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Il ruolo della scuola per l?integrazione degli stranieri

Pino Greco dirigente scolastico di Fabro

di Pino Greco dirigente scolastico di Fabro 

 

Per una breve storia italiana su intercultura, immigrazione e pregiudizi  si rinvia a www.icao.it sul quale si pu? trovare la relazione introduttiva al convegno di presentazione del Dossier  statistico caritas-migrantes 2006 che si ? tenuto a Fabro il 6 dicembre 2006 che affronta la vicenda  dell'immigrazione in Italia .

 

Di fronte ad un auditorio d?insegnanti e di studenti ( specie quelli dell?ultimo anno che potrebbero  trovarsi all?esame di stato a doversi confrontare  con questi temi) ? doveroso  fare uno sforzo di approfondimento culturale-teorico su un fenomeno che ? spesso all?attenzione  dei mass-media, che ci coinvolge  nel vissuto quotidiano fuori e dentro la scuola, ma su cui raramente si fanno ricerche ed analisi approfondite. Il tema dello straniero  e degli immigrati  ? antico e direi permanente in ogni epoca e luogo. I Greci diedero il nome di barbaro a chi non parlasse la loro lingua  e Aristotele che era macedone anche dopo 20 anni di soggiorno  studio e insegnamento ad Atene  non ebbe nei diritti l?equiparazione piena  ad un cittadino ateniese. L?incontro con  gli immigrati , gli stranieri e gli autoctoni ? stato sempre un problema bi-fronte non si pu? capire il problema degli uni se non si affronta il problema degli altri  e viceversa. Non ? possibile ripercorrere nei secoli e nelle varie nazioni la storia del fenomeno anche se ? sempre necessario sottolineare  l?utilit? di un approccio storico a tutti i fenomeni sociali perch? sempre il presente  ? frutto del passato e la miglior  via per capire chi siamo noi e chi sono gli altri ? conoscerne la storia. Per esempio ? utile ricordare  che la diaspora degli ebrei parte  dalla conquista dei romani e dalla dispersione  degli ebrei in varie parti dell?impero e arriva attraverso secolari persecuzioni all?olocausto?ma non dimentichiamo che spesso nel senso comune, incontrollato  e spontaneo anche dell?Umbria francescana  e democratica si pu? ascoltare ( al sottoscritto ? capitato) qualcuno  dire? ebreo? intendendo per ebreo, l?avaro, l?uomo senza scrupoli, il cinico..Per un uomo di scuola la mente  non pu? non andare invece  ai grandi ebrei che in vario modo hanno contribuito al progresso del mondo da Marx a Freud , fino ad Eistein per citare i pi? noti, senza i quali il nostro mondo non sarebbe quello che ?. Per un esempio che riguarda la storia dell?ebraismo  ? utile rinviare al primo capitolo delle Passeggiate Romane del Gregorovius( ed. NUOVA EDITRICE SPADA ROMA 1985) che ? proprio  la storia degli ebrei a Roma fino al 1853, leggendo la quale  si capisce il grande valore  simbolico delle scuse  per gli errori della Chiesa che il Grande Papa Polacco Giovanni Paolo II  ha chiesto a tutti gli ebrei. La loro vicenda ? emblematica e ci aiuta  a capire tutte le persecuzioni , i pregiudizi e le discriminazioni  rispetto ai diversi di cui la storia ? costellata .La riflessione su questi temi ? giunta  ad alcuni  punti su cui  ? bene  soffermarsi.Partiamo dal razzismo. Albert Memmi ,ebreo sefardita , maghrebino, naturalizzato francese, grande scrittore di romanzi tradotti in molte lingue e sociologo emerito all?Universit? di Parigi X  ( cfr A.Memmi  Il razzismo :paura dell?altro e diritti  della differenza. Costa & Nolan  Genova 1982) ha dimostrato in modo sperimentale  come si genera , si occulta  e si manifesta  nei suoi effetti  sulla vita quotidiana  di noi tutti. Il razzismo ? un ?atteggiamento psicologico? innato e quasi indipendente  dalle condizioni in cui si manifesta . Si reagisce  al diverso aggressivamente perch? se ne ha paura, sia del nero  che dell?handicappato, perch? specie se si ? deboli si teme di poter divenire come loro.?L?altro sgomenta?. Ormai lo sanno tutti  e  lo hanno dimostrato i pi? grandi genetisti del mondo nelle ricerche sul D.N.A.  esiste una sola razza: quella umana. Tutti quelli che hanno tentato di difendere presunte ?purezze? non fanno altro che esprimere un?esigenza, un desiderio, o meglio dice il Memmi ?un fantasma ?.Questo non significa  negare le differenze: gli uomini sono diversi, ma le razze pure non esistono. Esistono?comunit? culturali? diverse all?interno delle quali ogni individuo ? a sua volta unico:solo gli stereotipi o i pregiudizi ci fanno definire gli altri Albanesi,Cinesi, Arabi inglobando negli insiemi gli elementi, senza distinzione. Queste  riflessioni  divengono necessarie, sostiene il Memmi, perch? il discorso razzista non solo ? ascoltato, ma spesso ha una presa e una forza di convinzione e soprattutto viene esibito con  sicurezza dai portatori che ne menano vanto. Da qui la necessit? che le tesi razziste vengano analiticamente controbattute altrimenti il razzismo cresce e diviene esperienza vissuta da milioni di immigrati. Il razzismo non pu? essere considerato una ideologia sbagliata o una pseudoteoria perch? ha effetti concreti sulla vita di chi lo subisce. Sempre il Memmi ha spiegato come ?il razzismo comincia con l?interpretazione delle differenze?. Si parte da esse   si attacca l?altro di cui si ha paura, preventivamente. L?aggressione genera a sua volta una spirale di conflitto che si autoalimenta e  rinsalda i pregiudizi reciproci. Il Memmi fa risalire  questa diffidenza rispetto al diverso ad una reazione di tipo generale che tutti i viventi hanno rispetto alla difformit?: riferisce dell?esperimento del cane che rimane  contrariato  alla vista di una bobina che si muove tirata da un filo invisibile perch? per lui le cose si muovono solo se sono esseri viventi o se sono spostate dagli altri?ma se una cosa si muove apparentemente da sola questo fatto lo preoccupa e si infastidisce. L?ignoto, quello che non si capisce  spaventa sempre! Il valore dell?opera del Memmi non consiste solo di  acute analisi, ma di proposte su come  concretamente controbattere  queste situazioni e costruire una reale coscienza  democratica  e antirazzista. Anche se non ? facile, ? possibile  e molti esempi che lui porta  dimostrano che ? praticabile una filosofia e una pratica  antirazzista. Si tratta di prendere coscienza che essa va introdotta fin dalla prima infanzia educando alla solidariet? e ad affrontare fin da piccoli la diversit? per diminuirne la paura. Sapendo che  questo processo ? un pezzo fondamentale del life long learning e va costruito senza scoraggiamenti. Cosa ha fatto, fa e dovrebbe fare la scuola? Nella relazione citata si descrive  quanto si ? fatto e i limiti sul piano della formazione degli insegnanti e dei problemi di quadro politico-sociale  e a quella si rinvia. Qui si vuole esaminare quello  che di concreto accade  nelle scuole di base analiticamente. Nelle scuole dell?infanzia e primarie, pur in mancanza di una specifica e generalizzata formazione del personale, rispetto all?intercultura e alla didattica interculturale, il processo d?integrazione avviene, gli alunni stranieri bene o male apprendono la lingua italiana anche perch? la professionalit? educativa degli insegnanti ? storicamente definita dal loro ruolo di alfabetizzatori degli alunni italiani e anche degli stranieri.( Cfr Francesco  Susi ?a cura di-Interculturalit? possibile. L?inserimento scolastico degli stranieri. Anicia Roma 1995)Andrebbe d?altra parte approfondito il modo come questa avviene : prevale l?assimilazione dei bambini stranieri senza nessuna mediazione e scambio? O c??, e quanto, riconoscimento  reciproco delle diverse identit??.Gli studi e le ricerche fatte dimostrano che prevalentemente i bambini stranieri vengono assimilati alla nostra lingua e cultura. I problemi  , sono ancora pi? difficili mano a mano che si sale negli ordini e gradi di scuola. Nelle scuole medie e nelle superiori l?essere ragazzo comporta maggiori problemi. Si rinvia alle ricerche condotte da Susi ed altri per un resoconto pi? analitico. Cosa possono fare  di pi? e meglio le scuole? La risposta ? nell?infiltrazione di una prospettiva interculturale nelle didattiche disciplinari sapendo che la sfida  che la presenza sempre pi? massiccia di alunni stranieri pone,   va vinta su un punto fondamentale: dimostrare nei fatti  che la loro presenza non abbassa il livello degli apprendimenti degli alunni non stranieri?..che ? poi la preoccupazione maggiore degli italiani specie in quelle classi dove la loro presenza diventa percentualmente rilevante.

Cos? come le ricerche sul DNA hanno dimostrato che non esistono razze pure cos? non esistono  culture pure ed impermeabili. La storia dimostra che le grandi civilt? nascono nei  punti di incontro e di scambio..la citt? di Roma  sorse sui colli vicino al Tevere dove esso era facilmente guadabile  e perch? li si incontravano etruschi  fenici punici ed italioti. La penisola greca divenne culla della civilt? occidentale proprio perch? al centro degli scambi culturali e commerciali tra occidente ed oriente.  Oggi la  California rappresenta la punta d?avanguardia nello sviluppo scientifico e culturale  grazie al numeroso apporto di etnie diverse che provengono da tutte le parti del mondo. Sviluppare competenze interculturali ? una condizione di vantaggio in tutti i campi: lo sanno benissimo le grandi multinazionali che tendono nella loro produzione a costruire beni che rispondano a varie e diversificate esigenze?potremmo dire che oggi l?automobile che ? il bene pi? venduto ? un oggetto interculturale perch? viene costruita tenendo conto di varie esigenze anche apparentemente contrastanti?deve essere spaziosa ed economica?veloce e sicura  stilisticamente piacevole ed aerodinamica?pensate agli spot che fanno per venderle e  possiamo fare un?analisi interculturale delle strategie di marketing delle multinazionali vincenti?giapponesi in primo luogo..Ma torniamo alla scuola. Facciamo alcuni esempi. Pensiamo all?insegnamento della storia.Non ? difficile rintracciare nella nostra storia la presenza degli altri. Dai punici ai greci ai longobardi ,ai goti ai francesi ai  normanni agli aragonesi angioini arabi  austriaci?per citare  i maggiori ?.tutti questi hanno lasciato tracce nella cultura e nella storia italiana. Si  possono trovare in Dante le tracce della cultura araba...si possono capire i motivi arabi  nelle cattedrali del rinascimento italiano a partire da quella di Orvieto ecc. Una prospettiva interculturale nell?insegnamento della storia dovrebbe consentire di rintracciare la presenza delle culture altre nella nostra e viceversa. Pensiamo a quanti termini di origine latina sono presenti nel lessico dell?inglese. La mitologia delle culture  autonome ed incontaminate ? appunto un?ideologia ,una falsa rappresentazione della realt?. Del resto la grandezza dei romani ? consistita anche nella capacit? di integrare  i vari popoli in un?unica civilt??il loro esercito era quanto di pi?  interculturale si potesse concepire ( cfr. Pete Farrel Multicultural  education  Scholastic publication Ltd 1990 Leamington Spa Warwickshire) Anche la storia dei nomi a incominciare da quelli propri ? un modo di ritrovare  depositata nella nostra lingua la presenza degli altri?per chi come il sottoscritto proviene dal profondo Sud, ? stata un grande scoperta da adulto studente universitario capire che tanti termini del proprio dialetto usati spontaneamente durante  la propria infanzia  in un piccolo paese della Calabria pi? isolata erano di origine greca, piuttosto che araba, francese e ultimamente anche di origine inglese?perch? essendoci nell?ultimo secolo molta emigrazione in America  da l? tornavano parole che divenivano parte del nostro linguaggio. Ecco questo personale esempio ci pu? dare una pista di lavoro didattico nelle classi  per superare ogni visione integralista della cultura  che ? causa dei  maggiori pregiudizi. Essere consapevoli della propria storia ed identit? culturale ? il miglior antidoto ai pregiudizi , perch? solo chi ha costruito una buona  autoidentit? ? capace di accettare  e confrontarsi con gli altri. Il contrario ? purtroppo vero.. Individui  e gruppi insicuri della propria identit?, sfiduciati  rispetto il proprio futuro  facilmente vedono negli altri una minaccia e possono creare  subito un capro espiatorio delle proprie difficolt? a scuola e  nella societ?.

Pubblicato il: 08/03/2007

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