Giovani. Basta lamentazioni

Caro Direttore,

nel leggere le interviste di Orvietos? ai giovani orvietani, mi ha quasi commosso un ventiduenne che invita i coetanei a rimboccarsi le maniche invece di stravaccarsi nei bar, e a non pretendere che siano gli altri a preoccuparsi per loro. Mi ? sembrato di avvertire il sapore di antichi valori e il riverbero della parabola dei talenti. Invece mi fanno arrabbiare quei giovani che si lamentano della stagnazione orvietana e della mancanza di posti di lavoro. Come si fa a sopportare le lamentazioni di giovanotti in buona salute, dotati della forza che solo la giovinezza pu? dare, inoltre ben pasciuti, ben vestiti, bene istruiti, magari pure ben tatuati e bucherellati? Possiamo fare lo sforzo di non invidiarli, possiamo perfino compatirli per quel vuoto pneumatico di valori in cui si perde non solo la dignit?, ma il senso del ridicolo. Ma ci risparmino almeno le lagne! E non dirmi che ? colpa nostra e della societ? in genere. Noi diventiamo colpevoli solo quando evitiamo di scuoterli ricordando loro, e magari gridando, che non vogliamo essere scocciati da esseri dotati di libero arbitrio e ricchi della ricchezza inestimabile e irripetibile della giovinezza. Ma poi, caro Direttore, sono veramente giovani? La maggior parte di loro hanno compiuto venticinqu?anni. Quando finisce oggi la giovinezza? Sicuramente ricordi i versi scritti da Guido Gozzano al compimento del venticinquesimo compleanno: ?Venticinqu?anni? ed ecco la trentina / inquietante, torbida d?istinti / moribondi? ecco poi la quarantina / spaventosa, l?et? cupa dei vinti, / poi la vecchiezza, l?orrida vecchiezza / dai denti finti e dai capelli tinti.? Il Poeta che anche Tu ami esprime con ironica amarezza il primo angoscioso avvistamento della morte. Non sar? che questi cosiddetti ?giovani? sono colti dalla paura di morire ancor prima di aver superato la paura di vivere?

Tuo

Pier Luigi Leoni