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? morto un comunista, Marino Moretti

Fausto Cerulli

di Fausto Cerulli

? morto un comunista che forse voi non lo conoscete ma se vi fidate di me vi dico che era un comunista, un nome che forse non dice nulla a molti, ma a me dice molto della mia storia di vita. Si chiamava Marino Moretti, aveva un sorriso aperto come quello dei comunisti di una volta, teneva le mani in tasca come se avesse paura di decollare, si zavorrava nel suo sorriso. Io lo conosco da quando esisteva un partito dal nome strano che si chiamava psiup, che a dirlo cos? sembra un sospiro ed era un partito vero con comunisti incazzati e comunisti in procinto di andare in qualche altro partito.
Io e Marino eravamo di quelli che invece volevamo bene a quel partito dal nome strano.  Tanto per dire, in quel partito c?era Giulietti, il professore, e Montanucci che adesso amministra il manifesto come un sacerdote laico convinto della sua fede. E c?era Omero Tizi, e Vando e Prosperini che attaccava i manifesti con la rabbia di un proletario ed ora fa l?amministratore di qualchecosa ma senza rabbia. Moretti aveva lo sguardo vivace di chi sapeva capire ma non si faceva capire per non sembrare presuntuoso. Io durante le discussioni lo guardavo come si guarda l?orario delle ferrovie, e dal suo sguardo capivo se il treno di chi parlava era in orario o tardava o magari stava per deragliare. Poi, quando parlavo da comunista, lui mi ascoltava da comunista ed io ero molto legato al suo giudizio. Era bello, tra noi che non parlavamo molto tra noi, saperci capire con un sorriso. Moretti era molto ironico, di quella ironia che sa di questo tufo di Orvieto quando ? tufo di proletario. Siamo rimasti amici, no, non amici, compagni anche quando la parola compagno non andava di moda. Io non ho parlato con lui della caduta del muro
di Berlino, ma sono sicuro che se ne avessimo parlato lui avrebbe avuto qualche battuta sul fatto di quei sassi del muro che venivano venduti a peso d?oro, e magari avrebbe scherzato sui tufi di Orvieto venduti a miliardi.
Lo so, ci siamo persi di vista, chiedevo di lui alle sue figlie, ma quando avevo nostalgia del comunismo sincero pensavo a Moretti, ed era la sua ironia proletaria a tornarmi dentro la mente.
Io che scrivo spesso di gente che muore, mi accorgo che adesso mi trovo a scrivere di uno che non mi muore. Il suo sorriso di comunista onesto mi accompagna in questo mondo di comunismi che vendono il comunismo al consumismo. Mi dicono che ? morto nel sonno: la morte di chi ha vissuto nel sogno. Io non ero presente al suo funerale. Se fossi stato presente avrei alzato la mano stretta a pugno di comunista, e sottovoce gli avrei sussurrato l?Internazionale.

 

Pubblicato il: 05/01/2005

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