Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Baracche in campagna, burattini in citt

Gian Paolo Aceto e Carlo Marx

Lavorare in coppia fa bene. Io che di sedute spiritiche non ne faccio, anzi  mi hanno sempre fatto ridere, insieme a tutto ci? che suona esoterico, misteriosofico, per iniziati,  massoni, spiritualisti, new age-isti, ecc, quando non mi vengono le idee o i nessi per gli argomenti da trattare, qualche volta (ma solo qualche volta) faccio sogni di notte,. e di conseguenza conversazioni con chi mi appare. Stanotte mi ? capitato Marx, o forse sono io che sono apparso a lui. Quel che segue ne ?, in parte, il risultato politico-amministrativo giornalistico. E siccome lui mi ha chiesto di apparire  nella responsabilit? intellettuale del titolo di quest?articolo, leggasi nella  propriet? privata dell?articolo stesso (!), io il suo nome l?ho scritto, ci mancherebbe,  anzi quasi quasi levavo il mio.

Qualche giorno fa ? stata pubblicata su questo giornale on line una dichiarazione di Nazareno Desideri, Assessore all?edilizia privata e simpaticissima persona, il quale diceva in sostanza che la questione delle baracche nelle zone agricole sarebbe stata affrontata inserendo delle norme nel regolamento. Ma soprattutto diceva che la questione andava ovviamente affrontata ? tenendo conto della realt??.  Uno l? per l? pensa: ma come, ci sono questioni che non vanno affrontate tenendo conto della realt?!? Ma  la breve dichiarazione dell?Assessore era in effetti (consciamente o no, e io sono per la prima ipotesi)  ben pi? saggia della contraddizione che quelle parole a prima vista parevano dimostrare. E vedr? di spiegarlo nel resto dell?articolo.

Adesso passo all?articolo di Dante Freddi, del 16 ? 02 ? 2007, che ha sollevato la questione.

Inizia scrivendo: In questo piccolo spicchio di piano, gi? deturpato da ferrovia e autostrada, ci sono una cinquantina di baracche. Intorno alla Rupe ce ne sono molte centinaia, ecc.ecc.

Ferrovia e autostrada ?deturpano? un territorio?? Benissimo, allora logica vuole che non ci debbano essere. Non mi dilungo sulle conseguenze. Ma, in fondo, non credo proprio che tu alla fine volessi dare questo significato alle tue parole. Per? prendo lo spunto proprio da questo che non ? niente pi? che un lapsus, per introdurre anche il mio di accenno  a cos?? un territorio come questo di Orvieto, citt?-campagna, e anche perch? molta sociologia architettonica da decenni fa  prediche ?colte? su come i territori ?devono? essere, ex-novo, o come vanno ?progettati? o ?riprogettati? quando gi? ci sono e hanno nel bene e nel poco male tutto ci? che ? il vissuto di decenni,  tanto per fermarsi alla vita singola di un agricoltore che oggi abbia sui 70-75 anni, e che ? affezionato alla sua baracca quasi pi? che a sua moglie. L?ultimo che ha costruito un territorio dal niente, addirittura una citt?, ? stato come ben sappiamo Pietro il Grande,  quella che oggi ? San Pietroburgo.

Poi parli dei risvolti sociali ed economici e scrivi cose arcigiuste.

Pi? avanti dici che questa condizione (abitudini antiche e virtuose, necessit? dell?orto e non soltanto per il divertimento, allevare animali, ecc.) deve essere garantita. Ma scrivi anche che ? necessario attivare un censimento degli annessi agricoli e indicare ?quanti? (!?) devono rimanere in piedi e ?come? (!?) devono essere costruiti. Ti dimostrer? che ogni ?annesso agricolo? ? ben pi? della met? della vita autentica di ogni singolo contadino (Il singolo!  La Persona Vivente singola! Che ha solo quello come ?libert??, o quello sopratutto. Perci?, chi subir? la decimazione, come in tempo di guerra? Uno? oppure qualcuno, per  ?dare un esempio??).

Poi riparli di ?impatto ambientale?,  quando questo concetto della cultura svenevole ?di sinistra? (e  non solo, negli ultimi tempi) ormai viene usato in tutte le salse, anche per l?eventualit? di spostare un singolo mattone, e fa ormai parte del frasario ?corretto? con il quale nei salotti progressisti e che vogliono  ?stare al passo con i paesi pi? avanzati? si passa il tempo a lisciarsi le penne.

E naturalmente il discorso finisce sui votanti, di qualsiasi partito, e in effetti sappiamo che ? cos?.

Poi ci sono i commenti al tuo articolo (sto parlando sempre di quello del 16 ? 02 ? 2007), dirompente il primo, superficiale e ingeneroso il secondo, di tutta evidenza il terzo, apocalittico il quarto, e per finire, il solito ?l?avevamo detto?  (o tentato), che ormai ? diventata una giaculatoria , un grano di rosario, un ?c?ero anch?io!?.

Queste baracchette, tante volte piantate singolarmente e da sole (ma sono sole anche quando stanno in fila) mi hanno  suscitato spesso non tanto un disgusto estetico (anzi, quasi  per niente) ma qualcosa che sta tra la commozione e la meditazione fuggente sull?esistenza del singolo, contadino o altro che sia.

Avete presente una cabina da bagno piantata da sola in una spiaggia o costa non di lusso, fatta alla meglio e quasi squassata dai venti, dai colori stinti e perci? tranquillamente armonizzati col paesaggio? E davanti, distese di dune, dove si andava con una bella pischella bene in carne, ammesso che la si trovasse e lei ci volesse venire? E poi, avete presente una cabina elettorale di una volta, dove il singolo qualche volta poteva rifugiarsi a votare liberamente ci? che pensava? E senza la sensazione di costrizione psicologica  da : ?Vota! E non dimenticarti che il Partito ti ascolta!!!??

E allora,  queste baracchette piantate in campagna, da sole, ultimo anelito di libert?, dove ci si va a mettere i propri attrezzi e a sentirsi almeno per un momento liberi, magari per qualche ora ?baraccati? ma almeno un po? meno infelici perch? il tempo passa e te lo vedi addosso, tempo della tua vita tutto di lavoro, ma quello che rode anche e sempre tempo di sottomissione, di inesistenza come cittadino ( e per te, agricoltore, parola fin troppo colta,  per te e per le tue condizioni,credi tu) e ti dici (no, non dici, soltanto pensi) che sei sempre stato trattato da burattino, ma sai anche chiederti se i burattini non siano  stati altri, i presunti s?-dicenti e s?-pensanti burattinai, che nella ferocia della loro sostanziale famelica avidit? ti hanno costretto (o hanno creduto) che fossi tu il loro burattino, e hanno paura che prima di tirare le cuoia tu ti ribelli e tu gli faccia un po? di lotta di classe ( elettorale, Watson!) a loro, i nuovi lorsignori, ebbene proprio queste baracchette sono tanto un contraltare di libert?, lontano da quelle cabine elettorali per la recita sottomessa del voto  ?democraticoepluralistico?, dove si ? tentato di comprare la tua anima.

E quindi ? giusto che ?ormai? ci stiano.

(Dal verbale della seduta di un sogno di mezz?estate: Carlo Marx, un po? sorpreso, infine approva).

I contadini non sono o non sono mai stati ?di sinistra?. Comunisti, forse, con il significato pregnante di chi ha sempre usato le parole per quello che sono. Soggetto, verbo, predicato. Questa ? una vanga. (e non altro). A cosa serve una vanga? A vangare. Vangare la panna? No, la terra, che ? dura. Sparito il sogno comunista, il ?di sinistra? ? come una canottiera per un uomo nudo al Polo Nord.

E questa ? la situazione qui a Orvieto.

Adesso passo ai turisti, quelli che arrivano in treno o in macchina, da lontano, da metropoli o territori che non riescono mai a trovare nel corso della loro storia la ?misura aurea? del tutto, ma sempre procedono tra immani tragedie politiche e sociali che squassano l?armonico sviluppo della personalit? del singolo, la stuprano. Allora, proviamo a chiederci cosa passa nella testa del turista, anche solo nordeuropeo, che sta arrivando a Orvieto e vede distese di vigneti e orti interrotti ogni tanto, proprio ogni tanto da una baracchetta o anche da un gruppetto di esse. Ma pensiamo che sia stupido? Che non afferri al volo che quelle baracchette sono per gli attrezzi (e nessun contadino di tutti i territori e di tutte le epoche metterebbe mai i suoi attrezzi con quelli di un altro)?

E immediatamente, sempre il turista, stretto a casa sua nel suo appartamento, capisce che dentro e

 intorno a  quella baracchetta  aleggia un grumo di libert?, e la invidia, e afferra ancor meglio la misura aurea italiana, e locale orvietana. Ed ? poi quando entra nella Citt? che, anche guardando le sculture del Duomo o le nobili linee architettoniche di tanti palazzi, ? allora che capisce che le baracchette sono non il contraltare plebeo ai palazzi, ma il tutt?uno nobile e antico del Territorio, e del Popolo (ben maiuscolo, stavolta) che vi abita da tremila anni.

Il turista si inchina.

Proposta: oltre a togliersi dalla testa di voler dare alle baracche una ?soluzione finale? di gusto ?unitario?, (che corrisponderebbe all??allineamento del gusto?), per quelle vecchie o per le eventuali nuove ci si pu? soffermare sul fatto evidente che ogni baracca, ma sto parlando soprattutto degli annessi dove pi? si ? approfittato nel costruire megalomane e disordinato, ? propriet? giuridica di una persona gi? in l? con l?et?. Questa persona considererebbe l?intervento nel ?suo? una vera e propria prepotenza (e i vecchietti sono tremendi).Allora si istituisca una legge comunale secondo la quale l?eventuale erede sia obbligato entro una certa scadenza, a demolire o correggere il malfatto.

Perci? la situazione sarebbe cos? diluita secondo le leggi naturali. Uniche, dopo quelle divine, a doversi osservare, e che dalle divine dipendono.

Dal  verbale della seduta di un sogno di mezz?estate: Carlo Marx, piuttosto sospettoso e inquieto, dichiara che non approva n? disapprova, si astiene. E? in procinto di scrivere, in quei momenti, la sua famosa  Teoria del Plusvalore che, come ben si sa, riguarda l?illecito secondo lui guadagno che il capitalista ottiene dalla produzione diretta di merci del proletariato produttivo. Lo tormenta un?idea strana, gi? di Adam Smith nel Settecento nel suo ?La ricchezza delle nazioni?, e poi ancora, sempre prima di lui, di Alexis de Tocqueville in ?La Democrazia in America?, e poi anche Leopardi, ecc.

Forse lo tormenta il fatto che dal plusvalore economico si possa passare alla distorsione ben maggiore  del Plusvalore Politico,  perci? patrimonio esclusivo di chi ha messo  o continua a mettere il capitale ideologico, con sostanziale esclusione di chi mette ?soltanto? la sua forza-lavoro elettorale, IL VOTO. Originando cos? il Plusvalore Partitico.

Carlo Marx tace, e sa che l?orgoglio intellettuale pu? partorire mostri,  ma tace e si astiene.

Dopo tutto, la storia degli uomini ? complessa e imprevedibile.

Per esempio, noi della Juve forse non vinceremo il prossimo campionato di calcio. Forse.

Pubblicato il: 21/06/2007

Torna ai corsivi...