Sole-24 Ore. Devono anche essere,nella loro seriet?, annunci  di forte impatto sull?immaginazione dei destinatari, ben focalizzanti l?opportunit?, gli spazi gratis, e le altre opportunit? di contorno,una vita non grama per quel che riguarda l?accoglienza e le capacit? di attrattiva del territorio.

Queste attivit?, come gi? scrivevo nel 2004 a proposito dei Parchi scientifici, possono anche essere di volano culturale ed economico al territorio che le ospita e di ?lustro concreto? per la citt? (sostantivo e aggettivo sono in antitesi soltanto apparente).

Ma una parte dei locali della caserma dovranno servire da gabinetto scientifico possibilmente interdisciplinare, e soprattutto come sale  ben attrezzate per singole conferenze e anche seminari di alto livello, nel senso di perfezionamento.

Un altro aspetto di questa strategia l?ho gi? accennato in qualche articolo del passato. E cio? l?apprestamento nella palazzina comando di uno o due appartamenti per ospiti di prestigio, premi Nobel in settori scientifici, matematiche, o medicina. I locali che ho prima citato serviranno per la presentazione, nei limiti del possibile, delle loro scoperte o invenzioni, in cambio di ospitalit? gratuita anche per lunghi periodi.

Un?altra cosa che si deve poter fare ? l?entrare in rapporti con l?Istituto del Nobel a Stoccolma, e per far ci? si comincia con l?Ambasciata di Svezia a Roma. Potrebbero essere ben lieti di aprire una specie di ?succursale italiana? del Premio Nobel, con metodi soluzioni risvolti tutti da trovare.

Uno dei dilemmi pi? laceranti della cultura mondiale contemporanea ? il rapporto tra Scienza e Fede. Ambedue pretendono di essere scritte con la maiuscola, e vogliono essere nell?ambito dei loro rapporti, ?indipendenti e sovrane?.

Almeno geograficamente, proprio qui a Orvieto, siamo pressoch? al centro di quella manciata di milioni di centimetri che un tempo hanno diviso la Toscana di Galileo dalla Roma del Cardinal Bellarmino.

E sicuramente, se questi due continuano a parlarsi, grazie a ?? livella?, hanno ben capito che ambedue le loro ragioni erano giuste ragioni. Ma a noi non serve che si parlino i morti, ma i viventi.

Adesso, per finire, dir? quello che a mio avviso l?ex-caserma Piave non deve diventare.

Non deve diventare una Universit?-Campus per studenti o anche soltanto residenza di qualche studente che ci venga spedito dai Colleges, americani per esempio, per pseudocorsi creati ad arte grazie ad accordi tra burocrazie universitarie da una parte e comunali dall?altra.

Dire universit? americana oppure campus, che suona tanto ?fine? e ?culturalinternazionale? non significa niente. Molte universit? americane sono realt? miserabili, con nomi ovviamente anglofoni che suonano molto bene e sembrano chiss? cosa, e poi corrispondono in realt? a pressoch? nulle capacit? pedagogiche sia dei professori che dei cosiddetti studenti, che per? vengono molto bene in fotografia sulle riviste, sdraiati su un bel tappeto d?erba verde, col berretto da baseball e l?aria  disinvolta. E con le tasche piene di???.My Gaaaad! Sembra proprio Perugia!!!!!

Gli USA, detto anche da un arcifiloamericano come me, sono abilissimi nel rifilare ?merce? scadente a tutto il mondo, pi? o meno Terzo! E? questo tipo di merce che bisogna saper rifiutare, ricordandoci che non siamo qui per dettare leggi universali su come devono essere le universit? e le relative culture  e pedagogie, e nemmeno su cosa devono fare in Italia le citt? sui ventimila abitanti quando si trovano ad avere un luogo come l?ex-caserma Piave. Vale a dire, non siamo alla ricerca di un Metodo (questo atteggiamento lo lasciamo ai Cartesii di questi tempi) per trovare la legge della gravitazione universale universitaria, o anche soltanto nazionale. Dobbiamo invece risolvere uno specifico problema in uno specifico luogo, sapendo bene che, anche data una comune malattia, non tutte le medicine possono essere uguali per tutti i malati che quella malattia ce l?hanno.

Ragion per cui, tanto per cominciare, nessun nome (perch? il bambino non ? ancora stato nemmeno concepito), niente Citt? degli Studi per mandrie di studenti la maggior parte dei quali, essendo giovani, ha lo scopo principale di divertirsi. Non ? nemmeno sbagliato, ma fatelo da un?altra parte, please.

Porte aperte invece a  chi ha gi? studiato, e con pieni voti ha gi? dimostrato la sua maturit?, e chiede, avendo gi? al suo attivo una serie di pubblicazioni (e questo ? fondamentale), chiede dei locali per progredire nelle sue ricerche.

Oppure imprese che gi? operino sul mercato e vogliano, per certi aspetti della ricerca attinenti ai loro prodotti, ambienti tranquilli in luoghi tranquilli.  

E questi sono i due modelli di situazioni desiderabili per l?ex-caserma Piave.

Ma  affittando o vendendo qui e l?, sempre per ci? che riguarda i locali della Piave o quelli ad essa annessi, si finirebbe per assemblare un?accozzaglia di realt? diverse e stridenti tra di loro.

Una citt?, o un quartiere, sono un?altra cosa. Nel corso del tempo si sono stratificate e vivono gomito a gomito case d?appartamenti, negozi, imprese,magazzini, artigiani, ecc E? la citt?, che non ? altro che il frutto della sua propria storia, magari millenaria.

Ma se parliamo dell?ex.caserma  Piave, parliamo di un luogo che ha l?unicit? e l?opportunit?, rare,  di poter ricevere un indirizzo abbastanza unitario circa le destinazioni.

Sarebbe un errore sprecare queste possibilit?, rintanandosi nel metodo della ripetizione di ci? che hanno gi? fatto altri in altri luoghi, e questo anche se in quegli specifici luoghi ? stato bene come hanno fatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pubblicato il: 23/11/2007

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