Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Memoria vera... per tutti

Roberto Abatematteo, Azione giovani Orvieto

27 gennaio, una data che ci porta ogni anno, inevitabilmente, a fare i conti con una coscienza collettiva che nessuno pu? dire di avere veramente pulita, perch? nessuno, in fin dei conti, pu? sentirsi lontano da una tragedia che tocca il passato, neanche troppo lontano, di ognuno di noi.

Sono trascorsi ormai sessantadue anni da quel fatidico 27 gennaio 1945 in cui l?Armata Rossa apr? le porte del campo di sterminio nazista pi? famoso del mondo, Auschwitz. Sessantadue anni in cui la piena consapevolezza del peggior crimine perpetrato nella storia dell?uomo ha svelato tutti i propri retroscena, tutte le proprie verit?, sviscerando sotto ogni aspetto un dramma che torce il cuore non di un solo popolo, ma del mondo intero.

E, come ? doveroso che sia, anche quest?anno siamo qui per ricordare a tutti che l?umanit? non pu? sopportare un?altra tragedia di tali proporzioni, e che non pu?, e non deve, dimenticare che ovunque nel mondo si annida nell?anima dell?uomo il seme della follia pi? inverosimile, un tocco maligno e bestiale che porta a disprezzare la vita in tutte le sue forme, e che spinge il pi? improbabile dei padri di famiglia a sterminare i suoi simili, tanta ? la voglia di creare qualcosa di pi? puro e inarrivabile.

Il nazismo rappresenta, in ultima analisi, il folle tentativo di generare la razza perfetta, quel superuomo che da solo sarebbe riuscito a dominare il proprio destino e a piegare, con le proprie sole forze, le poderose forze della natura.

Ma alla fine di questo utopico incubo maniacale, che cosa abbiamo trovato? Cosa pesa come un macigno sulla coscienza di tutti noi? Una scia di morti lunga nove anni, con sei milioni di anime cadute a ricordarci che alla follia non c?? mai fine.

Ed ? quindi un obbligo morale, etico, sociale e culturale che tutti insieme, per un giorno all?anno, ci si ritrovi a celebrare una data che rappresenta un simbolo indelebile di come l?uomo abbia tentato, in parte riuscendovi, a sterminare i propri simili.

Solo per? non dobbiamo cadere nell?errore grossolano, ma troppo spesso comune, di rendere questo giorno una ricorrenza dovuta, un giorno di cordoglio civile senza significato profondo, o uno stereotipo dell?ideologia liberale e antifascista, con la quale tacciare, oggi, di infamia le ideologie di destra, solo perch? eredi di un passato scomodo.

Si, ? vero, anche l?Italia si ? coperta di infamia con l?introduzione delle leggi razziali germaniche nel 1938, ed ? vero che anche nel nostro paese sono state prese le misure necessarie alla deportazione degli ebrei nostri connazionali, ma non dobbiamo dimenticare che il numero di ebrei morti per mano italiana fu minimo, che le disposizioni legislative spesso venivano eluse, che si chiudeva un occhio, anche due, per aiutare un compatriota, e che tanti italiani si impegnarono attivamente per salvare, a rischio della propria stessa vita, centinaia di ebrei.

Le leggi razziali furono per lo pi? un atto politico necessario per ingraziarsi un alleato troppo potente per noi. Lo stesso Mussolini aveva pubblicamente e ripetutamente accusato i tedeschi di essere dei barbari, riferendosi a certi comportamenti xenofobi e razzisti, e tanti fascisti erano ebrei, senza bisogno di nascondere niente a nessuno.

Solo quando la situazione internazionale, specialmente dal punto di vista militare, stava precipitando verso un baratro senza ritorno, anche il regime fascista dovette piegarsi alle paradossali regole della diplomazia internazionale e accettare di buon grado le leggi razziali, per poter contare su un valido alleato commerciale, e soprattutto militare.

L?Italia ha le proprie incancellabili colpe, e nessuno mette in dubbio questo, solo per? bisogna riflettere quando si affronta un tema tanto delicato quanto l?olocausto, perch? si devono considerare aspetti che talvolta l?opinione pubblica tende a dimenticare.

Perch? non si parla delle persecuzioni antisemite del regime stalinista in Russia, con migliaia di morti e altrettanti profughi verso il medio oriente?

Perch? non si parla del disinteresse mondiale verso le persecuzioni tedesche durante tutto il periodo prebellico?

Perch?, oggi, nessuno in Italia inorridisce per l?antisemitismo becero della sinistra radicale. Perch? nessuno si scandalizza quando nelle strade italiane, in manifestazioni regolarmente autorizzate, i vecchi relitti dell?antifascismo militante bruciano bandiere di popoli sovrani e democratici, unitamente al fuoco che viene dato a fantocci raffiguranti militari italiani ed alleati?

Perch? nessuno ha alzato la voce contro le vessazioni, le umiliazioni e i maltrattamenti che il regime nazionalsocialista aveva gi? avviato prima della guerra?

Perch? Francia e Inghilterra sono intervenute contro Hitler solo dopo che la Germania aveva invaso la Polonia? Forse che non conoscessero le condizioni degli ebrei tedeschi, o che non sapessero in quale condizioni erano costretti a vivere? Eppure tanti erano stati quelli costretti alla fuga dal regime.

Perch? in sei anni di guerra ci fu un solo tentativo, uno solo, di fermare un convoglio carico di ebrei verso i campi di concentramento? Gli alleati sapevano che cosa trasportavano quei treni, eppure solo una volta si tent? di fermarli.

Perch?, vi chiedo, l?antisemitismo ? diventato abominevole solo dopo che in tanti sono dovuti morire? Forse che prima l?odio razziale verso gli ebrei in Polonia, nella Russia zarista e ancor pi? in quella comunista, nell?est e nel nord Europa in generale, non fosse abbastanza forte da dover porre un freno a tanto secolare e indiscriminato odio?

O magari le democrazie occidentali, una volta mostrata al mondo la triste verit?, si sono sentite in debito nei confronti di coloro che non erano stati in grado di difendere da un regime chiaramente intollerante e antisemita, nonostante il Mein Kampf di Adolf Hitler presentasse un chiaro ed esplicito programma di epurazione della Germania dal ?virus ebraico??

E adesso tutti puntano il dito e predicano, senza ricordare che molti tacquero quando c?era pi? bisogno di parlare, quando l?orrore aveva luogo, quando la gente moriva, e tanti sapevano.

Tanti addirittura hanno rinnegato il proprio passato razzista, come Giorgio Bocca, editorialista di Repubblica, che a suo tempo scrisse articoli per ?La difesa della razza?, il giornale del regime dedito alla propaganda razziale, e sottoscrisse addirittura il ?Manifesto della razza?. Adesso anche lui ? divenuto un antifascista radicale.

Per? la storia, si sa, facilmente dimentica gli errori dei vincitori e sbandiera quelli dei vinti, senza lasciare spazio a nuove prospettive, a nuove teorie o a nuove opinioni, perch? il revisionismo (badiamo bene, non il negazionismo) ? addirittura divenuto reato in certi paesi.

E ci dimentichiamo, una volta di pi?, tanti altri morti innocenti, tanti altri incolpevoli che hanno trovato la morte per mano del fanatismo e dell?odio, gente che ? morta per errore, per non aver rinnegato la fede, o semplicemente perch? colpevole di una colpa che non esiste: essere diverso da ci? che un altro considera normale.

E per questo anche i nostri morti meritano, in questo giorno, che non ? semplicemente il giorno dell?olocausto, bens? il giorno della memoria, e quindi universale e comprensivo di tanti genocidi e massacri nel mondo, degno e giusto riconoscimento.

Ricordiamo i martiri dell?Emilia e delle foibe, gli esuli di Istria e Dalmazia, i caduti innocenti del nord Italia per mano del fanatismo partigiano, gli internati italiani nei gulag sovietici, i civili morti sotto bombardamenti alleati, e tutti i militari del Regio esercito e della R.S.I. che hanno dato la vita per una causa che ritenevano giusta.

Alcuni di questi morti hanno gi? trovato degno riconoscimento, altri ancora non sono ?abbastanza noti? per poter essere celebrati. Ed allora lo facciamo noi, oggi, in questa giornata speciale, di memoria e cordoglio collettivo, nella quale tutti insieme ci stringiamo attrono alle famiglie delle vittime e alle anime di tanti caduti, nella speranza che tutti i morti, almeno per una volta, possano trovare la pace.

Pubblicato il: 27/01/2007

Torna ai corsivi...