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?Luciano?

cerco guai

In matematica, quando, per necessit?, per comodit? o per puro piacere, si inventa una nuova operazione, molto spesso la si battezza ?convoluzione?. Gi?, perch? dopo addizione, sottrazione, moltiplicazione, divisione e poco altro, la fantasia dei matematici vacilla e si ricorre alla semplice e comoda idea che operare vuol dire, in fondo, prendere due termini, ?convolverli?, e produrne un terzo, che poi ? il risultato. Morale della favola: i testi matematici sono pieni di convoluzioni, c?? la convoluzione di Tizio, quella di Caio, quella di Sempronio senior e quella di Sempronio junior, perch?, si sa, la matematica ? l?arte di chiamare con nomi diversi la stessa cosa e con lo stesso nome cose diverse.

Quando ero studente (di Matematica, ovviamente), oramai pi? di un decennio fa, questo ricorrere ad un nome di comodo mi sorprese molto, ma poi mi adeguai, infilando anche io una bella convoluzione nella mia tesi.

Solo qualche anno dopo mi resi conto di quanto sbagliassi a sorprendermi, dato che la pratica del nome di scorta era ed ? viva anche in altri ambiti, pi? umani e decisamente pi? locali.

Sarebbe dato certo, infatti, che fino a qualche anno fa, a Orvieto, quando non si sapeva come chiamare qualche neonato, si ricorresse ad un nome di emergenza: Luciano.

Una volta esauriti all?interno delle numerose famiglie patriarcali i nomi ?standard?, ovvero quelli numerali (Primio/Primia, Secondo/a o Duilio/a, Terzo/Terzilio/Terzilia/Tersilio/Tersilia, Quartiero, Quintilio/a, Sestilio/a, Settimio/a, Ottavio/a, Noemia e Decio), quelli stagionali (Fiorello/a per i nati in primavera, Maria/Mario per il mese della Madonna, Leonello/a per il periodo del solleone, Agostino/a per agosto e dintorni, Natale/Natalina per tutto l?avvento e le festivit?, e Pasqua/Pasquina/Pasqualina/Pasquale, che andavano bene sia per l?Epifania, detta Pasquarella, che per Pasqua) e quelli geografici (Trento, Trieste, Triesta, Venezia, Romano/a, Imola, Imperia?), la serie creativa veniva spesso interrotta con un ?Luciano? o una ?Luciana?.

Ad onor del vero ci sono stati anche sulla rupe sparuti guizzi di originalit?, come il caso dell?indiscussa onest? del povero Perisse, che, dopo aver chiamato l?ennesima figlia ?Finimola?, battezz? il successivo ?Principe?, a voler significare che con quella nascita sarebbe ?principiata? la seconda serie.

Ma a parte qualche fulgido esempio di scintillante inventiva come quello citato, di solito la crisi del nome (oggi brillantemente risolta con Kevin, Michael e Patrick per i maschietti, Jessica, Michelle e Sharon per le femminucce) vedeva la luce con il nome di scorta: Luciano!

E anche quando si dovevano evitare omonimie imbarazzanti o foriere di possibili scambi di persona, si faceva ricorso, e si fa ancora, al neutralissimo ?Luciano?.

Un esempio vivente ? Marco Benedetti (celebre per la vicenda che lo vede contro Speleotecnica per la propriet? del nome ?Orvieto Underground?, la cui causa, quando mai sar?, mi vedr? testimone di ambo le parti), da tutti conosciuto come ?Luciano?, dato che, ai suoi tempi, di Marco orvietano famoso ce n?era solo uno, a Porta Romana: il somaro da monta di Arduino!!! Compiuto il misfatto anagrafico, tanto valeva chiamarlo (solo a voce, non sui documenti) Luciano.

Meno male che, quando ero piccoletto, Marco Marino (il proprietario del Museo privato della Maiolica Medievale e Rinascimentale Orvietana e la cui casa ? contigua a quella della mia famiglia di origine, a sua volta contigua a quella dove sto ora) viveva a Roma, senn? anche a me sarebbe toccata una sorte analoga e mi sarei dovuto fare una ragione del fatto che mi si conoscesse come ?Luciano Sciarra?.

Ma ecco subito un altro caso di omonimia: oggi a Orvieto di Gilberto celebre, tanto che tutti lo conoscono anche senza cognome, ce n?? solo uno: il fratello del mitico Claudio ?Cencio- Graziani. Ma s? che avete capito: il Gilberto di Sant?Andrea, quello dei rosari serali alla Madonna della Cava, con la croce in petto che solo il vescovo ce l?ha pi? grossa e che sa tutto quello che succede nelle chiese, e nelle sacrestie, di Orvieto e dintorni. Quello che conosce a menadito tutti i canti liturgici da riuscire a introdursi nel coro non solo a met? della canzone, non solo a met? della strofa o del verso, ma addirittura a met? di una parola, di cui intona a gran voce le ultime lettere per poi proseguire, con la sua sonorit? decisa e disinvolta insieme, per un numero imprecisato di sillabe.

Ebbene, vi pare che, gravitando nell?area di Via Garibaldi ? Piazza della Repubblica, il tappezziere Gilberto Frellicca potesse essere chiamato col suo nome di battesimo? Noooo, non sia mai! E sono sicuro che avrete gi? capito con quale soprannome tutti gli si rivolgano: Luciano!

? stato riflettendo su questo che, giorni fa, leggendo il blog di Monica Riccio e vedendo il disappunto per aver chiamato ?cosa rossa? la nuova ?convoluzione politica? italiana, ovvero quell?agglomerato di sinistre non neo-democristiane (scusate la brutale semplificazione, ma di politica non ci capisco nulla!), mi ? venuta in mente un?idea: avendo esaurito negli ultimi anni, nella sinistra pi? meno vermiglia o pi? o meno rosata, un repertorio di nomi che viene da chiedersi se si poteva usare meglio tempo e creativit? (Partito Comunista, Ulivo, Rifondazione, Partito dei Comunisti [dove ?dei? ? da intendersi come preposizione articolata e non certo come plurale di ?dio?], Partito dei Democratici di Sinistra, poi senza ?Partito?, e poi ancora col ?Partito? ma senza ?Sinistra?, Quercia, Unione, Sinistra Democratica, Sinistra Critica, Sinistra Unita [qui c?ha messo le mani qualcuno al cui cospetto Rodari era banale!], Rinnovamento della Sinistra e chi pi? ne ha pi? ne metta), almeno a Orvieto, non si potrebbe risolvere il problema di come chiamare questo nuovo movimento politico rosso e gelatinoso battezzandolo ?Luciano??

 

Pubblicato il: 19/11/2007

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