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Quei manifesti blasfemi sulla strada Bagnorese

Fausto Cerulli

di Fausto Cerulli

Ho letto la notizia su un giornale on line e a momenti mi prende un colpo. Hanno messo sotto processo un tale accusato di attaccare manifesti blasfemi agli alberi della strada che porta a Bagnoregio. Bestemmie immonde, tipo paragoni tra Dio e Diavolo, che se li poteva permettere solo  San Tommaso  o i romanzieri tipo Codice da Vinci. Con l?aggravante che i manifestacci sono stati appesi sulla strada che porta alla citt? di San Bonaventura.  Il Vescovo di Orvieto, pur di evitare un conflitto di competenza territoriale con quello di Viterbo, ha rinunciato ad accendere il rogo purificatore in Piazza del Duomo- dove in genere si bruciano solo i piccioni della palomebella- ed ha rimesso la questione al braccio secolare, cio? alla Giustizia della Repubblica Italiana.

La mia emozione ? dovuta a due circostanze inquietanti: le iniziali del bestemmiatore( F:C) corrispondono alle mie. Ed anche io ebbi a macchiarmi di simile delitto in tempi piuttosto remoti, quando affissi, non sugli alberi, ma- orrore- sulle porte di molte Chiese dell?Orvietano, manifestini che giustamente turbarono la Chiesa e di riflesso la Giustizia. In quei manifestini io, non dotato della cultura teologica del F:C: di oggi, non mi addentravo in temi alti come quelli dei Massimi Rapporti tra Dio e il suo Nemico, e mi limitavo ad esprimere un qualche dissenso da una iniziativa papale. Anche in quell?occasione non fu messa la carbonella sotto il rogo, ed io me la cavai con  una condanna a nove mesi di reclusione. Una curiosit?: il Giudice Istruttore di quel mio processo era un Cavaliere del Santo Sepolcro, oltre che un giudice della Repubblica: per cui ancora mi chiedo se l?istruttoria sia stata condotta secondo il diritto canonico o secondo il diritto penale italiano. Ma ? acqua passata, e condanna passata in giudicato.

La questione dell?appiccicamanifesti di cui oggi si occupa la giustizia italiana appare molto pi? complessa. Leggo che per l?imputato ? stata chiesta una perizia psichiatrica, a dimostrazione del fatto che in Italia soltanto un pazzo pu? occuparsi di religione, a meno che non sia un Casini o un Capezzone. Io non conosco gli atti del processo, ma ritengo che una perizia psichiatrica sia un sistema a prima vista  comodo per tutti al fine di risolvere un problema che altrimenti rischierebbe di andare avanti per secoli; il giudice sarebbe investito di questioni teologiche, la perizia psichiatrica dovrebbe essere probabilmente affidata ad uno psichiatra pontificio, accusa e difesa dovrebbero leggere o rileggere le Sacre Scritture. Il Cardinal Ruini farebbe conoscere la propria disinteressata opinione di re dei vescovi italiani, Capezzone farebbe uno sciopero della fame, i no global occuperebbero il Duomo di Orvieto. Io mi permetto di suggerire una scappatoia che  farebbe contenti tutti: sottoporre l?imputato ad una pratica esorcistica e condannarlo a servir messa mentre Don Italo recita la sua Omelia. Giustizia sarebbe fatta, senza spargimento di sangue e senza spreco di dottrina e controdottrina.
E sugli alberi della Bagnorese tornerebbero a campeggiare i manifesti della partita Lubriano contro Castiglione in Teverina.

Pubblicato il: 11/12/2005

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