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I manifestanti e il senso di appartenenza

Fabiola Di Loreto

Prendo in prestito le parole di un grande cantautore della musica italiana, Giorgio Gaber, e della sua ?Canzone dell?appartenenza?, per comunicare il mio senso di appartenenza a ci? che si sta muovendo in questo periodo nelle nostre piazze.
Comprai il penultimo disco di Gaber appena uscito, era un evento, si attendeva da molto e il titolo lasciava gi? immaginare testi sicuramente pieni di riflessioni amare: ?La mia generazione ha perso?.
L?ho ascoltato molto, a ripetizione, come avviene sempre quando compri un disco nuovo, per le prime settimane non fai che ascoltarlo.
Non mi ha delusa ma certo, molti testi sono forti atti di accusa e portano con se emozioni ma anche molte illusioni.
Una canzone fra tutte mi ? sembrata la pi? bella e oggi sono tornata ad ascoltarla: la canzone dell?appartenenza.
?L?appartenenza non ? un insieme casuale di persone, non ? il consenso a un?apparente aggregazione, l?appartenenza ? avere gli altri dentro di s?.
L?appartenenza ? un?esigenza che si avverte a poco a poco, si fa pi? forte alla presenza di un nemico, di un obiettivo o di uno scopo, ? quella forza che prepara al grande salto decisivo, che ferma i fiumi, sposta i monti con lo slancio di quei magici momenti in cui ti senti ancora vivo?.
Ecco cosa voglio dire e non sarei stata in grado di esprimere con tanta capacit? e chiarezza, come solo alcuni poeti sanno fare, facendo coincidere parole ed emozioni.
Credo che tutti coloro i quali hanno partecipato alle manifestazioni che da qualche tempo hanno animato le piazze e il dibattito politico italiano spingendo nuovamente la gente a trovare forme di espressione su questioni di interesse comune e non su fatti individuali, quello che ? stato definito il ?borbottio del ceto medio?, possano comprendere cosa intendo dire.
Ed in particolare penso a coloro che hanno preso parte alle numerose manifestazioni, a partire dalla gigantesca manifestazione della CGIL a Roma quel sabato 23 marzo dello scorso anno, e alle successive manifestazioni per i diritti, per le libert?, contro i soprusi e gli interessi individuali di ogni tipo, e penso infine alle numerose manifestazioni per la pace che molti a destra, ma anche troppi a sinistra, hanno giudicato e continuano a valutare inopportune e fuori tempo.  Tutti loro che ne hanno preso parte possono comprendere quale intenso sentimento attraversava in modo uniforme e al tempo stesso trasversale i numerosi manifestanti che provengono da esperienze, ceti sociali, formazioni culturali e politiche assai diverse.
Non ne facciamo una questione di numeri, che comunque non sono sicuramente quelli dichiarati dalla Questura e sempre sottolineati con irriverente ironia da una destra ogni giorno pi? arrogante. Anche qui si deve notare la differenza: non ? sempre una questione di numeri o di sondaggi o di share, a molti italiani interessano i contenuti e le idee e spesso la forma, che soprattutto in politica assume veste di sostanza.
E cos? anche la manifestazione di sabato scorso a Roma ? stato un momento di importante valore, dove donne, uomini, giovani e anziani sono stati animati da un unico desiderio e da un unico messaggio politico: basta con le guerre preventive, basta con le false motivazioni alle guerre, basta con una cultura di odio che produce vittime e sofferenze. E a quanti, a destra come a sinistra, hanno considerato questa manifestazione fuori luogo e fuori tempo, vorrei chiedere se sono certi che la guerra sia realmente finita, se quella che vedono trasmessa dai nostri telegiornali possa avere la minima parvenza di pace, se non trovino inquietanti le ultime dichiarazioni  di Bush sulla Siria, se ritengono veramente che quei bambini iracheni senza gambe e senza braccia si sentano liberati dai buoni pap? e mamme occidentali.
E? per questo che sono tornata a Roma sabato 12 aprile e non mi sono affatto sentita n? fuori tempo n? fuori tema ma viva, in un comune stare insieme e vorrei pi? rispetto da parte di chi mi governa e da parte di un Presidente del Consiglio malato di ossessioni e allucinazioni che continua a vedere comunisti dovunque e che non rispetta pi? nulla, neppure la Costituzione italiana.
Ma Berlusconi e questa destra stanno dando inconsapevolmente da tempo un vantaggio a questa nuova formazione di idee. Molti hanno ritrovato, proprio grazie a questa penosa politica del nostro Governo, il loro senso di appartenenza ad un?idea, un ideale, un comune stare insieme, un battersi per i diritti di molti, una voglia di libert? vera, di pensiero, di espressione e perch? no, di esprimere anche la propria contrariet?. Capiamo che al Presidente imprenditore la dialettica possa annoiare, la democrazia sia perdita di tempo, il confronto con chi non la pensa come lui non serva. Comprendiamo anche il suo nervosismo e il suo imbarazzo che ogni giorno diventa pi? ingombrante a fronte delle tante difficolt? nel sostenere posizioni che non trovano nessun ragionevole fondamento. Si comprende il suo servile silenzio di fronte a questa guerra. Si comprendono un po? meno le difficolt? di una sinistra che si continua a dividere su questioni di marginale importanza e di sofisticata comprensione e non riesce a trovare il modo per unirsi a questo straordinario Paese che manifesta il proprio dissenso, per la propria libert?, per i valori fondanti di una grande democrazia e che meriterebbe un governo migliore.

Pubblicato il: 15/04/2003

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