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Sul colore politico

Leonardo Riscaldati

Mi ha fatto particolarmente piacere leggere le reazioni, sia positive che critiche, al mio precedente articolo. Il fatto stesso che ce ne siano state molte significa che ho toccato degli argomenti particolarmente sentiti, in modo trasversale.

A dire il vero quando ho letto la frase "peccato che ? politicamente schierato" ho pensato "ci risiamo". Per? i commenti successivi hanno per cos? dire risollevato il mio morale. E' emersa con forza la necessit? di andare oltre i preconcetti e di concentrarsi "sulla palla", di cercare di risolvere i problemi per quello che sono.

Se parliamo di cose concrete facciamo il primo passo in avanti. Sarebbe bene cominciare ad interrogarsi un po' meno ed a fare molto di pi?. Perch? finch? ci interroghiamo e basta il tempo passa ed in realt? non stiamo cambiando assolutamente niente. Anzi rimaniamo indietro, peggioriamo la situazione.

Cominciamo quindi anche a proporre. Ma cosa significa proporre? Significa avere un progetto. Ma non nel senso di dire "io farei qualcosa di utile per il futuro della citt?" oppure "dobbiamo ripopolare Orvieto e ridare slancio all'economia locale", perch? questo lo sanno dire anche i bambini. E' la "scoperta dell'acqua calla". Si tratta invece di definire il chi, fa che, in che tempi, in che modi, con quali risorse, con quali strategie e quali risultati ci si aspetta. Il problema ? che la nostra amministrazione (ma diciamocelo: questa ? la fotografia dell'Orvietano medio) per come ? messa ora non ? in grado di mettere in pratica questi concetti, probabilmente qualcuno non li capisce nemmeno.

Ed ? qui che dobbiamo entrare in gioco noi. In particolar modo i giovani, perch? la nostra formazione, l'essere meno ingessati ed il nostro vivere il nostro tempo ci consente di avere un approccio nuovo, pi? pratico, pi? pragmatico.

Molte ottime idee non sono n? di destra n? di sinistra, sono semplicemente ottime. E ricondurle sempre e comunque a delle valutazioni politico-ideologiche si trasforma in un boomerang, perch? in realt? alla fine ne vengono compromesse la messa in opera e la riuscita, diventano armi spuntate.

Non facciamo come quegli stolti che rifiutano qualsiasi proposta solo perch? viene dalla controparte politica, ma valutiamo sempre nel merito delle cose. Da persone mature. E se non siamo d'accordo, sosteniamo ognuno quello in cui crediamo, confontiamoci anche in modo serrato, ma facciamolo a suon di proposte strutturate e realizzabili. Non continuiamo a cadere negli stessi errori (o lucide scelte?) fatti finora.

In questo modo si perde il vero senso critico, quello soggettivo, personale, intimo. Cos? sembriamo solo tanti pappagalli che ripetono a memoria un ritornello ormai stonato e anacronistico. Spesso neanche sapendo bene quello che diciamo ed il suo perch?. Guardiamoci in faccia. Non siamo credibili.

Conosco molti giovani e meno giovani che politicamente non la pensano esattamente come me, alcuni di loro sono tra i miei migliori amici. E non sono tanto scemo da valutarli sulla base delle loro idee politiche. Se c'? da discutere lo facciamo ed ognuno sostiene le sue posizioni ma la stima per le persone rimane, eccome. Eppoi pensa che palle se la pensavamo tutti allo stesso modo. Lo stesso cambiamento ci sarebbe stato precluso. Da suicidio. Vedete, secondo me chi ancora pensa che "noi siamo i buoni, bravi e onesti e gli altri rappresentano il male" o non guarda bene in casa propria, o dimostra una scarsa capacit? di analisi, oppure, pi? semplicemente, ha qualcosa da guadagnarci dal mantenere la situazione in fase di stallo.

Io ho le mie idee (ma daje!). Tutte criticabili, ovviamente. Per dirne una: sono un liberale, credo nell'impresa e nella necessit? del suo sostegno da parte delle Istituzioni. L'impresa, sia essa piccolissima o pi? grande ? l' unico soggetto che pu? creare sviluppo. Su questo per me le chiacchiere stanno a zero. Se l'impresa chiude, vanno a casa anche i lavoratori. Eppoi, scusate tanto, mi d? anche un po' fastidio sentire i sindacati quando parlano dei Lavoratori. Come se chi ha un'azienda, un negozio, una bottega e ci sta tutti i giorni per 12 ore al giorno, rischiando i propri soldi, senza garanzia alcuna,  senza ferie pagate, senza tredicesima. senza malattia, senza maternit?, senza TFR e con un fisco vampiro, stesse tutto il giorno "a cojon? li ciechi". Ma per favore...

Attenzione (prevenire ? meglio che curare): ho forse detto io che quelli che i sindacati chiamano lavoratori sono figli di un dio minore? Neanche per idea. Dico semplicemente che bisogna smetterla di credere che siamo gli uni contro gli altri, e cominciare a pensare che meritiamo tutti lo stesso identico credito e rispetto.

O pensiamo ancora che chi ha un'attivit? commerciale, o imprenditoriale in genere, sia un affamatore del popolo lavoratore, uno sfruttatore senza scrupoli? Un tempo si diceva che il valore di una azienda era dato dai suoi beni strumentali, oggi si dice che ? dato dalle persone che ci lavorano, dalle professionalit?. Basta questo per capire quanto per un imprenditore abbiano valore i suoi dipendenti. E quanto avrebbe da rimetterci se dovesse perderli e cercarne altri, e magari formarli da zero.

Ci sono ovviamente le eccezioni, imprenditori seri e meno seri, ma ci sono anche dipendenti pi? o meno seri. Ma qui parliamo di uomo, di natura umana, e questo ? un altro discorso. La qualit? delle persone ? trasversale e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.

Dobbiamo cambiare la politica, ma questo lo possiamo fare solo dall'interno. Quindi ? vitale secondo me mantenere la propria identit?, che ? la cosa pi? preziosa che abbiamo, ma in parallelo cercare, ove possibile (perch? ovviamente su alcune cose la pensiamo in modo diametralmente opposto), di condividere progetti. E qui parlo ai giovani. Se riusciremo a fare delle proposte che abbiano valore trasversale tanto meglio, saremo di pi? e pi? forti. Si pu? pensare di incontrarci, chi veramente motivato (ed anche preparato non sarebbe poi cos? male), e vedere se ? possibile trovare qualche punto in comune sul quale fare proposte. Personalmente potrei essere interessato, ma solo se poi si ragioner? su progetti, chiari, strutturati e fattibili. E non sulle chiacchiere sui massimi sistemi o di epistemologia. Non ? questo l'obiettivo. Potremmo anche agire da cassa di risonanza per portare all'attenzione della cittadinanza e dell'amministrazione locale i problemi che la gente e le imprese locali si trovano a fronteggiare quotidianamente. Potremmo...

La cosa pi? importante, ormai improrogabile, ? quella di iniziare a farci sentire, anche ognuno nel suo ambito politico, e se almeno tra noi giovani si riuscisse, a volte, a fare fronte comune, avremmo solo da guadagnarci. Tutti. Ed il rischio, quello vero e da temere, ? quello di venire risucchiati dal vecchio modus operandi, di diventare vecchi prima del tempo. Allora scrolliamoci di dosso una melma che non ? la nostra, e cambiamo. Perch? possiamo dire tutto ed il contrario di tutto, possiamo lamentarci di tutto quello che vogliamo, ma se non cambiamo prima noi stessi, "famo pi? bella figura a sta' zitti"

E' chiaro, la politica teme il cambiamento. Perch? mette a repentaglio tutti i suoi status, privilegi e vantaggi acquisiti e consolidati. Ma questa ? l'unica via percorribile, se veramente vogliamo cambiare le cose. Gente, qui bisogna cambiare il METODO. E farsi sentire. Ma non con un rumore sterile e fine a se stesso (de la serie: me butto per terra e me sporco tutto), dobbiamo proporre (progetto! progetto!).

Per esempio: voler valorizzare il sistema Orvieto e stimolare la sua economia ? di destra o di sinistra? Niente di tutto ci?, ? solo una necessit? comune. E' solo buonsenso.

Pubblicato il: 16/07/2007

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