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Largo ai giovani di testa e di cuore!

Franco Raimondo Barbabella

Mercoled? sera ho chiesto a due giovani consiglieri (per precisione due donne, ma non scrivo ‘consigliere’ senn? qualcuno potrebbe pensare ad un errore di ortografia) chi per loro ? da considerare ‘vecchio’ in politica, come peraltro in generale nella vita. E loro mi hanno risposto, debbo dire con grande sagacia, che vecchio ? chi non ha nulla da dare o non ha pi? nulla da dare (notare: non da dire, ma da dare). Alla luce di questa risposta ho chiesto poi a quale et? secondo loro ci si deve considerare o si deve essere considerati vecchi. Anche in questo caso la risposta ? stata parimenti sagace: si pu? essere o essere considerati vecchi anche in et? molto giovane, perfino a diciotto anni, come dire che c’? chi nasce vecchio e non se ne accorge. Bene, sono state le risposte di queste due giovani che mi hanno convinto che era giustificato per me poter rispondere alla tua ‘birichinata’ di far “largo ai vecchi”. E non certo contro i giovani, come qualche malevolo sprovvisto di humour si potrebbe ancora precipitare ad affermare!

Lo sai, io amo essere diretto, e allora ti rispondo che, siccome mi sento ancora in grado di dare e non solo di dire, mi sento a mio agio con tutti eccetto che con coloro che sono vecchi di testa e di cuore. E di vecchi in questo senso ce ne sono eccome! Ah se ce ne sono, soprattutto quelli che proclamano il giovanilismo pi? spinto! Stiano attenti, sono d’accordo con te, i giovani veri, di et? ma anche di testa e di cuore, perch?, pi? prima che poi, se e quando vorranno toccare le questioni vere, saranno dolori. Non si scoraggino per?, mettano sul serio alla prova la loro autenticit?, facciano battaglie vere, si misurino con la ruvida realt?. Il rinnovamento, non semplicisticamente generazionale ma delle idee, dei metodi e delle azioni, non ? mai indolore: richiede disponibilit? e duttilit?, ma anche molta fatica, tenacia e soprattutto coerenza (s?, coerenza, una parola ormai desueta); richiede senso della realt?, ma anche capacit? di sognare; richiede, last but not least, disponibilit? ad accettare le sconfitte, che quando sono conseguenza di battaglie autentiche di rinnovamento non sono mai veramente sconfitte.

Veniamo ora all’aspetto della tua ‘provocazione’ che mi coinvolge pi? direttamente. Avrai notato che anch’io mi astengo dal partecipare facilmente alle battaglie massmediatiche. E anch’io, come Cimicchi, mi sono imposto di non dare giudizi friabili sulla nostra realt? locale. Preferisco i luoghi istituzionali, sia per dire che per agire. Ma quando mi si stimola sul terreno della collaborazione, allora dico che ci sto, perch?, checch? ne possa pensare qualcuno, questa la sento come la mia dimensione, la mia conformazione mentale, il mio modo di pensare e di agire. Penso anche di averlo dimostrato, con persone diverse e in diverse circostanze e fasi storiche. Converrai per? che si pu? collaborare solo se la collaborazione ? richiesta o accettata. E vale solo se c’? lealt? e volont? costruttiva, rispetto dell’altro e uso non strumentale della disponibilit? altrui. A queste condizioni ci sto, con la mia personalit? e le mie idee, che sottopongo sempre a confronto con chi al confronto ? disponibile.

Ho detto che voglio astenermi da giudizi friabili e che preferisco parlare ed agire nelle sedi istituzionali. Mi concedo un’unica eccezione per dire che ho l’impressione che viviamo una fase molto difficile da capire, in cui molta gente sembra affaticarsi pi? ad escludere che ad includere (qualcuno ricorda la ‘vecchia’ conventio ad escludendum?), a tagliar teste, soprattutto se pensanti, piuttosto che a far crescere pensieri e a coltivare visioni o a mettere a frutto energie. Niente progetti, ci mancherebbe, roba vecchia! In cambio qualcosa qua e l?, quel che serve al momento, meglio se consente di spostare qualche pedina sullo scacchiere del potere, e per? insieme tante elaborazioni di facciata, che durano naturalmente finch? a qualcuno non viene in mente qualche altra cosa che gli potrebbe essere utile. E poi la parola d’ordine pi? diffusa e praticata: levati tu che mi ci metto io! Mala tempora currunt, ma chiss?, sar? un’impressione da ‘vecchio’? Speriamo nei giovani di tutte le et?, quelli di testa e di cuore.

Ad maiora caro amico, e grazie per l’ospitalit?.

Pubblicato il: 02/02/2007

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