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Caserma Piave:' Se non si hanno idee vere ? meglio fermarsi e ragionare'

Marco Marino, cittadino orvietano

di Marco Marino, cittadino orvietano

Quando negli anni venti  Orvieto prese coscienza di quanto la propria economia fosse scesa a livelli preoccupanti e che fosse necessario fare qualcosa per non far precipitare la citt? su livelli indegni del proprio passato, con schietto realismo e senza voli pindarici  fu scelto un intervento che rivitalizzasse le prospettive di crescita nascenti dall'intervento stesso e dall'indotto possibile.

Nacque cos? quello che gli orvietani ribattezzarono "il casermone", che effettivamente produsse gli effetti desiderati perch? immise nel circuito economico sia gli stipendi degli ufficiali e sottufficiali, sia la spesa dei soldati che necessitavano di servizi. Involontariamente dettero alla citt? una costruzione di architettura razionalista, unica di grandi dimensioni realizzata in Italia prima degli anni cinquanta, che meriterebbe una ben pi? alta valutazione se finalmente fosse capita (ma per questo sarebbe necessaria la cultura che risaputamene ? un optional in politica).

La caserma fu ideata quindi come occasione di sviluppo, non come tampone ai problemi di una collettivit? bisognosa di piccoli assestamenti, come viene attualmente interpretata, anche se in realt? oggi pi? di ieri avremmo bisogno di una forte spinta economica visto che parte privata e parte pubblica cercano di sopravvivere vendendo i propri  beni.

Leggere sui quotidiani che  si pensa addirittura ad immettere nella caserma funzioni abitative fa inorridire al solo pensiero di cosa sono diventate le megastrutture di quel tipo, anche di nuova costruzione, che hanno prodotto emarginazione sociale nel migliore dei casi. Ed anche il gioco dei quattro cantoni che nasce dal riempire i contenitori lasciati liberi dagli uffici con appartamenti di civile abitazione lasciamolo fare ai palazzinari, tollerandolo, da uomini di sinistra quali siamo, non esaltandolo dimenticando che sono stati quest'ultimi a determinare il processo inverso che ha espulso gli abitanti  dai centri storici.

Le direttive date pochi anni fa per l'utilizzo produttivo della caserma  erano nobili e di alto profilo, ma erano altrettanto irrealizzabili perch?  presupponevano forti impulsi esterni che non sono  venuti o che non si sono voluti dare. Ho pi? volte detto che si poteva anche volare pi? basso, come hanno fatto i nostri nonni, ma ora ho l'impressione che si voglia esagerare.

Non sto qui a rilanciare la mia proposta per l'utilizzo complessivo e monofunzionale della caserma che evidentemente non ? piaciuta, anche se i posti di lavoro che sarebbero sorti erano possibili, scrivo solo per ricordare a chi a qualsiasi titolo e livello di responsabilit? si occupa del problema, che il futuro della citt? ? anche in quella struttura e che se non si hanno idee vere ? meglio fermarsi e ragionare piuttosto che andare avanti e compromettere il tutto.

Pubblicato il: 07/01/2007

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