Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Piccolo Mondo Antico: Il "caso" Cimicchi e la democrazia delle "clientele".

Davide Orsini

di Davide Orsini  

Pur da lontano e da semplice cittadino il cui grado di mobilitazione politica ?
consistito nell'andare a votare, vorrei fare alcune considerazioni sulle
polemiche post elettorali apertesi nei Ds orvietani sul "caso Cimicchi".

Qualche numero

Prima di addentrarmi nel vivo di tale dibattito, divenuto ormai pubblico, ?
bene fare un passo indietro ed illustrare i fatti, o meglio i numeri. Su vari
quotidiani on-line, ma anche dalla banca dati del Ministero degli Interni
oppure della Regione Umbria, si pu? reperire facilmente (vista la sua dovuta
pubblicit?) il computo delle preferenze espresse per ogni candidato delle liste
circoscrizionali presentate dalle varie formazioni politiche concorrenti per il
Consiglio regionale. In sostanza, saltando un po' di passaggi tecnici sulle
caratteristiche delle leggi elettorali a livello regionale, da queste tabelle
sulle preferenze appare chiaro quanti voti sono stati guadagnati dai candidati
presenti in una data lista e dove.
Il "quanti voti" e il "dove" sono elementi importanti perch? da una lettura
combinata si riesce a delineare la forza elettorale dei candidati sul
territorio e la capacit? di mobilitazione politica dei partiti sullo stesso.
Attraverso queste lenti, il dato elettorale del candidato Cimicchi (Uniti
nell'Ulivo) pu? essere letto agevolmente e interpretato. Complessivamente l'ex
sindaco orvietano ha ottenuto 5721 preferenze. Terzo, dietro i candidati Brega
(capolista) e Rossi, i quali sull'intero territorio della circoscrizione della
provincia ternana hanno guadagnato rispettivamente 9056 e 7689 voti. Il terzo
posto vale l'ingresso in Consiglio regionale, il quarto l'esclusione. Cimicchi
ce l'ha fatta per otto preferenze in pi? della sua compagna di partito, la Ds
ternana Giglioni (salvo possibili richieste di riconteggio delle schede da
parte di quest'ultima). Insomma, Cimicchi eletto per un soffio. Il primo punto
macroscopico ? che alla luce di ci?, appare arduo dal punto di vista politico
proporre il Consigliere orvietano per un posto in Giunta regionale.

La (in)disciplina di partito.

Passiamo al significato pi? orvietano di questi numeri. Ancora, il "quanti
voti" ed il "dove" ci guidano nel ragionamento. I candidati di ogni lista
presentata in una data circoscrizione elettorale competono per ottenere i voti
su un territorio che ? pi? ampio di quello di origine, ma ? proprio su
quest'ultimo che i candidati contano per fare il balzo in avanti. Cimicchi
poteva contare su di un radicamento territoriale corrispondente grosso modo in
termini geografici a quello dell'ex Unione intercomunale dei Ds dell'orvietano.
Se si va a vedere il numero dei voti favorevoli a Cimicchi in ognuna delle zone
controllate dalla macchina organizzativa dei Ds orvietani, ci si accorge che, a
parte rarissime eccezioni, gli elettori diessini hanno fatto quello che fanno
di solito: hanno votato per il candidato selezionato, promosso e indicato dal
partito.
Se vogliamo essere ancora pi? precisi passiamo alle eccezioni. Esistono due
tipi di eccezioni, per cos? dire. Quelle dovute ad una insufficienza
organizzativa dei Ds orvietani in alcune periferie: Montecchio per esempio. Poi
ci sono i voti mancanti a causa delle fronde interne al partito, almeno cos? si
? espresso lo stesso Cimicchi ed altri commentatori. L'eccezione pi?
macroscopica di quest'ultimo tipo ? quella del Comune di Orvieto, dove l'ex
sindaco ha preso 2773 voti, ma i suoi concorrenti "non orvietani" Piacenti e
Rossi gli hanno sottratto circa 600 voti, senza contare quei 700 confluiti su
Brega per l'effetto combinato delle preferenze e per i voti di lista
attribuitigli in quanto capolista.
In termini assoluti il candidato dei Ds orvietani non avrebbe poi fatto male.
Nelle precedenti elezioni regionali, il candidato diessino  orvietano Pacioni
aveva totalizzato 6139 preferenze, presentandosi allora con il solo simbolo di
partito. La nota dolente sono quei voti andati ai candidati di altri territori
e dunque in competizione per la rappresentanza delle istanze locali in Regione.
L'effetto "fronda interna" (su cui torner? pi? avanti) c'? indubbiamente stato,
ma non ? stato il solo.

Cimicchi il candidato.

Cimicchi ? un personaggio politico molto noto. Ha fatto il sindaco per pi? di
un decennio e l'assessore ancor prima. Un'eminenza dei Ds locali, uno con le
stellette. La mancanza del classico simbolo di partito, non dovrebbe aver
inficiato pi? di tanto la sua performance elettorale. Parliamo allora delle sue
caratteristiche, la dote che portava innanzi agli elettori cui chiedeva il
voto. Certamente l'esperienza amministrativa. Il messaggio ? stato: la mia
ventennale esperienza amministrativa sul territorio orvietano verr? messa al
vostro servizio per contare di pi? in Regione e risolvere alcuni annosi
problemi locali, quali sanit?, rifiuti, nuove vie di sviluppo economico (vedi
polo universitario). Un messaggio sobrio, solido, conservativo. Qual ? la
novit? di tale messaggio? Nessuna. Niente che non sia gi? stato sperimentato
durante la sua lunga esperienza amministrativa della citt? e del suo
comprensorio. E a parte gli sforzi conclamati e le difficolt? ambientali
interne ad Orvieto e quelle della morsa perugina e ternana, nessuno dei
problemi pi? rilevanti sopra elencati ha trovato una soluzione soddisfacente.
Al di l? degli scherzi frondisti dei suoi compagni di partito e non solo,
dunque, Cimicchi dovrebbe fare una riflessione sul suo appeal elettorale nel
momento in cui si trova a competere al di fuori del guscio orvietano, e con
proposte e personaggi alternativi all'interno del suo stesso schieramento
politico. Per fortuna che le primarie nel centro-sinistra ci sono state solo in
Puglia. Di certo i toni di questa campagna elettorale regionale non sono stati
esaltanti e Cimicchi non si ? tirato fuori da questo quadro incolore.

Considerazioni sul sistema politico orvietano.

Se da una parte il voto frondista fa emergere che nei Ds orvietani le fratture
si ingessano scomposte con la miope speranza che vengano coperte almeno al
momento dal gesso, le parole grosse volate all'indomani delle elezioni rivelano
una incapacit? cronica di concepire la democrazia come un processo competitivo.
Si pensa cio? che i voti di partito, disciplinati e addomesticati, garantiscano
l'elezione del promosso di turno. Oggi a te, domani a me. E via, la giostra
della spartizione delle poltrone che il partito ? in grado di assicurare ai
suoi adepti fedeli riparte. Oggi a te, domani a me. E perch? i voti del partito
dovrebbero sempre essere assicurati? B?h, in larga parte perch? in zone rosse
come quella orvietana, la tradizione politica e la socializzazione politica che
avviene nelle famiglie garantisce una certa continuit?. Ma dall'altro capo
della corda esisterebbe un fenomeno denunciato dallo stesso Cimicchi durante la
sua conferenza stampa: il clientelismo. Parole non mie, ma di Cimicchi.
Santelli nel suo commento, con certo slancio emotivo, si ? spinto a pronunciare
la parola "mafia". Visto che sono meno coinvolto, spero di non cadere in simili
tentazioni. E faccio una domanda. Perch? da venti anni a questa parte il
nocciolo duro del gruppo dirigente prima PCI, poi PDS e ora Ds non ? cambiato
nei volti e nella sostanza? Per gruppo dirigente non intendo soltanto le figure
istituzionali (quelle cambiano, a volte anche in meglio), ma anche quelle para-
istituzionali (cio? i presidenti, amministratori e gestori di associazioni
imprenditoriali, dei lavoratori, confederazioni degli agricoltori, agenzie di
promozione agricola, associazioni del mondo della caccia e chi pi? ne ha pi? ne
metta), i gruppi di interesse economico, le associazioni culturali. Oltre alle
funzioni che svolgono o dovrebbero svolgere, i singoli pezzi di questo mosaico
offrono risorse ed opportunit?. Chi fa parte della giostra difficilmente ne
vuole scendere, specialmente se non ha un profilo professionale tale che gli
consenta di campare anche senza l'attivit? politica e i benefici che se ne
traggono.
Santelli ha ragione nel dire che coloro che nei Ds si dividono la giostra,
rischiano di farla saltare per la lotta che si rinnova puntualmente fra gli
stessi personaggi. Ma constatato questo allora la domanda bisognerebbe
rivolgerla agli elettori dei Ds. Molti ne ho conosciuti quando ero anche io un
militante. Persone di grande passione civile, di valore. Tanti ancorati
all'idea che dalla culla alla tomba l'identit? politica non si cambia. Altri,
secondo Cimicchi esprimerebbero "i voti mercenari di quelle famiglie dove tutti
sono impiegati in enti locali". "Se i democratici di sinistra non cambieranno
questo atteggiamento autolesionista non ci sar? futuro", ancora parole di
Cimicchi, come riportate dalla stampa locale. Mi chiedo: a quale futuro allude
l'ex sindaco? A quello dei soliti dirigenti di partito o a quello delle persone
che lo votano? Perch? nel primo caso il male sarebbe quello minore, per la
citt? e per coloro che vedono la possibilit? di migliorare le condizioni
economiche dei cittadini del territorio. Ai giovani che pare abbiano preso
piede in seno ai Ds, alcuni dei quali amici e conoscenti, dico che ? loro
responsabilit? cambiare le cose. Lo dice uno che in passato ha fallito
clamorosamente, ma che ha rifiutato la logica della cooptazione secondo la
quale se non riesce a cambiare il sistema allora ? meglio farne parte.

Da quale pulpito!

Come ultima considerazione vorrei far notare che i voti degli elettori, non
possono essere bollati come clientelari soltanto quando sono contrari. Se
clientelari sono, questi voti lo erano anche quando Cimicchi governava la citt?
e di tale sistema ha garantito in buona parte la sopravvivenza, spesso in
volontaria solitudine. Picchiare alla cieca ora non ha senso ed ? niente affatto
credibile, oltre che di pessimo gusto. Una fase nuova si ? aperta in citt?.
Forse con un'amministrazione pi? giovane e pi? attenta all'opinione pubblica
orvietana. Ma ? proprio il voto di questi elettori di opinione, come si suole
definirli, che ha in parte dimostrato la mancanza di attrazione esercitata dal
vecchio. I 700 voti andati a Brega ad Orvieto testimoniano che in molti pur
esprimendo un voto a favore dell'Ulivo, non gradivano il candidato Cimicchi.
Non dimentichiamo che alcune componenti della Margherita orvietana siedono sui
banchi dell'opposizione e sono state avversarie tenaci della passata
amministrazione comunale. Anche questo ? un dato politico su cui riflettere.
Detto ci?, mi auguro che Stefano Cimicchi faccia del suo meglio per
rappresentare le istanze del territorio orvietano e sappia concorrere alla
soluzione di quei problemi lasciati aperti dalla sua amministrazione.  

 

Pubblicato il: 07/04/2005

Torna ai corsivi...