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Zaira

Fausto Cerulli

Zaira: con un nome cos? non si dovrebbe mai morire. E non si muore. Resta la scia di un nome, esotico e familiare. E se ti chiedi chi abbia voluto quel nome e perch?, sei portato a risponderti che ognuno si sceglie il nome che ha. E si adegua ad esso, o lo  adegua a se stesso. Non sapevo neppure che stesse male, donna Zaira; tutte le morti mi arrivano in ritardo, come seconde morti, dall?eremo che mi sono scelto, a Porano. Avrei sempre voluto parlarle, come faccio con tutti e tutte, qui ad Orvieto, e magari qualcuno dice che parlo troppo. Ma Zaira, ora lo confesso, mi metteva qualche soggezione, non era mai sola, aveva sempre

accanto qualcuno o qualcuna con cui sorridere e da far sorridere. E poi aveva quell?aria

scanzonata , battagliera, quegli zigomi appuntiti, come certi denti di cani buoni.

Conosco la sua famiglia, ovviamente: le sue figlie poco, suo figlio meglio, e forse ? solo una mia presunzione. Lui che ha l?aria sempre ironica, ma sai che ironizza su se stesso, sull?idea che

si ? fatto d s? ed ha voluto che fosse l?aria fatta per gli altri.

Zaira era diversa; la sua ironia era fatta per essere scritta, letta, divulgata dal suo sorriso, da quello che scriveva. Confesso di aver letto poco di lei, che pure scriveva molto, ed ogni volta con successo di pubblico. Io non amo chi scrive e pubblica quello che scrive, e magari costringe gli altri a leggere quello che scrive.

Per Zaira, io penso, non era cos?: non scriveva per fame di fama, non  guadagnava una lira da quello che scriveva. Scrivere per lei era un modo di comunicare direttamente. Per mandare una battuta, un ricordo, un pensiero a tutti. Il suo scrivere era come un invitarti a cena, per magari parlarti di tutto meno che del suo ultimo libro. Se ? vero quello che penso suoi libri che non ho letto o che ho scorso di sfuggita alla Libreria dei Sette, ora mi lasciano il segno e il senso di una cena mancata, insieme a lei.

Non voglio fare una laude post mortem: ma non posso non dire che mi ha sempre affascinato il suo modo di sorridere, coinvolgente e coinvolto. L?energia che sapeva trasmettere, che forse voleva trasmettere ad una Orvieto svuotata di energie.

E in cui c?? bisogno di una mille Zaire.  Era una donna leggera come una nuvola, Zaira, ti trascorreva accanto trascinandoti, ma senza obbligarti ad andare con lei  a parlare. Ti faceva  capire che avrebbe avuto piacere di parlarti, di parlare con tutti.

Pubblicato il: 26/07/2007

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