Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Addio a Per Giorgio Maoloni, il Grafico che non accettava sudditanze

Fausto Cerulli

di Fausto Cerulli

Un altro addio, Pier Giorgio Maoloni. L?ultima volta lo avevo visto nel suo studio di Roma, casa e bottega dalle parti di via dei Portoghesi. Era sempre lo stesso viso fresco, sembrava il ragazzino che disegnava sul Vittorioso e faceva vignette per i giornali parrocchiali, ma aveva di nuovo una freddezza che gli veniva dall?essere famoso. Ha inventato le copertine e lo stile di quasi tutti  i giornali italiani, e soprattutto il Manifesto gli deve quella sua veste editoriale che strilla titoli che fanno la storia del costume. Ma aveva inventato anche l?impaginazione del Messaggero, insieme a Giulio Bergami. E quella di Avvenire, e di Paese Sera e di giornali provinciali come il Giornale di Brescia e il Giornale di Sicilia.
Leggo su qualche giornale che aveva imparato la tecnica di grande grafico dal Washington Post o dal New York Times. Se faccio i conti degli anni, penso che sia stato lui a dar suggerimenti ai sullodati fogliacci americani.
Io ricordo che una volta gli orvietani di Roma vivevano in un appartamento di via Crescenzio. Quasi tutti gli studenti di architettura, come Alberto Satolli e Flavio Leoni. Io studiavo e non studiavo legge, eppure avevo trovato il modo di intrufolarmi in quell?appartamento e di dormirci alla meglio e di respirare un?aria di creativit? febbrile: e ricordo che il tavolo pi? grande era ingombrato dai grafismi di Pier Giorgio. Io avevo soggezione di lui, non tanto per motivi anagrafici, quanto perch? mi faceva pensare che ero una testa di cazzo a studiar legge quando potevo fare l?architetto, magari senza una laurea, ma con in mente un nuovo Colosseo coi buchi pieni, una specie di provolone alla rovescia. Io ho sempre pensato che Pier Giorgio Maoloni fosse una specie di mito: ma non capivo come facesse ad abitare a Roma, sia pure nella Roma di lusso, quando la sua famiglia aveva una casa di sogno nei vicoli tra il Duomo e San Francesco. La gloria ha i suoi costi, e Pier Giorgio pagava i conti a pronta cassa.
So che si incontrava spesso con Alberto Satolli, dovevano essere incontri all?ultima grafica: spesso avrei voluto chiedere ad Alberto di farmi partecipare, ma lui mi avrebbe detto che cazzo c?entri tu che fai l?avvocato comunista e quindi anche poco avvocato.
In Italia i grafici sono molti, e molti sono grafici puttani, che disegnano quello che vuole il padrone e via col fango. Pier Giorgio non accettava sudditanze. Lui creava come soltanto gli architetti sanno fare. Io che non credo alle lauree, capivo che Pier Giorgio non sarebbe stato il Grafico se non fosse architetto. Costruiva testate che dovevano durare, era l?Eur della grafica.
La Repubblica ha pubblicato una sua foto in un articolo di scialba commemorazione. In quella foto ho ritrovato la freschezza di Giorgio, la sua bellezza androgina, la sua eleganza di tratto nella vita e nel segno.
Una vita pulita, una grafica immensa. Un orvietano che aveva rotto con Orvieto: nemo propheta in patria. Ma la patria di Giorgio era il mondo. Mi piace immaginarlo in qualche paradiso, intento a preparare la testata di Paradiso Oggi. Litigando con Dio.

Pubblicato il: 06/06/2005

Torna ai corsivi...