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Piave. Bisogna sfilare il problema dalle mani di una cricca di politici autoreferenziali ed incompetenti

Davide Orsini

La vicenda Piave ? il simbolo della fase che sta attraversando la citt? di Orvieto. L?ennesimo fallimento annunciato e portato a termine con ostinazione e poco realismo. Iniziamo da qui, il realismo. Questo ingrediente fondamentale ? scarsamente distribuito all?interno della classe politica locale. Come si poteva pensare che Orvieto avesse le risorse materiali e quelle umane per affrontare un compito tanto arduo? Bisogna essere umili e capire che la nostra piccola realt? non pu? sostenere uno sforzo come quello del recupero e della rifunzionalizzazione della Piave, neanche in sede progettuale. Il Prof. Barbabella ? persona intelligente e seria, ma non si ? accorto, se non in grande ritardo, di essersi prestato ad un gioco tutto politico, basato sull?accordo fra l?ex Sindaco Cimicchi ed lo SDI. Un patto interno alla maggioranza per tenere tutto in casa e cercare di far diventare Risorse per Orvieto una sorta di ?Risorse di consenso per noialtri? con la vecchia tecnica della distribuzione di incarichi, e la spartizione dei ?lotti? ai gregari. Cos? Barbabella, che sognava di diventare l?alter ego del principe e di essere nuovamente lui il timoniere delle sorti orvietane, ha capito di essere una vittima sacrificale, un utile paravento che avrebbe dovuto dare un manto di seriet? ad una operazione che aveva quantomeno fini paralleli a quelli ufficiali.

Tutto sommato quell?accordo vecchio stile avrebbe anche potuto funzionare con il nuovo sindaco Mocio, se nel frattempo non fossero cambiate le carte in tavola all?interno dei DS. Spodestata la guardia cimicchiana nel partito, Capoccia ha iniziato la sua opera di bonifica (una volta si sarebbe chiamata purga). Lo ha fatto scientificamente e applicando il metodo che gli ? stato inculcato dai suoi predecessori. Capoccia si ? tolto di mezzo l?ombra ingombrante di Cimicchi, contribuendo a segarlo alle elezioni regionali, e ha poi provveduto a marcare una linea netta di discontinuit? nei confronti del suo operato. ? chiaro che questo ha coinvolto l?attuale Amministrazione. Mocio, preso nella morsa delle scelte fra il rinnovamento e la continuit?, avrebbe (demo)cristianamente optato per quest?ultima, ma non ha calcolato l?impatto di due variabili. La prima ? il grande ammasso di problemi irrisolti lasciati dall?ex sindaco. Tutti i nodi di una citt? che viveva al di sopra delle sue possibilit? sono venuti al pettine, dolorosamente. Il secondo fattore ? la violenta rappresaglia del nuovo segretario DS, che in virt? di una rinvigorita verve di partito ha cominciato a fare la voce grossa, reclamando il diritto di dirigere la cabina di regia con la bilancia dei voti in mano. Qui andrebbe aperta una piccola parentesi politologica, che accenner? soltanto. Con questo indirizzo politico Capoccia e i DS (ma alcuni non se ne sono accorti o lo concepiscono come un processo naturale) hanno stabilito che il voto diretto del sindaco da parte dei cittadini conta relativamente poco nella gestione della giunta. La volont? degli elettori ? passata in secondo piano. I partiti, o meglio le segreterie, decidono l?indirizzo amministrativo del Comune, in virt? della dote di consenso di cui dispongono e lo fanno nell?interesse dei propri associati. Per questo suggerii a Mocio, che di dote ne ha poca, di aprire le finestre e le porte della sua stanza per far circolare aria e per cercare sostegno fra gli orvietani di buona volont?. Non lo ha fatto, e ora fa la parte del topo in trappola, salvo per alcuni scatti di orgoglio come quello del consorzio universitario e la ricerca di alleanze in Provincia.

Mi verrebbe da dire che la situazione della Piave non pu? essere analizzata se non tenendo conto di questo contesto. ? chiaro, dunque, come sia poco realistico pensare ad una svolta rapida, seria, ed efficiente se gli attori principali di questa partita puntano ad obiettivi incompatibili con il benessere ed il rilancio generale della citt?.

Bene ha fatto Barbabella ad uscire dalle quinte di questo teatrino. Bene per lui, e bene per la citt?, che ora deve cominciare a pretendere chiarezza. Questa volta condivido i toni dell?opposizione e mi sentirei di partecipare, come cittadino, a tutte le forme di protesta pacifica per manifestare il pi? assoluto dissenso per come l?amministrazione comunale sta dissipando il patrimonio. Per andare al concreto vorrei proporre una lista di possibili forme di lotta politica.

1) Chiamare la redazione della Gabanelli (Report) e chiedere di fare un?inchiesta su quanto avvenuto e quanto sta avvenendo in merito alla Piave.

2) Iniziare un procedimento di raccolta di firme per un referendum cittadino (ora regolato dallo Statuto comunale) sulla Piave (modi e soluzioni tecniche da studiare)

3) Promuovere, attraverso associazioni, partiti, gruppi imprenditoriali, una operazione di informazione sulla Piave. Organizzare un sito Web (anche in inglese) sulla Piave per far vedere in che stato versa, ma anche per portare a conoscenza il mondo esterno delle potenzialit? di investimento per eventuali acquirenti, anche stranieri.

Il concetto fondamentale ? che bisogna sfilare il problema dalle mani di una cricca di politici autoreferenziali ed incompetenti, per riportare la discussione su altri livelli di gestione improntati a seriet?, competenza, fattibilit?. Sar? mai possibile?          

Pubblicato il: 23/11/2006

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