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NOTIZIE CORSIVI

Violenza di casa nostra

Roberto Abatematteo, Azione giovani Orvieto

Con sempre maggiore preoccupazione si guarda alla rinata violenza politica di destra e di sinistra che balza agli onori delle cronache dei giornali e dei telegiornali.

Ultimi esempi di questa di nuova ondata di ingiustificata intolleranza sono l?attacco di un gruppo di teppisti, sedicenti militanti politici, ad un concerto dell?estrema sinistra a Roma, e i nuovi arresti nel mondo della sinistra radicale di soggetti immischiati con la rinascita del fenomeno terroristico di matrice eversiva e marxista.

Cosa significa tutto questo? Quali sono le ragioni che spingono certa gente, che si dichiara essere militante politico, ad imbracciare le armi (pi? o meno convenzionali) nel tentativo di far valere le proprie ragioni contro gli oppositori?

Davvero questi individui ritengono che la strada della violenza sia quella attraverso la quale giungere alla conquista dei consensi e del favore popolare?

Non si rendono conto (vuoi per l?incapacit? ad inquadrare la situazione nel suo complesso, vuoi per una sorta di rifiuto psicologico al dialogo costruttivo) che il tempo della violenza e del terrore ? ormai finito da un pezzo?

I pestaggi, le bombe molotov contro le sedi avversarie, gli omicidi politici, altro non sono che lo strumento dell?odio e dell?intolleranza, che un paese civile, e ormai completamente intriso di spirito democratico e pluralista (quale l?Italia ?) non pu? certo condividere.

Come si pu? pretendere di attirare consensi con gli omicidi e le intimidazioni?

? impensabile che ci sia ancora gente che ritenga l?assassinio la strada attraverso la quale giungere al potere o alla rivoluzione socio-politica che qualcuno, utopicamente, ancora spera.

Come del resto ? impensabile che si facciano manifestazioni a favore di quegli aspiranti terroristi, presi appena in tempo, che pianificavano attentati e assassini contro le istituzioni e le personalit? pi? disparate.

Questa nuova ondata di violenza di matrice eversiva ? frutto dell?incapacit? delle istituzioni di porsi come poteri forti e universalmente riconosciuti. Il cancro della contestazione violenta e dell?eversione di stampo terroristico si annida l? dove il tessuto sociale ? pi? debole e logoro: nelle aree depresse delle grandi citt? metropolitane, nella disoccupazione giovanile, nella manovalanza sottopagata, in tutte quelle realt? dove le prospettive di miglioramento futuro sono assenti e si vive con la consapevolezza che da questi governi non ci si pu? aspettare niente di meglio.

Governi e istituzioni che proprio per questo devono essere abbattuti: perch? emblema del potere borghese e capitalistico di una societ? che sfrutta fino all?osso i propri consociati e che non ha contropartite valide da offrire a chi si prodiga per ?? il progresso materiale o spirituale della societ?? di cui parla la nostra Costituzione.

? in queste zone d?ombra che si annida il pericolo del terrorismo, dell?eversione e della violenza politica: l? dove lo stato ? meno presente. Quello stato inteso quale potere forte da un lato, e istituzione tale da garantire il pieno sviluppo psico-fisico della persona dall?altro.

La violenza politica ? il fallimento delle istituzioni nel garantire alla societ? condizioni di sviluppo adeguate.

E non esiste violenza nera o rossa: esiste solo violenza, egualmente deprecabile ed egualmente da condannarsi. La bastonata di un estremista di destra non fa certo meno male di quella di un noglobal. Il terrorismo non ha colore, e questo ? quanto.

Solo che si manifesta in piazza (bandiere in pugno e volume al massimo) per contestare l?apertura di una sede politica costituzionalmente riconosciuta (perch? cos? legalmente ?), ma non si alza un dito per biasimare quegli sbandati che a Padova e L?Aquila hanno manifestato il proprio appoggio ai brigatisti in carcere e a quelli appena indagati per concorso in banda armata.

Ci si ? dimenticati di loro, o forse si sono chiusi gli occhi e le orecchie per non vedere e non sentire nulla di quello che accadeva introno a noi?

Qualcuno ha detto che si dovrebbe bandire Forza Nuova in quanto covo di rissosi pronti a menar le mani, e pericolosi neofascisti atti solo alla violenza.

Allora dovremmo, con lo stesso principio, bandire la Cgil perch? fra i nuovi brigatisti appena arrestati si contano decine di esponenti in vista della sigla sindacale? Anche la Cgil ? un covo di pericolosi terroristi atti alla violenza e all?omicidio politico?

Ovviamente no, sarebbe da pazzi pensare una cosa simile.

Il problema ? che ogni movimento, ogni partito, ogni istituzione ha le proprie mele marce. E non si pu? fare di tutte le erbe un fascio, ma valutare la situazione caso per caso.

Walter Lippman diceva che ??un regime, un ordine costituito, raramente ? rovesciato da un movimento rivoluzionario: di solito un regime crolla per la sua stessa debolezza e corruzione, e allora un movimento rivoluzionario si fa avanti tra le rovine e assume i poteri divenuti vacanti?.

E quindi, a meno di un crollo economico e politico interno, innescato dalla stessa destabilizzazione delle istituzioni italiane, credo sia improbabile auspicare ad una rivoluzione di portata nazionale.

Lo stato deve intervenire in modo tale che le aree depresse e le varie situazioni di malessere, (giovanile e non), siano eliminate, migliorando le condizioni di vita di quei lavoratori con stipendi che difficilmente ti portano alla fine del mese; apportando cambiamenti significativi alle grandi aree urbane e metropolitane in cui il degrado e l?assenza dello stato sono pi? evidenti; riducendo il numero dei morti sul posto di lavoro?

Questa ? la via da imboccare per avvicinare i consensi della gente: quella dell?impegno sociale, volto al miglioramento socioeconomico dell?Italia intera, come della piccola realt? cittadina.

La strada delle bombe, della violenza e degli omicidi ? solamente la devianza politica di qualche becero che non ha ancora compreso che il potere, in democrazia, non si conquista con la forza delle armi, ma con la capacit? di far crescere, economicamente, socialmente e politicamente, questo nostro tanto amato, e martoriato, paese.

Pubblicato il: 11/07/2007

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