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? morta Rosa Perinelli

Fausto Cerulli

Porano ha ospitato in questi giorni di festa e di sfarzo una morte piccola piccola. E? morta Rosa Perinelli, un nome che non dir? nulla a  nessuno, eppure dovrebbe dire molto a molti. Se non altro perch? ? stata per tanti anni la cuoca dell?asilo, ed una brava cuoca, e dunque ha nutrito quasi tutta la Porano di oggi. Mi dicono che non sia stata soltanto la cuoca dell?asilo, ma anche una specie di zia di tutti i bambini; sapeva i gusti di tutti, non preparava piatti standard, non era insomma il catering dell?infanzia.. Che fosse una buona cuoca, io lo so per esperienza diretta: Rosa era solita, in molte domeniche, organizzare pranzi favolosi, ai quali intervenivo come commensale insieme a molti di Porano e molti anche di Orvieto: non si riusciva a capire come facesse Rosa, affetta da una malattia che la costringeva a trascinarsi ad una protesi ortopedica, a metter su quei pasti succulenti ed abbondanti, che cominciavano alle tredici e non si concludevano prima che facesse sera: e non si capiva come facesse, la piccola stanza di cui disponeva, ad ospitare fino a venti persone, ciarliere ed agitate, dal vino e dal fervore delle conversazioni.

 Sempre presente un altro poranese storico, quel Bruno che aveva un padre generale ed una madre regina africana ed un avo direttore d?orchestra e che suonava l?armonica a bocca per accompagnare le portate; e di lui ho gi? scritto in questa rassegna di figure che hanno fatto la loro figura. Rosa, del resto, aveva un passato di tutto rispetto: era stata cuoca nell?albergo vip degli anni cinquanta-sessanta di Orvieto: quel  Palace Hotel che ora ? stato soppiantato dall?Aquila Bianca, e che aveva un salone grande ottocentesco in cui si svolgevano cene e balli: e nelle cene c?era lo zampino culinario di Rosa, uno zampino all?altezza del prestigio del Palace  Hotel, che era nel campo degli alberghi quello che era allora il ristorante Morino: roba da Gambero Rosso o da Guida Michelin, tanto per intenderci. Ma Rosa non era solo questo; Rosa era anche la Rosa dei gatti, che affollavano la porta della sua casa sapendo che sarebbero stati sfamati; ed anche tra i gatti deve esistere un passaparola, tanto erano numerosi e precisi. E Rosa li conosceva uno per uno, e se qualcuno mancava se ne accorgeva, e talora lo andava a cercare, talora diceva sar? morto, da qualche giorno mangiava controvoglia.

 E Rosa era anche la Rosa delle erbe curative: le conosceva tutte, per ogni malanno conosceva il rimedio erboristico, e sapeva dove trovarle e come mescolarle tra loro: nulla di stregonesco, anche se allora poteva sembrarlo; oggi mi appare come una antesignana delle innumerevoli botteghe erboristiche che affollano le citt? evolute. Lei diceva di aver appreso la virt? delle erbe da una sua ava, lei dava a quelle erbe il nome antico delle erbe di campagna; magari non conosceva il nome scientifico del latinorum.

Era uno dei motivi del suo fascino: per cui molti si presentavano alla sua piccola porta, sulla strada che porta dalla Torre esterna di Villa Paolina alle piccole torri del cimitero. Poi Rosa ? scomparsa nello spazio spietato della vecchiaia e della malattia: ho saputo che ha passato i suoi ultimi tempi in una specie di ospizio per anziani, ed ? morta all?Ospedale di Orvieto senza che nessuno andasse a vegliare la sua morte. Ho saputo che era morta soltanto leggendo i funebri proclami di un onesto cassamortaro Non ne davano il triste annunzio parenti ed amici, ma solo la proprietaria dell?ospizio. Ho assistito alla Messa funebre in un pomeriggio prefestivo di Porano, con molto sole e molto freddo.

 In chiesa soltanto le anziane del paese, sapientissime nel pregare e forse in cuor loro contente che un?altra le avesse precedute in Paradiso. Mancavano le Autorit?- in fin dei conti era stata soltanto una cuoca d?asilo, se fosse stata una Signora Direttrice le Istituzioni non sarebbero mancate- e: posso capire l?assenza di Brugnoli, che di Porano non ? e che dunque poteva non conoscere Rosa: ma altre assenze erano pesanti, molto pesanti.

E mancavano, ad eccezione della mia modesta persona e di quella del professor Tordi, tutti gli abituali commensali dei pantagruelici ed affettuosi pranzi di Rosa. Unico assente giustificato, in quanto premorto, Bruno l?Africano: che l?avr? aspettata in qualche Paradiso sostituendo il suono della sua armonica a bocca, una volta tanto, al solito coro degli angeli.

Pubblicato il: 27/12/2005

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