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Anche per loro funerali di Stato

Liliana Grasso

di Liliana Grasso

In tempo di guerra la propaganda bellica e politica ha sempre fatto ricorso all? apologia dell'eroismo, a corto di argomenti convincenti ci somministrano l'eroismo come valore diffuso, da attribuire preferibilmente ai caduti. Gli eroi vivi sono merce rara e pericolosa,  possono sempre raccontare come ? andata.   Durante l?omelia in uno dei funerali di stato per i caduti di guerra, il cardinal Ruini, ci ha detto ?I nostri caduti hanno accettato il rischio per portare nel mondo la pace. L'Italia non li lasci soli".
Per questi morti, come ? giusto che sia,  un paese in lutto. Funerale solenne, su ogni bara il tricolore e il cuscino dell'onore militare, le basiliche gremite, ad attendere l'arrivo della salma in chiesa, il capo dello Stato. E applausi di cittadini commossi che accompagnano la bara.
Ogni anno si verificano in Italia oltre 1.000.000 di incidenti sul lavoro con conseguenze che provocano quasi 25.000 invalidit? permanenti e pi? di 1.300 morti. Ci? equivale a dire che ogni giorno tre persone muoiono sul lavoro.
Pi? di una epidemia letale, pi? delle vittime degli incidenti stradali, pi? di una guerra. Molto pi? di questa guerra combattuta per ?portare la pace".
Le lavoratrici e i lavoratori in Italia devono ?accettare il rischio?.
Il 31 Gennaio scorso nel crollo di un muro avvenuto a Milano ? morto  un operaio, era stato travolto con altri due compagni dal crollo di un muro di contenimento di un parcheggio sotterraneo in costruzione.
Insostenibili condizioni di salute e sicurezza nel lavoro continuano ad uccidere. Un numero impressionante di lavoratori e lavoratrici hanno perso e continuano a perdere la vita sul posto di lavoro. Un numero che ci fa inorridire, eppure seguitiamo a tollerare. Ci sono precise responsabilit? nella mancata applicazione della legge e nel controllo da parte degli organi competenti e la logica aberrante del mercato del lavoro flessibile e precario riduce i diritti e le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori anche sul piano della salute e della sicurezza. Allo stesso tempo il governo non prende provvedimenti n? accetta di aprire un confronto con le organizzazioni sindacali per affrontare questo problema  senza reticenze e rimuovere le cause di un fenomeno che sarebbe possibile evitare con iniziative e  mezzi adeguati.
L'Ufficio Internazionale del Lavoro (ILO) stima che ogni anno si verificano nel mondo pi? di 1.300.000 decessi legati al lavoro, che equivalgono a 3.300 morti al giorno. Una ecatombe che supera, sempre secondo l'ILO, il numero dei decessi per incidenti stradali o per le guerre.
E dietro le cifre restano drammi umani e sociali. E le cifre diffuse peccano per difetto: al fenomeno ? strettamente connesso quello del lavoro nero, i dati ufficiali, infatti, provengono da fonti amministrative e quindi riguardano solo gli incidenti notificati agli organi competenti. Sappiamo invece che spesso chi non ? in regola non denuncia l?incidente. Lavoratrici e lavoratori che si dibattono tra la prospettiva di perdere il lavoro e quella di continuare a essere sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli. La piaga degli infortuni sul lavoro ? ancora lontana dall?essere debellata.
E per questi morti silenziosi, in Italia, la Nostra Patria, come amiamo dire in tempo di guerra, n? giustizia n? funerali di Stato.

Pubblicato il: 02/02/2005

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