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Beata la citt? che non ha bisogno di monumenti

Fausto Cerulli

di Fausto Cerulli

Non mi sono espresso quando i compagni di Rifondazione pensarono bene di onorare Giuliani con una lapide, e poi di invitare la povera madre ad una specie di spettacolo in piazza. Mi limitai a mettermi nei panni di Giuliani per chiedere di essere lasciato nella pace eterna, se una pace c’? e se ? eterna. Un monumento, etimologicamente parlando, ? un ammonimento, uno strumento pedagogico: ma credo che nessuno di noi abbia bisogno di andare a scuola di violenza. Siamo immersi nella violenza, giochiamo a pallone con la violenza, violentiamo le nostre coscienze nei compomessi di ogni giorno; godiamo delle piccole violenze mediatiche in attesa della Grande Violenza che un qualsiasi Bush del cavolo puo’ scatenare per qualche miliardo di pugni di dollari. Ognuno di noi potrebbe tenere corsi accelerati di violenza, la laurea pi? breve che ci sia… 

La violenza, domenica scorsa, ha viaggiato sul trenino Roma- Firenze; una violenza che non ha i soldi per l’Eurostar e neppure per un Intercity. Una violenza che trova giustificazione soltanto nella Violenza: e che volete che sia un morto o due morti in tempo di carneficine fisiche e morali, virtuali e reali? Lo so, ogni morto ? pesante come un macigno; ma chi ci autorizza a pesare all’ultimo grammo una morte violenta?

Quale giustizia sommaria scatta in noi, che tolleriamo ingiustizie meticolose e secolari senza battere ciglio? Sia chiaro: su quel treno domenicale si ? consumata l’ennesima tragedia di questa incredibile guerra tra poveri che serve solo a nascondere le guerre stellari; e non voglio spendere lagrime per il brigatista morto, e retoricare sulla giovent? sprecata ( quella che ai tempi di James Dean si chiamava giovent? bruciata); chi qualche volta mi legge conosce le mie idee: sono di quelli che ai tempi delle BR diceva n? con lo Stato n? con le bierre, e che solo adesso comincia a capire che lo Stato di allora era tutt’uno con le bierre o con una parte di esse. In altri tempi, magari, avrei scritto che tra Terontola e Castiglion Fiorentino si ? svolta una cerimonia di guerra, ed avrei chiesto l’onore delle armi per ognuno dei combattenti caduti. Ma su quel treno si ? consumato soltanto un episodio di quotidiana normale violenza: non credo che Petri sapesse di avere a che fare con un brigatista, altrimenti invece di estrarre il cellulare avrebbe estratto per primo la pistola. E non credo che il brigatista fosse salito sul treno per uccidere il primo poliziotto che gli capitava davanti: messa cos?, la storia sarebbe semplice, e semplicemente raccapricciante.  

Quello che deve farci riflettere ? la inutilit? di quella violenza, la sua banale assenza di significato profondo. Quello che ci deve indignare ? lo scempio che gi? si comincia a fare di quei due cadaveri, ormai cos? eguali nel loro essere cadaveri. I politici tessono gli elogi funebri; il funerale di Stato viene rinviato di un giorno perch? Ciampi ? fuori casa: se fosse andato in visita ufficiale in Cina, i funerali di Stato li avremmo fatti la settimana prossima… La destra riscopre la barbarie comunista, e rimprovera la sinistra di averla allevata e cresciuta. Ve li immaginate un Veltroni o un Rutelli o un D’Alema che allevano brigatisti; al massimo allevano le loro ambizioni di piccoli grande leader, questi boy-scout mancati. 

La sinistra ufficiale risponde che il comunismo e la violenza sono due concetti inconciliabili, e mente sapendo di mentire e mente a casaccio: rinnega il proprio passato anche dove non dovrebbe essere rinnegato. Ma dove diavolo sta scritto che solo la sinistra deve rinnegare la propria storia e rifarsi una verginit? piccolo-borghese ad ogni sputo della storia e della cronaca? Chiudo la digressione e torno al monumento. Per fare quattro miseri conti in tasca alla storia dei nostri ultimi trent’anni, e calcolare quanti poliziotti sono morti facendo il proprio dovere, e quanti giovani sono morti facendo quello che pensavano fosse il loro dovere. In una guerra in cui ? morta soltanto e sempre la fanteria, perch? i comandanti dei due eserciti contrapposti giocavano a scacchi con quelle morti, sulla oscena scacchiera del potere comunque. Fare un monumento a Petri non riscatta la sua morte, come la lapide a Giuliani non ha aiutato nessuna piccola o grande rivoluzione.  Penso che questa volta Claudio non vorr? capirmi, e penser? che io voglia fare il pesce in barile, e tenere un piede nella staffa dell’antiretorica e l’altro piede nella staffa di un mio retrogusto barricadiero. Accetto il rischio di essere frainteso. Ma mi infastidisce leggermente pensare che il cadavere di Petri debba restare insepolto fino a quando il Capo dello Stato non sar? disponibile a solennizzarne la morte. Beato il paese che non ha bisogno di funerali di Stato. E che costruisce monumenti soltanto dentro la propria coscienza.Finch? avr? senso parlare di coscienza.  

Pubblicato il: 04/03/2003

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