Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Padre Pio ?a bocce ferme

Marco Sciarra

Essendo anche l?ultimo giornale che ha dedicato un po? di spazio alla vicenda della statua voluta dal gruppo di preghiera di Padre Pio, e sopitesi le polemiche nate alla vigilia dell?installazione, mi piacerebbe, con la compiacenza dei direttori delle testate che vorranno pubblicare questo mio delirio, parlare a braccio non tanto della vicenda, quanto di tutto quel mondo di persone e di idee che la storia della contestazione, vera o presunta, ha messo in moto, per strada e nella mia testa.

Lungi da me parlare del valore della preghiera ed entrare in merito alla giustezza o meno di credere o non credere. Sono fermamente convinto che ognuno possa (debba) fare quello che si sente di fare, avendo come unici limiti la propria coscienza, le proprie capacit? e la libert? degli altri.

Naturalmente non ho pretese n? di esaustivit? n? di verit?, specie perch? molto spesso (per non dire sempre), in realt? complesse il contrario di una verit? ? un?altra verit?.

Sono opinioni personali e a volte impertinenti (nel senso di ?non pertinenti? pi? che nel senso di ?maleducate?) buttate gi? di getto senza troppo rileggerle e soprattutto, credetemi, in estrema buona fede.

Essendo molto lungo l?intervento (? forse pi? un e-book che un redazionale di opinione) ho pensato di suddividere le mie riflessioni in pi? sezioni.  

 

 

Confusione:

La vicenda dei media interessati al monumento a Padre Pio mi ha fatto comprendere come nell?opinione pubblica locale esista una confusione tra i molti soggetti che operano in un quartiere tanto vecchio come quello medievale eppure, sembra, tanto ricco di iniziative.

Pertanto vorrei precisare che Consiglio Pastorale della parrocchia di San Giovenale, comitato parrocchiale per i festeggiamenti di Sant?Antonio, Comunit? Neocatecumenali di San Giovanni, Associazione Culturale ?Amici del Quartiere Medievale?, Associazione Culturale ?La Cava e i Cavajoli?, Associazione Culturale degli Artisti che fanno capo al Muro Etrusco (ex Associazione ?Umberto Prencipe?) e Gruppo di Preghiera di San Pio da Pietrelcina sono soggetti diversi e con finalit? differenti, seppure alcuni membri di un organismo facciano anche parte degli altri, cosa consentita in ogni paese libero.

In particolare le tre associazioni culturali sono organismi laici, come nel caso di quella di cui faccio parte, ossia ?La Cava e i Cavajoli?; e per laico non intendo laicistico, ma laico, ovvero con finalit? di promozione e di valorizzazione della Cava che prescindono da ogni culto ma che non possono prescindere dalle proprie radici storiche e culturali.

Perci? aver riportato in vita la vecchia tradizione della processione della Madonna della Cava e investire gran parte delle risorse nel restauro della chiesa della Cava ? un atto dovuto, sia perch? quell?edificio, volenti o nolenti, ? la quintessenza dello spirito cavajolo (la chiesina ? stata costruita e gestita dagli abitanti fin dalle origini e risparmiata dai restauri di fine ?800 ? inizi ?900 perch? posta in un quartiere tanto marginale da non rientrare nelle attenzioni dell?amministrazione), sia perch?, volenti o nolenti, rappresenta uno dei pochi edifici sacri barocchi rimasti nella nostra cittadina, e quindi degno di essere preservato, meglio ancora se con la destinazione d?uso originaria.

E non posso negare di essere stato contento che questo spirito sia stato compreso anche da alcuni musulmani praticanti che ci hanno aiutato a riaprire la chiesa e a spalare la neve per la Candelora di qualche anno fa. E, per rispondere a chi vorrebbe che, per rispetto di questi nuovi inquilini, si rinunciasse alle proprie tradizioni, vorrei confermare che, lavorando insieme, loro hanno scoperto cosa fosse la Candelora o il presepio, e noi abbiamo saputo come festeggiassero il Ramadan, sentendoci un pochino arricchiti entrambi e molto pi? vicini.

Poi ? la coscienza di ognuno a decidere se gli sforzi li sta facendo per ottenere uno sgravio di Purgatorio, ripristinare un monumento o solo per stare insieme ad altre persone.

 

 

 

Regolamento:

La vicenda della statua ci ha messo di fronte ad una realt?: non esiste un regolamento comunale per le installazioni di monumenti e affini da parte di soggetti che non siano la pubblica amministrazione.

E questo si presta a mille considerazioni, incluso la differenza tra stato di diritto e stato di favore, e soprattutto tra preservare tutto ci? che troviamo o innovare nel rispetto dell?esistente.

Di sicuro si vivrebbe lo stesso anche senza statue e senza lapidi, per? si vivrebbe benissimo anche senza il gratta e vinci e senza sigarette, quindi ben venga una regolamentazione, che per? deve tener conto sia del fatto che ci troviamo in un centro storico di indiscusso valore, sia che vorremmo ancora e nonostante tutto essere un centro vitale.

I modelli sono molti: dalle citt?-bomboniera in cui si ripristina il medioevo come un parco a tema e tutto sa di finto e di vuoto, a citt? che riescono a conciliare antico con moderno, fino a citt? che, quasi sprezzanti e irrispettose, fanno del virtuosismo architettonico la propria bandiera.

Perci?, a coloro che dicono che la piramide di vetro e l?arco quadrato di Parigi stonano con la superba storia e l?innegabile fascino della capitale francese, basterebbe far notare che la Torre Eiffel ha soltanto poco pi? di un secolo ed era stata progettata come installazione temporanea per celebrare il primo anniversario della rivoluzione (quando il secondo ? stato celebrato con una parata di rock star che non ha lasciato nulla se non tanta sporcizia per le strade e una videocassetta impolverata).

Ma rimanendo terra terra, senza andare a scomodare altri modelli di innovazione come Barcellona o, ancora meglio, Berlino, possiamo paragonare semplicemente il Padre Pio di Piazza Malcorini al tronco umano della piscina-aiuola-fontana davanti alle carceri: da una parte qualcosa di minimo impatto per materiali e colori, dall?altro un esempio di arte contemporanea. Come al solito ? una questione di scelte, sperando che a guidare chi stiler? il regolamento siano motivazioni estetiche e culturali elevate e non il solito battibecco politico che, ad esempio, sta dietro all?installazione delle insegne nel centro storico, dove sembra tanto che chi prima si era dichiarato d?accordo partecipando ai tavoli di concertazione, ora gridi contro perch? nel frattempo si ? accorto che la controparte non sta pi? nello stesso partito e, invece di lavorare per Orvieto, ? meglio distruggere quello che fanno gli altri.

 

 

 

Soldi:

Argomento sempre attuale, specie in periodo di crisi. ? innegabile che tra scultura, lavori (offerti o meno che siano) e celebrazioni si ? mossa una ingente (?) macchina di risorse economiche e umane, che ha fatto gridare qualcuno allo scandalo. Qualunquisticamente si potrebbe rispondere che questa

macchina ? nulla se rapportata all?immenso circo dei parlamentari (dove due giorni prima si riduce il compenso a qualche ministro per poi aumentarlo a centinaia di deputati e senatori) e degli organismi regionali, provinciali, comunali e via discorrendo. E altrettanto semplicisticamente si potrebbe pensare di destinare a cause socialmente utili tutti i proventi delle partite di calcio, fosse anche solo quelle di serie A.

Ma la mia riflessione vuole andare oltre, giocando un po? sull??umorismo? pirandelliano. E vorrei farlo citando un aneddoto che il Vescovo, Padre Giovanni Scanavino, raccont? in occasione dell?ultima processione di Sant?Antonio: il monsignore ha narrato di come la devozione al santo taumaturgo fosse cos? forte che, ai tempi in cui ancora studiava, si diceva che la sola statua di Sant?Antonio tenesse su l?intero seminario di Genova. Ed in effetti era cos?: le offerte che i fedeli depositavano nella cassettina sotto l?effige del santo, non solo avrebbero potuto ricomprare la statua stessa decine e decine di volte, ma da sole soddisfacevano alla quasi totalit? dei fabbisogni della ordinaria amministrazione del seminario.

Quindi, chi pu? dirci se qualche migliaio di euro impiegato per installare il monumento a Piazza Malcorini non trascinino, in un prossimo o remoto futuro, altre e maggiori risorse da destinare alle pi? nobili e/o proficue attivit? di questo mondo?

Senza dover ribadire che uno coi propri soldi ci fa quel che vuole, purch? lecito, abbiamo mai provato a chiederci come sarebbe andata se i nostri avi avessero destinato alla pulizia e al decoro di boschi e foreste i fondi impiegati nella costruzione del Duomo? Ma forse allora non c?era tutta questa smania di sembrare (attenzione: sembrare, non essere!) politicamente corretti.

 

 

 

Moda:

Sinceramente mi fa un po? senso usare questo termine, ma non ne ho trovato uno migliore, specie se si intende ?moda? nel senso matematico-statistico del termine, ovvero ?evento che di verifica con maggior frequenza? (intesa cos? sarebbe alla moda chi si veste come la maggior parte degli altri e non chi ha il capo esclusivo per differenziarsi dalla massa, ma questo ? un altro discorso).

Sta di fatto che Padre Pio ? di moda, tanto da aver fortemente intaccato economie e certezze di altre mete legate ai pellegrinaggi, come Assisi. Padre Pio batte San Francesco per i pellegrinaggi nazionali e sta minando anche la fiducia verso Sant?Antonio da Padova per le guarigioni.

E questo, non lo nego, falsa un po? la mia percezione del fenomeno e mi fa venire dei dubbi anche sulla correttezza delle interpretazioni dei messaggi che queste grandi figure di santi ci lasciano.

Per? non dobbiamo dimenticarci che quello che noi oggi viviamo come cronaca, domani sar? storia, e quindi chiss? come sarebbe Siena (ma anche Porano o Orvieto) se per un certo periodo non fosse andato di moda San Bernardino? E come sarebbe l?Umbria senza la moda di San Francesco, che magicamente si rinvigorisce ad ogni nuovo film che esce sull?argomento?

E se nella Roma dei secoli scorsi non fossero andate di moda le edicolette con le Madonne?

Probabilmente le citt? e gli spiriti sarebbero un po? pi? spogli, e non avremmo tanti sublimi esempi delle cosiddette ?arti minori?, che una volta erano di pietra, terracotta, stucco e tempera, e oggi sono di resina, plastica e colori acrilici, ma poco cambia.

 

 

 

Piazza Malcorini:

Di sicuro so che molti mi hanno chiesto nelle scorse settimane dove mai fosse Piazza Malcorini, e so per certo che parecchi orvietani ci sono stati per la prima volta il 30 settembre. E so anche, per averlo scritto, che ? difficile pensare a quello spazio (trascurato dalla manutenzione ordinaria e straordinaria) come una piazza che fa parte del patrimonio pubblico. E dico questo non per tanto rintuzzare le polemiche che l?interesse mediatico (gli articoli on-line e le riprese di Pelliccia dei piccioni morti sulla rete di Porta Maggiore) hanno contribuito a risolvere, almeno per gli aspetti pi? immediati di pulizia e di decoro. Lo dico soprattutto perch?, a conti fatti, il triangoletto di mondo ?tanto sordidamente sottratto alla fruizione pubblica? in realt? non ? che un pezzo di sterpaio trasformato in una aiuola quantomeno dignitosa.

E magari avessero tanto decoro le pedane, le fioriere e gli ombrelloni che costellano il corso e che fanno da contraltare alla facciata del Duomo. 

 

 

 

Devozione:

Mi avvio alla conclusione con questo aspetto, che spesso prescinde sia da una fede ferrea che da un forte sostegno teologico.

La devozione ? quel senso di trasporto e rispetto, intriso di sentimento e tradizione pi? che di profonda adesione ai dettami della Chiesa.

E la devozione, quella inoffensiva e scevra da ogni fondamentalismo, in questo mondo di globalizzazione e cultura dell?apparire, ? a mio avviso un valore da preservare, pur se non da condividere, indipendentemente dall?oggetto della devozione stessa, dal culto professato o dalla forma del rituale da tramandare.

A meno che non mi si dimostri che l?interesse per i culti minori dell?Asia tibetana, per le macumbe brasiliane o per i culti misterici dell?Africa subtropicale, oltre a farci sentire pi? chic, informati e politicamente corretti, sia anche pi? dignitoso dell?interesse storico ? antropologico ? ficcanasistico per il culto per le Madonne, i santi e i beati di tradizione cattolica. 

Abbiamo perso tanti dialetti pi? per vergogna che per inseguire il progetto di un italiano (ingleseggiante) di ampia comprensione e ora stiamo iniziando a venerare come icone quattro pagine dialettali che manco sappiamo pi? leggere. Abbiamo perso le ricette semplici di una volta perch? ci sembravano troppo povere e antiquate fino a che non ce le ha riportate in vita Slow Food o le abbiamo trovate in kit di montaggio alla Coop. Lasciamo almeno che la devozione resti genuina e che si evolva come vuole, senza perderla e poi andarla a ricercare nei mozziconi di candela rimasti spenti in sacrestie polverose.

Magari un domani ci saranno tanti turisti, magari con la maglietta di New-Greenpeace, l?adesivo del New-WWF e la fascetta al polso di New-Emergency, i figli o i nipoti di quelli che fanno il giro delle Madonne di Roma e che ci restano male se a Trastevere o a Napoli non trovano i panni stesi, che vorranno fare il tour dei Padri Pii e ficcanasare nelle chiese per vedere se si paga il biglietto o se c?? ancora qualcuno che ci va ad accendere una candela. Magari torneranno a casa orgogliosi per essere riusciti a scattare la foto di un rosario lasciato sulle mani di una statua o col filmato, rarissimo, di una anziana che si tocca in successione testa, petto e spalle biascicando uno strano quanto veloce mantra. Chiss??

Di sicuro so che la devozione appartiene alla nostra tradizione in quanto parte integrante della vita dei nostri nonni. Proprio per questo, tempo fa, scrissi dei versi (versucoli in dialetto senza pretese) su un altro forte elemento devozionale tutto orvietano: la Palombella.

Non volevo entrare nel merito del piccione o non piccione (ero poco pi? che adolescente quando scrissi ?La Viggilia de la Palomma? e ancora non era stato posto il quesito) quanto riflettere su come, quando la devozione si confondeva con la liturgia e la superstizione riusciva a suffragare, in buona fede, la fede, si campava forse meglio, o almeno con spirito pi? semplice. Meno informati, meno smaliziati, pi? abbindolabili, ma forse pi? sereni. E in fondo si vive una volta sola e tanto vale viverla serenamente, fosse pure traendo auspici dallo scorrere della colomba sulla corda tesa.

 

 

La Viggilia de la Palomma

 

 

Domane ce sar? la Palommella.

Io c?annar?, sta certo, a mmezzoggiorno.

Mica lo sae tu quanto me sa bbella

 

sta fest?antica, perch? io ritorno

al tempo ch?eravamo contadine:

venivo sempre assiem?ar por?Adorno,

 

portassimo su pertiche e furcine,

ch? si la palommella se fermava

toccava spigne a noe mell? vicine.

 

Quanno Maurizio ?dodice? sonava,

e ?r vescovo moveva ?r fazzoletto

e la colomma, ?n furmine rivava

 

da sola fino a quer cenacoletto,

bella, stupenna, tutta ?nfiocchettata?

?L Signore fosse ?n celo benedetto!

 

C?avremo ?l grano per un?antr?annata

e sar? bella tutta la staggione!

Che la Madonna santa sia lodata!

 

Tu poe penz? ch?adera da cojione

tutta quella fiducia l? ariposta

ma ?n filo, ma du? spare e ma ?n piccione.

 

Io t?arisponno ch?era bello apposta.

 

 

 

 

Fede e Ragione:

Non voglio certo nemmeno immaginare di impostare, e ancor meno di risolvere l?eterno dilemma tra fede e ragione.

Voglio solo concludere chiedendo un favore a chi ha avuto (forse nessuno) la pazienza di arrivare fino qui: se siete di quelli che, animati da un sublime spirito neo-illuministico, avete appena finito di trascorrere due ore e un quarto della vostra vita a convincere il vostro interlocutore, con tutte le arti della maieutica socratica, che l?unica posizione razionalmente accettabile non ? n? la fede n? l?ateismo, ma l?agnosticismo; poi, per favore, quando avete finito di convincerlo e ricominciate a sorseggiare la vostra tisana comodamente seduti al Montanucci, vi prego, non correte a spostare la fetta di torta al semolino del vostro paziente compagno di merenda per sfilargli da sotto il giornale e correre alla pagina dell?oroscopo. Per favore!!!

Pubblicato il: 09/10/2007

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