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Lettera aperta e chiusa all? amico prof. Eugenio Fumi

Fausto Cerulli

Caro Eugenio, mi rivolgo a te in nome di una nostra antica amicizia, un poco obliata da te allorquando diventasti un  mago dell?etere.  Ricordo che in vecchi tempi, quando le nostre tempie non erano ancora brizzolate e prezzolate, tu mi parlavi di un tuo progetto che mi sembrava fantascientifico. Un sistema per cui l?illuminazione pubblica sarebbe scattata automaticamente con il calare della luce solare, e mi sembravi un Marconi fatto in casa. Poi ci siamo abituati al fatto che l?illuminazione pubblica resta illuminata anche a mezzogiorno, ed uno dice era meglio quando un impiegato decideva che faceva sera. Ovviamente non ? di questo che volevo parlarti, ? stato solo un prologo ad captandam benevolentiam: e se non sai di latino, ancorch? professore ad Itelco causam, ti traduco nel senso che non vorrei che ti incazzassi  per quello che segue. Ho appena fatto pace con Mons. Grandoni, ma lui ? un pastore di anime e non un pastore di posti di lavoro. Sono anni ormai che le vicende dell?Itelco riempiono le cronache regionali, con puntate addirittura internazionali alla Parretti. Sono anni che si parla dell?Itelco che sta per  fallire, e poi dell? Itelco che sta riprendendo fiato per via di una banca che chiama altre banche, in una sorta di gioco dell?oca da non confondersi con il pi? illustre Palio dell?Oca.
Grazie a te gli orvietani hanno cominciato a sentir parlare di ? cordate delle banche? (e quando sento parlare di cordate delle banche mi viene in mente Calvi autoimpiccato con le corde delle banche sindonian- vaticane) e prima hanno pensato al K 2, conquistato dal gagliardo alpinismo nazionale, e poi hanno capito che non era necessario capire.

Io vorrei, amichevolmente, provare a capire. Anche se Sandro, e tu sai di che Sandro non Pertini parlo, mi dice che io non capisco un tubo di economia, qualche cosa posso umilmente chiedermi e chiederti: come hai fatto ad andare avanti, con le commesse che erano scommesse, con le banche che sbancavano, con i dipendenti che si alzavano la mattina con l?angoscia di sentirsi dichiarare in soprannumero come le cellule staminali di coscioniana e mia memoria. Eppure i sindacati ti hanno sempre dato fiducia assoluta, ed hanno cercato di frenare le ire di qualche dipendente indipendente (come quelli che vennero da me come avvocato perch? volevano acquistare in via cooperativa qualche azione della Itelco tanto per pararsi il culo, e poi mi dissero che erano stati vivamente sconsigliati dal proposito di pararsi il culo perch? ci avrebbero pensato i sindacati, letteralmente paraculi.
E vado pi? in l?. I magistrati locali leggono i giornali, oltre che le circolari di Castelli in aria: e dunque avranno letto che l?Itelco pencolava, e che centinaia di uomini e donne, volgarmente detti lavoratori,  stavano con l?ansia di ritrovarsi da un giorno all?altro senza posto di lavoro; a stare senza stipendio e salario avevano ormai fatto il callo e il freddo, per dire. E mai che un magistrato si fosse ricordato che i codici parlano di amministrazione controllata, e che la giustizia prevede un giusto intervento di se stessa quando una Dispensatrice di Lavoro comincia a dispensare poco lavoro e poca paga. Altroch? giustizialismo, nel tuo caso: tu avevi scoperto l?immunit? societaria prima che il Berlusca riscoprisse l?immunit? berlusconiana.

Ma non voglio dare la croce a nessuno. Il passato ? acqua passata, e l?acqua passata se ristagna puzza.
Una sola domanda, che rivolgo a me stesso prima di rivolgerla a te. I giornali di questi giorni ci dicono che finalmente hai vinto: hai trovato un vip di massa martana o di matta malsana che si compra l?Itelco compreso il tuo cervello. Giustamente nessuno parla delle condizioni della compravendita. Sono affari tuoi e di Terenziani, o come cazzo si chiama il nuovo salvatore della patria Itelco.
Hai vinto dunque la tua svendita, e sono affari tuoi. Ma da qualche parte ho letto che il Terenziani di turno avrebbe posto come condizione per la conclusione dell?affare la messa sul lastrico di almeno un centinaio di dipendenti. E questi non sono p?? affari tuoi o di Terenziani. Sono affari che dovrebbero riguardare i sindacati, l?amministrazione di sinistra e la ormai sedicente e non seducente opposizione.

La domanda, Eugenio, ? secca: chi ha vinto, questa volta? Con un corollario: considerato che tu solo hai avuto sin qui il potere di NON applicare l?art.18 ad una azienda con pi?, molto pi? di 15 dipendenti, che ne pensi del referendum del 15 giugno prossimo venturo?
Scommetto che ti viene da ridere. A me no.

Con amicizia affettuosa.

Fausto Cerulli


 

Pubblicato il: 07/06/2003

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