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Lettera aperta a monsignor Scanavino, vescovo di Orvieto

Fabrizio Cortoni

di Fabrizio Cortoni

Non me ne voglia Mons. Scanavino, ma l? analisi della Citt? che Lei ha fatto,  della sua indole,  delle sue necessit?, dei suoi ritmi, ? tanto giusta quanto scontata almeno per quella parte di cittadinanza che si batte da sempre per cambiarla nei metodi e la sostanza.
E mi perdoni ancora, ma Orvieto non ? solo quella dello struscio e dei capannelli di commentatori. Magari!
La prego di credermi, ma in troppe frazioni, alcune dimenticate ed altre cresciute troppo in fretta, non c?? spazio neppure per questo tipo di socializzazione e di vita in comune, per quanto limitate e discutibili possano apparire!
Un grande risultato per? Lei lo ha raggiunto, e quindi un grande merito debbo ascriverLe: Lei ha stanato alcuni dei nostri politici, quelli che in Consiglio comunale siedono fra i banchi della maggioranza, quegli amministratori che fino ad oggi ci hanno detto che va tutto bene, che Orvieto ? cresciuta in quantit? e qualit?, che i nostri bilanci godono di un rating (addirittura quotati da Standard & Poor?s!) che citt? pi? importanti della nostra si sognano, che anche noi abbiamo la nostra Silicon Valley, che ognuno di noi ha il suo orticello sotto casa e nel piatto il pollo arrosto della ?sora Stefania?.
Finalmente questi signori hanno ammesso che Lei ha ragione, che qualcosa non va. Bene, penserebbe Lei, ed io, e chiunque altro, a questo punto, e chiedo venia se invado un campo che ? di Sua stretta competenza, logica conseguenza della Confessione sarebbe la Penitenza: vuoi vedere che di fronte all?evidenza, colto da rimorsi qualcuno non si cosparga il capo di cenere e soprattutto abbandoni la sua poltrona?
Non ci speri, signor Vescovo. Decenni di potere consolidato senza la minima alternanza hanno fatto s? che anzich? impegnarsi del benessere della comunit? ci si preoccupi soprattutto del mantenimento delle posizioni.
Sa qual ? la cosa che pi? mi angustia? Il fatto che Orvieto sia una delle citt? con il risparmio pro-capite pi? alto dell?Italia Centrale. Il che significa per? che pochi accumulano e molti annaspano, e che chi dispone di risorse non le investe nel nostro territorio, anzi non le investe proprio!
Lei pu? fare molto, signor Vescovo: pu? cercare di coordinare quelle che Lei giudica essere le forze presenti nella nostra Citt? in grado di proporre innovazione, iniziativa e cambiamento e frenare quelle che invece appaiono pi? grette e retrive. Lo faccia presto, senza timore ma soprattutto senza l?eccessiva ?prudenza? di chi l?ha preceduta.

Con sincera stima, Le auguro buon lavoro

Orvieto, 4 settembre ?05.

                 

Pubblicato il: 05/09/2005

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