Arrivederci maestra Zaira

Ho conosciuto personalmente Zaira Marchesini parecchi anni fa, quando le chiesi di presenziare ad una mostra, e lei, dispiaciuta, disse che non avrebbe accettato per via del ?Foco de Sant?Antonio che la faceva tribbol??.

Fu allora che mi raccont? di aver vinto il premio a Levico con la poesia estemporanea ?io qui?, dedicata alla nascita di Virginia, la figlia di Anna.

?Perch? ? mi disse ? lei lo sa che io c?ho una fijia che recita??

Mi parl? delle sue passioni, del fatto che i riconoscimenti le erano arrivati tutti da fuori Orvieto e che questo un po? la sorprendeva, anche se, in fondo, ?no? je faceva gnente?, tanto lei scriveva per passione e per tenere in attivit? il cervello.

Da allora ci siamo sempre salutati, io magari di corsa e lei col suo sorriso amorevole e il suo modo pacato di chiedere ?come sta ?l vostro babbo? tanto ?na cara persona, tanto gentile?? e l?ho ritrovata quando ha scandito con le sue parole i momenti fondamentali della vita della Associazione Culturale ?La Cava e i Cavajoli? e gli appuntamenti liturgici della Chiesa della Madonna della Cava, che l?ha vista tra le pi? devote e meste fedeli.

Era l? accanto ai sacerdoti e al vescovo a pregare in rima con i manicotti di pelliccia per la Candelora, e con il tailleurino pastello per la festa di maggio, e poi in silenzio al rosario, che la potevi distinguere solo per il candore della sua immensa chioma.

E non ho potuto non notare una sorta di evoluzione delle sue poesie in questi ultimi anni, prima ritmate e gioiose, terrene, poi sempre pi? pacate e coi versi sciolti, scioltissimi, volanti, verso il cielo a cui sempre pi? spesso guardava, verso un Dio che ringraziava e che implorava.

E ora verso quel cielo ? volata anche lei.

E ha lasciato Orvieto senza un altro tassello della sua memoria, con la certezza che bisognerebbe passare pi? tempo ad ascoltare che a parlare.

Arrivederci maestra Zaira, ma poi, mo? che state lass?, l?ete saputo quanno pisciono le galline?