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Il coraggio di non dire la verit

Gianni Cardinali

di Gianni Cardinali

Nei giorni scorsi, l?uomo che entr? nel 1985 nell?amministrazione Barbabella, con la chiara intenzione di interrompere le premesse del Progetto Orvieto tutte improntate a vedute dettate da quello che allora veniva chiamato il ?culturame?, in uno sproloquio quasi illeggibile, a proposito di Benano ha sentenziato: ?Ma come si fa a credere che qualcuno potesse pensare di fare una cava in quelle bellissime zone? Bastava chiudere immediatamente la trasmissione dicendo che trattatasi di indicazione di zona ?potenzialmente? mineraria definita cos? dallo ?strutturale? e che solo con i piani di dettaglio poteva essere meglio definita, ma mai mettere a rischio quanto abbiamo di pi? caro nel nostro territorio?.

Sempre nei giorni scorsi, in un incontro sindacale organizzato per illustrare le legittime preoccupazioni dei lavoratori del settore cave, a parte un incolpevole tentativo di voler dimostrare che senza il basalto di Orvieto non si possono fare pi? ferrovie o asfaltare le strade, ? stato interessante il balletto dei sindacalisti e degli amministratori comunali intervenuti.

I primi, tesi ad esaltare l?attivit? estrattiva nazionale con il messaggio orgoglioso che l?italia ? il primo paese al mondo nella produzione di cemento (notare che non lo siamo pi? come esportatori di cervelli!!) e, per Orvieto, che non si vuole che diventi solo ?museo e territorio di dormienti?.

I secondi, almeno quelli intervenuti, tesi a tranquillizzare perch? l?attivit? estrattiva verr? comunque garantita.

Ciascuno pu? interpretare i messaggi come crede ma certe verit? occorrer? pur rilevarle senza tanti infingimenti.

Oggi gran parte dell?attivit? estrattiva nazionale di inerti ? di tipo speculativo perch? il mercato viene favorito da paesi, vedi la Svizzera, che da tanti anni preferiscono non toccare il proprio territorio approfittando di un vicino poco incline a proteggere il suo.

In tutta l?area orvietana e alto laziale, cos? come in altre regioni limitrofe, sia per il basalto che per gli inerti fluviali, avviene lo stesso fenomeno, segnalato da un via vai di bilici da far spavento.

L?attivit? di tipo speculativo e molto redditizia, non bada n? alla conservazione del territorio n? al suo ripristino: fa in cinque anni quello che una volta si faceva in quaranta.

La cava del Botto, per esempio, ? durata molti anni rispetto a quella di Spicca sfruttata in pochissimo tempo. Se dovesse essere ampliata tutta quell?area di 17 ettari, la durata potr? essere di tre anni, e solo per questo tempo ci sar? anche la garanzia per il lavoro.

A meno che non si decida di sforacchiare tutte le pendici basaltiche dell?Orvietano per garantire la speculazione ed il lavoro.

A parte tutte le difficolt? per prevedere un futuro roseo a questo territorio, si ? capito bene che la prospettiva cave non si concilia con la complessit? e la bellezza delle caratteristiche storiche e paesaggistiche.

Solo qualcuno lo ha detto in modo chiaro, qualche altro lo ha fatto capire: dobbiamo continuare ad essere guidati da navigatori a vista come ? accaduto negli ultimi venti anni?

Pubblicato il: 16/09/2005

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