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Lettera aperta a Stefano Cimicchi

Gianni Cardinali

di Gianni Cardinali

Caro Stefano,
ho letto il tuo comunicato con il quale esprimi l?amarezza (?il sincero dolore a parlare di questa miseria?, sulla ?classe dirigente orvietana che pensa di governare i processi con autosufficienza?. ?i voti mercenari di quelle famiglie dove tutti sono impiegati in enti locali?) per un mancato coinvolgimento del tuo partito ai fini di un deciso orientamento per le preferenze.
Nei giorni scorsi c?era in giro un convincimento diffuso su un tuo grande successo, con riconoscimenti forti nel Ternano e nell?Amerino, a dimostrare che l?uomo vero da votare, cio? l?ex sindaco di Orvieto, sarebbe potuto andare a Palazzo Cesaroni con tutto il potere che sarebbe derivato da un possente sostegno elettorale.
Le cose ti sono andate obbiettivamente male, ma potrebbero andare ancor peggio se la candidata di Narni, che sembra ricorrere, possa acquisire quei quattro voti che vi distanziano.
In sostanza sembra realizzarsi la sequenza storica di tutti i satrapi, per lungo tempo ?carnefici? poi, al momento buono, ?vittime?.
Ricordi quando, a seguito di una delle mie tante proteste pluriennali, ci incontrammo ed io ti dissi: ?vinco sempre anche quando perdo?? ed aggiunsi: ?se tu dovessi perdere solo una volta?..!!?.
Sembra venuto il momento e tu, pur ipotizzando il tuo ingresso in Consiglio Regionale, sei uno sconfitto, probabilmente per sempre.
Io, pur non appartenendo al tuo partito, sono tra quelli, molti, che hanno favorito altri candidati dell?Ulivo proprio con l?intento di contrastarti.
Non certo per antipatia ma solo per il ?pericolo? che avresti rappresentato se il peso elettorale ti avesse consentito di raggiungere lo scanno ambito di Assessore Regionale.
Ripeto che siamo stati in molti, ed il ?tam tam? ha funzionato perch? il consenso sul tuo nome era fortemente in declino.
Non ? un problema di partito ma di opinione, quella opinione che hai sempre detestato e disprezzato, senza riuscire a fermarla.
Pur avendoti combattuto per lungo tempo, oggi, a vedere gli sciacalli che ti hanno ?leccato? per anni fruendo dei tuoi servigi e che godono per la tua ?sconfitta?, mi sento umanamente di esserti vicino.
Voglio dirti, per?, che sono contento per quello che sta accadendo, con la speranza di avervi contribuito, ma non star? mai con coloro che non hanno il coraggio di parlare apertamente dei guai di costume e fisici che hai arrecato a questa nostra citt?.
Ed aggiungo che i territori si valorizzano da soli, con le loro capacit? complessive e non con i loro rappresentanti che sono sempre il prodotto di una cultura dominante.


 

Pubblicato il: 07/04/2005

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