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Spero che Paolini resti alla Te.Ma., da direttore artistico

Giancarlo Imbastoni

Di Giancarlo Imbastoni, Consigliere comunale di Rifondazione comunista

Con Paolini ho parlato la prima volta una settimana fa su mia richiesta, mi ? sembrato un uomo libero, che deve piegarsi alle esigenze della politica in cambio della piena sua agibilit? in campo artistico.

Sul suo operato, mi fido di quello che dice una clientela forestiera che frequentando teatri mi conferma che il Mancinelli ? all?altezza di una piccola capitale come Orvieto.

Mi fido del cartellone con 200 giorni di utilizzo del teatro tra spettacoli e prove, e ancora i corsi dei mestieri, le visite guidate, le manifestazioni che il Comune fa svolgere alla Tema e se ci fossero i soldi anche la produzioni.

Mi fido dei miei occhi quando vedo un edificio complicato come il teatro mantenuto come il primo giorno di apertura dopo il restauro.

Gi? i soldi, l?Associazione produce, ? viva ma non guadagna cosa di per s? non strana per un teatro, ma il buco in bilancio ? veramente grande e stratificato negli anni, c?? solo da verificare quali sono le responsabilit?.

? in questo contesto che Paolini guadagna troppo per via del doppio incarico di direttore amministrativo e artistico, ma lui non ne fa un problema di soldi, ? disposto a guadagnare anche di meno, ne fa un sacrosanto problema di competenze: direttore artistico ce ne pu? stare uno solo.

E Paolini non pu? in nessun modo essere affiancato, zavorrato, ?appantanato?, perch? tanto vale togliersi di mezzo subito, e sono d?accordo con lui.

Sono d?accordo perch? se un teatro ? un ristorante del cervello non ? detto che la politica, notoriamente emanazione dell?inconscio ?a sua volta grezzo e primitivo- sappia esprimere nel campo artistico novit? a riguardo.

Con la Urbani ho parlato la prima volta della Tema una settimana fa su mia richiesta, mi ? sembrata una donna libera alle prese con un enorme problema: il bilancio della Tema.

Ha inaugurato una pratica fantastica: l?abolizione del gettone di presenza per gli amministratori degli  Enti partecipati e la fine dei doppi incarichi dirigenziali; io che la penso alla stessa maniera da quando sono entrato posso essere solo contento e rimotivato per il futuro.

Forse non sarebbe utopia se sfondasse una leva di amministratori ripagati ?solo? del gusto di avere indirizzato la citt?, i quartieri, le frazioni, verso il bello dell?essere umano.

Piccoli talenti poco pi? che anonimi, senza troppe ambizioni personali.

In conclusione mi sembra proprio che a Orvieto servano entrambi, il direttore e la presidente e che non sia una condanna ma un altro modo di intendere l?uso civico.

Pubblicato il: 24/05/2005

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