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Ricordare per sempre

Roberto Abatematteo, Azione giovani Orvieto

di Roberto Abatematteo, Azione giovani Orvieto

Anche dopo sessant?anni noi non possiamo dimenticare. Quanto ? vero?

Sono trascorsi oltre sessant?anni dalla fine della guerra e dall?inizio delle persecuzioni contro gli italiani di Istria e Dalmazia, ma nel cuore la rabbia ? ancora tanta, tanta e mal celata, perch? per chi come noi ha dovuto subire e tacere di fronte all?odio e alle violenze perpetrate dai comunisti slavi, la voglia di far sentire a tutti quanto ? ancora grande l?amore per quelle terre e per quei fratelli che sono stati costretti a fuggire, ? come un fiume in piena che spezza gli argini di una societ? perbenista, che non vuole riconoscere gli errori di un partito venduto allo straniero.

Hanno privato tutti noi italiani del diritto di vivere nelle terre che erano nostre, vessando e uccidendo migliaia di connazionali colpevoli solamente di essere italiani.

Ma nonostante tutto noi siamo ancora qui. Seppur lontani dalla terra istriana, noi abbiamo ed avremo il cuore sempre l?, a Pola, a Fiume, a Capodistria, a Orsera, a Zara, a Omago, e nessuno potr? mai scalzarci dalle nostre posizioni, perch? siamo ben trincerati dietro una barricata che si chiama orgoglio: e saremo sempre armati di ideali e di passioni che si ergeranno come le guglie delle nostre chiese sulla testa di chi ancora non riconosce i crimini di una dittatura abominevole e spietata.

Il tempo ? passato, ma la memoria resta, il ricordo dei nostri morti, straziati come bestie e gettati dentro quelle fenditure infernali, non si cancella con gli anni, perch? ci vuole ben altro per fermare questa rabbia. Hanno rubato, stuprato, torturato, deportato, fucilato, ucciso, e per questo non ci potr? mai essere perdono, perch? il ricordo di quegli anni, di quei carretti carichi di poche misere cose in viaggio verso sud, il ricordo di quelle facce straziate dalla fame e dalla sofferenza, di quei treni pieni di profughi, loro malgrado, non si possono cancellare dalla mente dei sopravvissuti, dei figli e dei nipoti.

Alla fine si ? deciso di ricordare anche loro, le vittime delle foibe, le vittime dei partigiani di Tito, le vittime dei comunisti slavi. Come ? giusto che sia ogni anno celebriamo la giornata delle memoria per i milioni di ebrei morti nei lager tedeschi, ma dobbiamo anche ricordarci dei nostri morti innocenti, quei morti cancellati dalla storia patria per troppo tempo, quei morti che il partito comunista italiano voleva nascondere, quei morti che le autorit? costituite facevano fatica a digerire.

Noi per? non abbiamo certo lasciato che il grido di libert? di quei martiri cadesse nel vuoto morente delle foibe, e siamo riusciti, non senza combattere, a far conoscere al mondo la verit? su quel periodo oscuro di storia italiana. Ed ? per questo che anche quest?anno siamo qui a celebrare un triste giorno di memoria collettiva, che appartiene all?Italia intera: al sud come al nord, ai poveri come ai ricchi, alla sinistra come alla destra.

Perch? essere italiani vuol dire andare ben al di l? della semplice contrapposizione tra un polo e l?altro, ben al di l? delle divergenze tra partiti. Essere italiani ? prima di tutto una questione di cuore, spirito e anima, che ognuno di noi vive nel modo che crede pi? opportuno, ma che ci dovrebbe accomunare tutti in un unico sentimento di orgoglio e fierezza.

Ed ? per questo che quei morti non possono, e non devono essere dimenticati.

Cos? come non possono essere cancellati dalle tristi pagine della storia recente, come hanno invece tentato di fare quei comunisti italiani che negavano l?esistenza delle foibe, quei dirigenti politici che non tiravano in ballo la questione istriana perch? scomoda a Mosca e Belgrado, quei governanti che hanno preferito tacere piuttosto che svelare gli altarini di una verit? indigesta per tutti: che si ? lasciati gli slavi liberi di agire e di uccidere nel nome di una libert? pagata a caro prezzo, senza che nessuno mai intervenisse a fermare quel massacro.

Ma quale libert? pu? mai essere quella di chi viene cacciato dalla propria terra, dalla propria casa, derubato dei propri averi e abbandonato a s? stesso.

Quanti ricordi si affollano nella mente di chi ? riuscito a salvarsi dal comunismo, e solo dopo anni ? riuscito a vedere di nuovo la propria terra natale, al di qua di un confine invisibile, eppure invalicabile. E lo sguardo perso nel vuoto di chi non dimentica la propria casa, i propri cari e la propria patria, nasconde una lacrima che non vuole essere versata, per non dare la soddisfazione agli aguzzini comunisti slavi di aver davvero spezzato un cuore italiano.

Non conoscete voi stranieri la forza del nostro cuore italiano, e mai la conoscerete, perch? ci vuole ben altro per domare il nostro spirito libero.

Ed ? in nome di questa libert? e di quei martiri italiani, che oggi, 10 febbraio, ricordiamo i nostri morti innocenti, caduti da eroi, e per sempre vivi nell?animo di chi non pu? dimenticare.

Pubblicato il: 09/02/2007

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