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Ve lo do io, l?indulto

Fausto Cerulli

di Fausto Cerulli

Ve lo do io, l?indulto. Vorrei provare a spiegare come  e perch? la recente disposizione in tema di indulto abbia costituito una delle pagine  pi? vergognose di quella che in gergo si chiama la nostra recente storia repubblicana, anche con qualche incursione carceraria della monarchia  sabauda che Dio ce la conservi.  Me fa piacere che una diecina di migliaia poveri cristi escano dal gabbio; mi ? capitato di entrare in qualche carcere repubblicano in queste calure di estate, con la puzza di minestra cattiva che ti arriva  al naso, con le mutande ad asciugare alle gabbie; con gli agenti penitenziari che sembrano contente a farti aspettare, nei cortili disadorni;e prima di portarti il cliente ti fanno sentire il tintinnio delle chiavi, ed il rumore implacabile dei cancelli che si aprono e si chiudono; ed anche il detenuto che ha rubato una radio in una macchina ha diritto ala sua ora di sorvegliato speciale, tipo sing. Per questi detenuti ben venga l?indulto; per questa gente che segna sulla parete della cella i mesi che sono passati e quelli che debbono passare: e adesso, con l?indulto, cancellano come per miracolo trentasei mesi. Tutti d?un colpo. Mi dicono che questa  gente, che nelle celle ha quattro radioline per persona, ha accolto con un boato la notizia che i nostri parlamentari, in disaccordo  persino sui conti della serva, avevano trovato il modo di trovarsi d?accordo, con una maggioranza di quelle che nella pattumiera parlamentare  si dicono trasversali

Ormai lo sanno ance le pietre di questo tribunale che pende dalla  bocca e dal sogghigno di un Mastella; per approvare un indulto occorre una maggioranza che si chiama qualificata anche se ?  squalificata; la maggioranza di due terzi; in alti tempi la si sarebbe detta una maggioranza bulgara: una maggioranza di questo tipo, nel nostro parlamento, non esiste; ed allora occorre costruirla nel segreto delle commissioni, nelle chiacchiere prefestive del transatlantico. A queste costruzioni partecipano i cosiddetti peones. I sergenti della truppa parlamentare: si conoscono tutti, tra loro, al di l? delle coalizioni politiche: ? gente che ? sta eletta non si sa come, e che per avere qualche speranza di essere rieletta deve rassegnarsi a fare i lavori sporchi. Ecco il  punto: per raggiungere una maggioranza di due terzi su un  provvedimento salva poveri cristi non dovrebbe esserci bisogno di essere Giolitti.  Anche il Papa aveva chiesto un provvedimento d?indulgenza, ed il Papa, in questa repubblica laica fondata sul lavoro, ? il vice presidente della Repubblica in servizio permanente: e quando dico permanete voglio dire che anche il pi? truculento bertinottiano ? costretto a farsi una volta al giorno il segno della croce.

Allora uno dice che l?indulto svuota galere ? un  provvedimento sacrosanto, e che solo quell?assetato rifornitore delle patrie galere che risponde a nome di Antonio Di Petro pu? essere contrario. Il fatto ? che una volta tanto Di Pietro, che di per s? ? una bestemmia contro l?eleganza e conto la sintassi fatta persona, ha avuto qualche ragione. Lui ? un esperto di  reati contro la pubblica amministrazione, dei reati di corruzione  e concussione; dei  reati, insomma, dei colletti bianchi..

Il nostro di Pietro si ? fatto due conti rusticani, alla molisana: la pena pi? grave per questo tipo di reati si aggira dai tre ai sei anni; se con l?indulto glene leviamo tre siamo a tre anni; e quando ti resta da fare una pena di tre anni in galera non ci vai neppure un giorno; chiedi l?affidamento in prova, oppure ti fai fare una bella perizia che dice che a te il carcere ti fa venire la depressione ( mentre, come si sa, ai poveri cristi la galera viene consigliata come il Prozac). Questo vuol dire che gente come Previti, come Dell?Utri, come Moggi non si far? neppure ventiquattro ore di galera. Va bene, dice uno: ma la maggioranza di centro sinistra non pu? esser d?accordo di fronte a questo massacro della giustizia. Ma, c?? un ma. Grande come una casa, ed indelebile come una vergogna; anche nelle file del centro sinistra c?? qualcun che ha qualche conto in sospeso con la giustizia; penso a Callisto Tanzi, penso al bel Ricucci, penso a tutto il mondo delle Coop rosse di vergogna. E allora il lavoro dei peones si fa semplice; io ti do una cosa a te, tu mi dai una cosa a me.  Il Parlamento viene trasformato in un  suk. E la legge infame passa. I poveri cristi escono di galera per rientrarci quasi tutti tra qualche mese; mentre il mondo del malaffare parafinanziario gongola.

Io odio questa legge non per quelli che escono; ma per quelli che non entreranno mai in galera, mentre meriterebbero di passarci la vita.

Pubblicato il: 02/08/2006

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