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La rivoluzione culturale di Mocio

Fausto Cerulli

Il Comune di Orvieto sta celebrando la sua rivoluzione culturale. Passati i tempi degli alleronesi, approdato a migliori speranze il carpanelliame, e pur persistendo immarcescibile il capocciate dei capoccia. Mocio ha deciso di circondarsi di quelle che

negli States si chiamano le teste d?uovo. E che dovrebbero essere le teste pensanti.

Tra tutti mi sento di giurare, per antica amicizia e per qualche affinit? di interessi- pur essendo lui Maestro ed io modestissimo ronzinante- su Della Fina. Dietro la sua aria modesta, dietro i suoi enormi occhiali, dietro il suo sorriso cardinalizio e parrocchiano, si cela una volont? ferrea di fare cultura, una conoscenza abile ed accorta di come farla, e soprattutto ( almeno credo e spero) una sua attitudine a non scendere a compromessi politicastri. Per cui se decide un programma di cultura, non saranno certo le conventicole di giunta a fargli cambiare idea. Della Fina non ha bisogno di poltrone, ne ha gi? tante e meritate: e soprattutto ? uomo che si ? fatto da solo, ed al quale non pesa l?esser figlio di Nico.. Delle altre new entries poco posso dire: leggo di una donna dal nome svedese, non la conosco di persona, mi pesa un poco il fatto che al suo cognome balticheggiante

abbia sentito il bisogno di accodare quello di un tal Rognoni: che non vorrei fosse quello del Rognoni democristiano da sempre e per sempre, amico di Moro come Bruto lo fu di Cesare. Di Vincenti sento solo dire che coltiva, tra i i suoi interessi, anche quello per la musica. Il che aggiungerebbe una nota di note all?orchestra mociana, e non farebbe rimpiangere il contrabbasso di Frellicca. Tonelli non ? nome nuovo; nuovo ne sarebbe  il ruolo. Resta, grosso come un macigno, il problema del perch? e del percome della svolta di Mocio: escludo che il Sindaco abbia voluto fare una rivoluzione culturale alla

Mao, anche perch? a lui ? ignaro il libretto rosso, essendogli pi? consono il libretto della Messa Cattolica Apostolica Romana. Escludo anche che Mocio abbia voluto segnare una svolta, essendo le svolte, a sinistra o a destra, estranee al sostanzioso immobilismo democristiano. Resta una ipotesi: dopo essersi travagliato in epocali battaglie con gente politicante, il Nostro deve aver pensato di poter reggere con sicurezza il timone di una barca dalla quale ha fatto scendere, per forza e per ragione,

i politici di mestiere. Grosso modo deve aver pensato che gli intellettuali non rompono le palle in politica, sia perch? la politica spoliticata non ? tra i loro interessi di fondo.

Deve aver pensato che gli intellettuali- con rispetto parlando- sono gli utili idioti del regime, ammesso che il suo sia un regime e che gli intellettuali da lui scelti siano disposti a fare gli idioti. Certo il suo ? stato un progetto ambizioso, alla Re Sole. Anche se

Mocio, pi? che un Re Sole, appare un re lampione. A suo merito posso attribuire soltanto quello di aver fatto le scarpe a Cimicchi, il quale pensava di aver trovato in lui

Un re travicello: e poi la travicella si ? rivelata un bastone. Io molto ebbi a sentirmi Sconfortato quando nel nome di Mocio la bandiera rossa fu ammainata, per far posto A quella scudocrociata, sul Palazzo del Consiglio Comunale. Adesso per? che la bandiera Rossa si sta progressivamente scolorando, e l?Internazionale viene sostituita dal Salve Regina, lo sconforto d? luogo a sconcerto, e lo sconcerto al disimpegno. Per cui punto Tutte le mie carte su Della Fina, che magari ? leggermente guelfo, ma non si strascina Per le auguste scale del Vescovado. E ben venga un sano guelfo in un? epoca In cui dei ghibellini neppure l?ombra. E chiudo, secondo il mio malcostume, con Una citazione da Mao ? Grande ? la confusione sotto il cielo, dunque la situazione

? ottima?.

Pubblicato il: 13/05/2007

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