Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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Il cavallo di troia dell?eolico sul Monte Piatto

di Vittorio Fagioli, presidente associazione CO.S.MO.

di Vittorio Fagioli, presidente associozione CO.S.MO.

In un territorio come quello dell?Orvietano naturalmente vocato al turismo sostenibile con una concentrazione di storia, cultura materiale, ambiente tra i pi? significativi nel  nostro paese, all?interno del ?triangolo magico? che forma con Urbino e Volterra, di cui discuteva anni fa Enzo Tiezzi sulla rivista ?Arancia Blu?,  in un territorio pi? da soft economy che altro si continuano  a
perpetrare progetti industriali che contraddicono le vocazioni naturali del territorio distruggendo via via i gioielli del suo paesaggio. Dalla collina di Benano e l?Alfina appetitoso areale per l?escavazione di basalto, alla valle del Chiani interessata recentemente da un  tentativo di escavazione fortunatamente respinto, al permanere di attivit? da periodo post -bellico come il tiro a volo di Parrano, per limitarsi agli ultimi tentati disastri in campo ambientale.

 Questa volta l?elemento da sfruttare ? il vento: lo stesso che per secoli ha rinfrescato la ?montagna orvietana? e sospinto importanti uccelli rapaci come l?astore, il biancone e il falco pecchiaiolo - importanti specie protette- a nidificare sulla cima del Peglia; oggi- lo hanno misurato sofisticati  anemometri di una societ? elettrica di Milano- pu? essere sfruttato per installare potenti pale eoliche sul Monte Piatto (nei comuni di S.Venanzo e Orvieto) da cui da secoli si gode forse una delle pi? belle viste del Centro Italia.

Le pale ci dicono saranno alte oltre 135 metri, per il momento saranno 4, ma poi chiss?? Ognuna produce, ci dicono, circa 700.00 euro l?anno alla societ? che la impianta, al comune che dovrebbe ospitarla sono stati offerti, a m? di compensazione del danno, circa 1.000 euro al mese. E queste sarebbero le prime nell?Orvietano: altri anemometri della stessa societ? stanno misurando i nostri rilievi e qualche altro sito potrebbe scappare fuori all?improvviso (occhio alle colline!).

Inutile dire che mentre la societ? elettrica si ? preoccupata di misurare la forza del vento e la durata del suo soffio trovandole rispondenti ai suoi interessi, chi ha misurato gli interessi delle comunit?? Quali vantaggi porter? la centrale eolica, oltre a distruggere il monte Piatto con le sue vistose gettate di cemento armato per sostenere le torri, la enorme gru per la manutenzione, le piste di   servizio, e -per sempre- l?impatto sul paesaggio  visibile a chilometri di distanza, un rumore infernale, e danni all?avifauna?. E? un impianto con tecnologia cosiddetta avanzata (che vuol dire che non porter? lavoro locale), telecomandato e che quindi non creer? posti di lavoro stabili: creer? business unicamente per la novella societ?  elettrica che cos? potr? entrare nel mercato nazionale dell?energia (e a noi che ce ne importa?!)

Ma qualcuno gi? obietta: ma il vento non era considerato anche dagli ecologisti una energia alternativa, e quindi dallo sfruttamento auspicabile?. ?Energia alternativa?: ecco il cavallo di Troia per tentare di vincere le giuste rimostranze dei cittadini che gi? si interrogano sulla faccenda (assemblee  a S.Venanzo e Prodo dei giorni scorsi).

Dobbiamo innanzi tutto chiarire che uno dei discorsi pi? ardui da fare sullo sviluppo futuro dell?energia (chi scrive si ? occupato nella sua attivit? professionale per molti anni di energia in Italia e nei paesi in via di sviluppo) ? quello delle fonti  cosiddette ?alternative?, dove al termine alternativo vengono attribuiti i pi? diversi significati a seconda del punto di vista  da cui si esamina il problema. E? successo cos? che il nucleare sia stato visto ( e ritorna, ahinoi!, ad esserlo recentemente) come alternativo ai fossili, come alternativo ? considerato oggi il carbone rispetto al petrolio; cio? l?esatto contrario di ci? che avvenne circa 70 anni fa quando fu il petrolio ad essere alternativo al carbone. Questo per dire che il termine alternativo ? realisticamente privo di significato se non lo si riempe di contenuti.

Dicevamo nel 1979 nella rivista ?Rosso Vivo? a cui collaboravo con i compianti Dario Paccino e l?orvietano Pier Giorgio Maoloni che  al termine alternativo ? gli ecologi, ad esempio, hanno dato un significato di ?pulito? o semplicemente  di  ?pi? pulito?, aggettivi che risultano ancora indefiniti in quanto non tengono affatto conto della relazione esistente tra produzione di energia e utilizzazione della stessa?. Cio? che non c?? nulla di alternativo nel produrre energia da fonti pi? pulite in percentuali irrisorie, che non modificano il diagramma di carico elettrico nazionale fondato sui materiali fossili, se resta immutato il modello di sviluppo fondato su alti consumi di energia per via di una infinit? di merci inutili, dell?usa e getta, degli sprechi energetici, con le montanti qualit? di rifiuti. E? ci? infatti che sospinge in su  la produzione elettrica verso valori elevatissimi per soddisfare i quali si rendono necessario l?utilizzo dei materiali fossili ed in futuro anche del nucleare, uniche fonti che possono tener testa nei paesi cosiddetti ?avanzati? a consumi cos? elevati. Il resto ? mera mano di vernice ?verde?, per chi si accontenta di poco.

Per intenderci  non ci iscriviamo nella schiera di coloro che pensano che sia una rivoluzione usare tout court  le ?tecnologie alternative?, se  questo non modifica radicalmente le modalit? di utilizzo dell?energia verso la scala decentrata per cui l?insieme di pratiche virtuose come il risparmio energetico, la possibilit? per i cittadini di prodursi su piccola scala la energia di cui abbisognano (gi? oggi sarebbe tecnicamente possibile a livello di massa il riscaldamento dell?acqua sanitaria con il solare termico, la produzione di energia elettrica dal fotovoltaico come dimostrano l?elevato numero di domande di cittadini in tal senso, il piccolo eolico nelle case sparse, con estesi riduzioni nei diagrammi di carico nazionale) devono costruire via via una societ? pi? a misura di pianeta, che interrompe l?attuale insensato sviluppo, verso una a-crescita, ovvero una decrescita forse pi? felice, certamente pi? compatibile con i parametri del  pianeta Terra.

Le pale del Monte Piatto non modificheranno di un pelo la nostra societ?, n? la sua sostenibilit? ambientale, come non ci ? riuscito il ridicolo piano dell?Orvieto Ecocity che avrebbe dovuto portare la citt? verso la ?eccellenza  ambientale? e di cui alcun si ? accorto.

Crediamo che i cittadini debbano prendere la parola su questo tema importante per mantenere viva la montagna di Orvieto gi? da tempo penalizzata dalla presenza delle antenne radiotelevisive e telefoniche e su cui qualche amministratore che non  sa quello che fa addirittura vaneggia piani di ricostruzione di colonie e di alberghi.

Su un cartello di lamiera sul Monte Peglia anni fa  si leggeva: ?Peglia ? salute?, poi qualche mano pietosa- viste le incombenti antenne- lo ha rimosso: dovremmo fare in modo che si possa  rimetterlo...

Pubblicato il: 13/07/2006

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