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Addio a Jader Jacobelli. Il filosofo prestato alla TV

Luca Tomassini

di Luca Tomassini

Addio a Jader Iacobelli, dopo una lunga malattia si ? spento a Roma un amico di sempre.

87 anni e per 22 aveva incarnato, in un?Italia televisiva che non esiste pi? da tempo, il ruolo dell?arbitro imparziale nelle tribune politiche della Rai.

Un filosofo prestato alla tv (anche se lui non si ? mai dichiarato filosofo, ma solo amico di tanti filosofi).

Un maestro a me molto caro. Accanito sostenitore dei temi legati alla comunicazione ed attento conoscitore dei cambiamenti sociologici, riflessi dall?introduzione delle tecnologie al servizio dei mezzi di comunicazione, Jader non perdeva occasione per spingermi ad innovare, costruire e scrivere su temi della qualit? e della comunicazione.

Conservo le sue lettere che periodicamente mi scriveva, unitamente alla prefazione ad un mio libro del 1996 (Antologia delle telecomunicazioni), dove con forza affermava che il nostro futuro, piaccia o non piaccia, sar? tecnologico. 

??un libro come questo si raccomanda proprio per la sua globalit? e per la sua ricchezza interdisciplinare. Ecco il perch? del ricorso ad un giornalista e alla loro cattiva fama di essere un po? "tuttologi", anche se scrivono bene (non sempre) il poco che sanno di tutto.
Indossato il saio di umile prefatore, faccio anch'io la mia professione di fede riconoscendo che, piaccia o non piaccia, il nostro futuro sar? tecnologico?.

Jader Jacobelli non si rassegnava a questa tv. Per questo non aveva mai smesso di occuparsi di tv, una volta abbandonata la prima linea: prima come consulente della Commissione di vigilanza, poi come responsabile dell?Unit? di garanzia elettorale della Rai, infine, come coordinatore della Consulta qualit?.

La tv di qualit? era la sua chimera, il sogno filosofale: era convinto che un?audience ?attiva? dovesse reclamarla a gran voce.

Nell?immediato dopoguerra ? entrato in Rai come direttore del Radiocorriere. Il 25 giugno 1946, primo giorno di seduta dell?assemblea costituente, ha iniziato a condurre alla radio la rubrica quotidiano Oggi a Montecitorio, poi trasformatasi in Oggi al Parlamento, che ha curato fino al 1964, in quell?anno ? stato chiamato dell?allora direttore della Rai Ettore Bernabei a dirigere le Tribune elettorali in televisione. Superate le iniziali titubanze (?Ero introverso ma Bernabei mi incoraggi? a suo modo: ?Non si preoccupi. Oramai alla televisione parlano cani e porci!?), ha mantenuto brillantemente l?incarico fino al 1986, trovandosi talvolta a gestire situazioni delicate (famosa la trasmissione del 18 maggio 1978, in cui Marco Pannella si present? imbavagliato e rimase cos? tutti i dieci minuti del programma). Si ? ripetutamente battuto per l?imparzialit? della trasmissione, introducendo il concetto di ?mediatore di secondo grado? (?Significa non veicolare le nostre personali interpretazioni dei fatti o la sola interpretazione di una parte, ma di tutte le pi? significative interpretazioni che dei fatti danno partiti, gruppi, sindacati.?)

Si deve a una persona corretta con Jacobelli l?introduzione del famoso ?criterio paritetico? o ?par condicio?, che doveva rendere tutti i partiti uguali agli occhi degli italiani. Anche se era difficile essere uguali, per partiti che erano disuguali, per una Dc che allora aveva in mano Viale Mazzini. Da studioso di vaglia ha pubblicato numerosi saggi, tra i quali Croce-Gentile: dal sodalizio al dramma (1989), Cento no alla RTV (1996).

Una vocazione biografica ? chiamiamola cos? ?  e l?interesse per la vita dei filosofi e non solo (lo ricordo come ?scrittore delle nostre storie locali?. Penso a Don Marzio Miscetti, dove mi fu portatore di testimonianze importati, come quella di Padre Mariano).

A questa cosiddetta ?vocazione? sono dovute le biografie di Giovanni Pico della Mirandola e del nipote Gianfrancesco, pochissimo noto, ma che era un teologo-antifilosofo da non buttare via; quelle del sodalizio e del dramma di Croce e Gentile; quelle dei due grandi fiorentini Machiavelli e Guicciardini e, ultimamente, gli ?identikit? dei cento pi? grandi filosofi della storia ? filosofi morti, s?intende, perch? guai a mettere la mano sui vivi.

Biografie raccontate alla sua maniera, con un criterio non scientifico, ma giornalistico (quasi per dire poco serio) un tentativo, certamente riuscito, di suscitare qualche curiosit?, in qualche lettore.

Particolare che ricordo di Jader, in una mattina di sole nel suo giardino in piazza centrale a Monterubiaglio ? il racconto che mi regal? di Benedetto Croce.

Un ritaglio di un aspetto della sua vita trascurato, forse filosoficamente trascurabile, quello del parlamentare, coniugando cos? la sua vocazione biografica con la professione che ha fatto per tanti anni di giornalista parlamentare.

Croce, De Gasperi, Berlinguer e molti altri.

Mi hai fatto vivere le immagini di una politica e di un?Italia che non c?? pi?.

Grazie Jader.

 

 

Pubblicato il: 21/03/2005

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