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Un solo casello, nel posto giusto, e fatto come si deve

Gian Paolo Aceto

 di Gian Paolo Aceto

L?oggetto del titolo riguarda non la viabilit? interna alla Rupe ma la sistemazione viaria circostante.

Essa si basa, per ci? che ? da fare, su due fatti primari: il casello autostradale e la ?complanare?. Questi due elementi sono problemi da risolvere in relazione non a un territorio immutabile nel tempo, ma a un territorio in  via  di continua anche se non tumultuosa trasformazione, per la semplice ragione che la citt? di cinquant?anni fa non ? pi? quella di oggi, e senza voler costringere il pensiero progettuale dentro la camicia di forza delle ?magnifiche sorti? dei cinquant?anni a venire.

La viabilit? del territorio sottostante la Rupe si ? basata finora  tra l?altro sul casello dell?autostrada dove ? sistemato ancora oggi, e cio? in direzione Sud. Ed ? stato fatto l? all?epoca perch? si pensava e certamente si era constatato che il traffico era o sarebbe stato soprattutto verso il Lazio e Roma, come principale diramazione turistica, e dove erano e ci sono le aree produttive e commerciali pi? vicine.

Ma c?? una variazione importante come tutti sanno e vedono nel territorio intorno a Orvieto rispetto a mezzo secolo fa: e cio? lo sviluppo (anche se in parte piuttosto nominale rispetto alle possibilit? effettive) dell??area industriale? di Bardano e poi anche dei paesi circonvicini; e inoltre l?aumento del flusso turistico sulla Rupe per il semplice fatto che ? aumentata la popolazione mondiale, e in special modo quella parte di essa che si muove per ?turismo?.

Quando ? stato fatto il casello autostradale attuale, non esisteva vicino ad esso praticamente nessun insediamento commerciale, alberghiero o manifatturiero, o abitativo. Col casello e con gli anni si ? venuto formando quel tessuto di insediamenti  che dal casello arriva fino alla rotonda dello Scalo. La notazione essenziale da fare a questo punto ? che il casello ha favorito quel tessuto di insediamenti, ma non ? nato a priori per questi specifici insediamenti localizzati l?. E? nato all?epoca

per tutta la citt? e il suo territorio. Gli insediamenti sono venuti  dopo, e i loro gestori e proprietari o abitanti naturalmente non hanno nessuna responsabilit? di nessun tipo. Si sono coagulati dove hanno trovato conveniente coagularsi. E cio? i privati hanno costruito e abitano intorno a quella che possiamo chiamare per chiarezza l?unica porta d?accesso dall?autostrada alla citt?, che per? continuava a rimanere una creazione pubblica e per il pubblico (che vuol dire allora come oggi non una parte di citt? ma tutta la citt?).

Ragionare in maniera diversa  a quello che sto dicendo vuol dire configurare, e segretamente  voler favorire, forse anche involontariamente e anche in buona fede, una specie di tentata e sotterranea usucapione strisciante del diritto (che ? pubblico e deve rimanere tale) all?unico accesso dall?autostrada alla citt? e al suo territorio. Ma in questo modo, ? ovvio  pur senza  responsabilit? dei privati vicini al casello, si viene a creare in ogni caso una specie di privatizzazione di fatto di un diritto pubblico. E  chi mantiene il silenzio (specialmente se ha responsabilit? pubbliche dirette) favorisce questa situazione, e in ultima analisi ne finisce per diventare complice.

Perch? se la citt? cambia  sostanzialmente aspetto, soprattutto ?si muove?, si allarga e cresce da un?altra parte in maniera considerevole, il casello dov?? ora si trasforma (e ormai tende non soltanto ad esserlo ma lo ?) in uno sbocco autostradale al servizio di pochi. Vale a dire, per essere ancora pi? chiari, che chi ha gli insediamenti o abita in quel tratto non pu? pi?  aspettarsi che quello rimanga il casello autostradale di  Orvieto, sistemato dov?? ora. Con l?ovvia correlazione di ragionamento anche soltanto basato sulla logica elementare secondo il quale se non si potesse o non si ritenesse opportuno avere due caselli, l?unico casello autostradale di Orvieto deve spostarsi in modo da favorire anche altri insediamenti commerciali o abitativi dall?altro lato del territorio. Prima non c?erano, oggi ci sono. E  cos? come possiamo dire che negli anni ?50 il casello autostradale ? stato progettato e fatto per una citt? che aveva all?epoca un certo baricentro, spostandosi il baricentro della citt?, deve spostarsi il casello.

Ma prendiamo in considerazione per ora la possibilit? di un secondo casello, e perci? di due caselli, il secondo dei quali ovviamente pi? a Nord.

Ma pu? la citt? aver diritto, sopportare, pretendere, dichiarare necessari, esigere dallo Stato o dal gestore privato, la Societ?  Autostrade, due caselli?

Le ragioni che lo impediscono sono a mio parere le seguenti: primo, lo Stato o una Regione, cos? come qualsiasi altro Ente pubblico, non sono e non devono essere una vacca da mungere indiscriminatamente con ?donazioni? o sovvenzioni erogate per opere non necessarie che vengono richieste grazie ad appoggi di maggioranze o minoranze di vario tipo, nazionali, regionali, comunali, o politicamente ?private? nel senso partitico. Per un gestore privato ? la stessa cosa, anzi! Ma qualcuno dice, anche in quasi buona fede: pagando, la Societ? Autostrade pu? farci un secondo casello (il che somiglia tanto a certe opere pubbliche del Sud, ma in effetti anche pi? su?).

Premesso che il pagare di per s? costituisce un attestato di moralit? interprofessionale soltanto nel caso per esempio di chi compra  un chilo di pere in un negozio e perci? deve prima di uscire lasciare  il corrispettivo in denaro che il negoziante richiede  per la merce, si pu? affermare che sempre e per qualsiasi fatto il solo argomento del pagare abbia di per s? un valore moralmente positivo? Esiste il caso di chi paga uno per far male ad un altro! Perci? il fatto che, pagando, dalla Societ? Autostrade si possa ottenere un secondo casello e che perci? soltanto per questo il secondo casello sia giusto farlo o pretenderlo (cosa molto dubbia), diventa un fatto di immoralit? politico-amministrativa  basato su una distorta e feudale concezione dei rapporti tra, per esempio in questo caso, un Comune e una concessionaria di Stato.

Ma va da s? che se invece si optasse per lo spostamento del casello attuale e la Societ? Autostrade ne richiedesse in parte il pagamento, quest?ultimo sarebbe sacrosanto, perch? la merce in cambio andrebbe a vantaggio di tutta la citt?.

Ma c?? un fatto ancora pi? solare, dato che come citt? viviamo in relazione ad altre citt? e perci? in relazione a tutto il territorio nazionale.

E? inutile, anche con buone intenzioni, illudere la popolazione (che come si sa al solito per puro caso coincide con l?elettorato?) sulla necessit? di lastricare un secondo casello. La realt? locale non lo consente. Faccio un esempio: la cittadina di Fidenza, oltre Parma, ha lo stesso numero di abitanti di Orvieto, ma ben pi? di 2000 Partite Iva! (servizio giornalistico de ?Il Sole-24 Ore? di uno o due anni fa). E Fidenza ha un solo casello autostradale!

Perci? ragionevolezza vuole che, essendosi la situazione molto modificata, si prenda in considerazione l?unica soluzione concretamente realizzabile: lo spostamento del casello attuale ad un?altezza pi? a Nord, corrispondente al centro di due conglomerati ormai di pari importanza, e cio? qualche centinaio di metri oltre le cosiddette ?case dei ferrovieri?. Questo naturalmente implica la creazione di uno snodo stradale, plurisvincolo,  che andr?  a favorire diverse situazioni gi? esistenti, e che nello stesso tempo far? il possibile per favorire l?accesso dal nuovo casello agli insediamenti intorno a quello che fin d?ora possiamo definire l?ex-casello.

Ricordo tra l?altro che questa soluzione l?avevo gi? proposta in pubblico in poche battute essenziali durante la campagna elettorale per le elezioni comunali del 2004, quale candidato sindaco della lista civica ?Orvieto Capitale?, in sede di seconda presentazione dei candidati Palazzo dei Sette. Malgrado ci? non ? stata presa in considerazione dagli amministratori presenti o candidati amministratori passati presenti o futuri.

Riprendendo il discorso sul casello autostradale, da spostare dove propongo, la parte pi? rilevante ? certamente la creazione di un grande svincolo, plurisvincolo, vicino o non vicino al casello, che possa servire in maniera pi? razionale e spedita diverse situazioni del territorio. E questo svincolo ? di certo strettamente connesso a come deve essere progettata (ma forse riprogettata) la complanare, in forme ovviamente dipendenti dalla nuova posizione del casello e dello svincolo stesso.

Ma prima di sviluppare quest?argomento, vorrei fare una precisazione. Io sono ovviamente favorevole al maggior sviluppo possibile delle   imprese edili o di lavori stradali in generale, oltre

che di tutte le altre di altro tipo, ma compatibilmente, nel caso di opere pubbliche, ed ? l?argomento di quest?articolo, con le necessit? della citt? e del suo territorio  per? non soltanto per qualche riguarda la situazione attuale ma quella a venire nei prossimi anni, quella che si spera. Per esempio, la ?bretella? che si pensa di fare tra il nuovo ponte sul Chiani e  l?inizio di Ancaiano, e questo per  evitare agli abitanti della Svolta il passaggio dei camions. E? un?opera inutile, se si prende in considerazione il progetto del nuovo casello, con ci? che ne consegue e che sto per delineare, anche perch? non toglie il fastidio dei camions agli abitanti di Ciconia.

Il plurisvincolo, annesso al casello spostato oltre le case dei ferrovieri, dovrebbe snodarsi in quattro direzioni principali, tutte di uguale importanza.

La prima direzione ? un accesso pi? diretto al centro storico, con variazioni da decidere metro per metro in rapporto a ci? che di stradale gi? esiste. Bisogna aumentare gli spazi di parcheggio in pianura per scoraggiare il pi? possibile l?accesso diretto (che in ogni caso non si pu? impedire, almeno fino a Piazza Cahen). Tra l?altro intorno al nuovo casello e al plurisvincolo bisogna vietare di costruire insediamenti industriali o abitativi, anche perch? per quelli industriali c?? tutta l?area di Bardano, ben lontana dall?essere totalmente utilizzata. Ma anche perch?, se Orvieto vuole avere o continuare ad avere un avvenire turistico, bisogna evitare che i turisti in auto, dopo l?attraversamento in autostrada delle splendide vallate a Sud e a Nord di Orvieto, in procinto di fermarsi per salire alla Rupe si trovino di fronte subito qualcosa che assomigli alla periferia di qualsiasi abitato ?moderno?. Il plurisvincolo dovrebbe continuare ad avere la campagna intorno a s?, e specialmente nel tratto che porta su in citt?. Mentre ? piuttosto avvilente e spoetizzante per il turista (oltre che caotico) uscire dal casello dov?? ora e trovarsi subito una sfilata di costruzioni certamente utili, ma troppo uguali a ci? che il turista gi? sopporta nei luoghi dove vive. Perch? una delle caratteristiche straordinarie dell?Umbria ? proprio questa sensazione di ?continuit? dolce? nel passaggio dalla natura campestre alle citt? o paesi antichi. Sono due silenzi ?visivi? non assordanti (e non contundenti l?uno con l?altro) che ? importante salvaguardare quando ancora lo si pu?.

La seconda direzione ? un pezzo di complanare gi? in programma che dal casello nuovo e dal plurisvincolo torni a servire l?abitato e gli insediamenti gi? esistenti tra il vecchio casello e la rotonda dello Scalo. Sento dire, ma  sono soltanto voci, che gli abitanti di questo tratto non vorrebbero che la complanare passasse dove hanno gli orti che coltivano e cio? immediatamente vicino tra le loro case e la ferrovia, e preferirebbero che la complanare passasse al di l?. In effetti questi cittadini abitanti l? gi? da troppi anni sopportano il rumore e l?inquinamento prodotti da ferrovia e autostrada, e perci? hanno mille ragioni a non volere che il pezzo di complanare passi sotto il loro naso e vicino alle loro orecchie.  Ma certamente quel pezzo di strada sterrata si  potrebbe almeno asfaltare, e farne una strada a traffico giuridicamente limitato ad uso dei residenti.

La terza direzione ? una strada praticamente ad uso soltanto degli automezzi che trasportano i rifiuti, una strada che dal plurisvincolo, e perci? saltando tutti gli abitati, vecchio casello, rotonda dello scalo, Ciconia, Svolta, salga direttamente all?inceneritore, perci? proibendo ai camions di passare  anche per l?incantevole paesaggio che arriva e oltrepassa il bivio per  Morrano, e cio? il poggio di Ancaiano. Per fare questo ? necessario espropriare parte dei terreni situati in linea diretta tra il nuovo svincolo e l?inceneritore stesso, facendo una strada che con qualche tornante data la pendenza arrivi direttamente all?inceneritore. E a proposito di Ancaiano e della Svolta, gli abitanti di  queste localit? oltre a quelli di Ciconia sono arcistufi di vedere sentire e respirare gli automezzi pesanti diretti all?inceneritore. Perci? sembra che si sia pensato (ma ? un palliativo) di ?venire incontro? a questi abitanti progettando la ?bretella? di cui parlavo prima, quella che dal nuovo ponte sul Chiani in via di ultimazione alla fine dell?abitato di Ciconia costeggi il Chiani arrivando in linea retta fino alla prima curva di Ancaiano. E questo solo per far passare i camions dei rifiuti, rovinando per? irreparabilmente il paesaggio costituito dal grande campo agricolo che ha sullo sfondo gli alberi intorno al fiume, che sono una bellissima  vista paesaggistica prima per gli orvietani e poi anche per i turisti i quali per gli orvietani sono anche parte del pane che si mangia.

Tutto questo non sarebbe pi? necessario con lo spostamento del casello e la creazione del plurisvincolo pi? a Nord, una delle cui strade come ho detto sarebbe riservata agli automezzi diretti all?inceneritore. Per cui la ?bretella? lungo il Chiani serve a poco, perch? libera gli abitanti della Svolta ma non quelli di Ciconia.

A meno che?..A meno che quella ?bretella? preluda ad una completa urbanizzazione di tutti i terreni agricoli formanti una specie di grande triangolo con vertici il ponte lo Stadio e il Chiani. E? un bene, questo? ? un male? L?argomento ? complesso. Si sostiene per esempio da alcuni  che una parte delle urbanizzazioni nei dintorni della Rupe sia dovuta alle richieste per conseguente fuga soprattutto da Roma, anche se magari soltanto nella forma del pendolarismo. In questo caso Orvieto eserciterebbe una specie di ?supplenza esistenziale? cos? come la esercita in parte riguardo all?area campana per quel che riguarda i rifiuti. Mi ? capitato di scrivere in passato che Orvieto fa parte di un tutto, che si chiama una sorta di unit? nazionale basata sulla solidariet? amministrativa (tutt?altra cosa naturalmente da ci? che pensano i mai abbastanza odiati leghisti) oltre che politico-istituzionale. E che quando ? necessario bisogna pur saperlo dimostrare con i fatti.

La quarta direzione ? quella che dal nuovo casello e plurisvincolo porta all?area industriale di Bardano e a Sferracavallo oltre che ai paesi pi? limitrofi o pi? lontani., per cui ? necessario il secondo ponte sul Paglia d?altronde gi? in programma, e che collegher? e favorir? anche il traffico su Ciconia, favorendo tutto l?abitato.

Queste sono le linee essenziali del progetto.

 

Rimane da chiedersi se questo progetto si incontri o si scontri con la complanare gi? progettata ma i cui lavori sembra che non siano ancora stati assegnati. E perci? c?? da fare un?ultima considerazione, chiamiamola di filosofia o lealt? o seriet? politico-amministrativa. Faccio un esempio. In ogni campo dell?agire umano gli addetti ai lavori  con responsabilit? pubbliche mettono in atto una strategia, cio? programmano secondo le conoscenze e le informazioni che hanno. Ma se prima di passare all?azione, si accorgono che parte o tutto del loro progetto ? sbagliato e dimostrabile con buone ragioni, certamente si pongono il problema e accettano di discuterne.

Pi? o meno ? il caso anche di un?amministrazione comunale, visto che quando si ? imboccata una strada sbagliata, l?unico modo per arrivare alla meta ? quello di tornare indietro.

Perch? le considerazioni che ho svolto finora sono certamente indirizzate al Consiglio Comunale di Orvieto, anche se per ora nella maniera informale di un articolo telematico. Io non posso intervenire in Consiglio perch? non ne faccio parte, ma qualsiasi consigliere comunale pu?, se lo ritiene giusto, fare proprie in parte o complessivamente queste considerazioni e portarle in Consiglio perch? vengano discusse e votate. Cos? ognuno sar? libero di portare la responsabilit? personale, primo ed essenziale scalino della dignit? politica, della loro accettazione o del loro rifiuto.

Tutto questo progetto che ho delineato naturalmente non ? inoppugnabile ma naturalmente oppugnabile, come tutte le cose che fanno gli uomini, ma si spera con lealt? e logica di argomentazioni, anche contrarie.

Poi naturalmente ci si pu? aspettar anche il silenzio. Ma qualche volta, ? proprio chi tace che in realt? non acconsente.

 

        

 

Pubblicato il: 02/05/2006

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