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Lettera semiaperta a Giovanni Scanavino cittadino vescovo

Fausto Cerulli

di Fausto Cerulli

Ricordo che il Suo predecessore, in una corrispondenza intercorsa non piacevole tra noi, ebbe a chiedermi se io fossi giacobino, girondino o che altro: e non disse sanculotto per una qualche sua tudertina pruderie. Il tutto perch? in una querelle che ci aveva visti contrapposti per certe sue interferenze nella vita della politica non politica di Orvieto, io lo avevo appellato cittadino. Io e Lei ci siamo visti soltanto una mattina, nella sua dimora episcopale a me gi? nota quando vi era episcopo  il mio amico Dondeo, e si prendeva il caff? insieme, io miscredente ma curioso, e lui curioso e  credente.  Una conversazione che and? a toccare mie questioni private della serie che il privato ? pubblico come si diceva nel sessantotto, e mi colp?  il suo parlarmi come se fossimo stati vecchi conoscenti, vecchi di conoscenza e non di et?. Dal Suo tono garbato mi venne l?idea che forse Lei non si sarebbe sentito offeso di sentirsi chiamare cittadino. Senza nessun riferimento al cittadino Mastai di carducciana memoria. A proposito, se Lei mi consente, nel seguito di questa lettera  penserei di abolire le maiuscole reverenziali. Ho letto una sua intervista rilasciata ad un curioso  periodico che gira gratuito e dunque gira in questo di Orvieto. Voglio dirle subito che mi ha colpito molto la sua rivendicazione della importanza del Vangelo. Sembrerebbe una ovviet?, un vescovo che parla bene del vangelo.
Ma essendo lei agostiniano e di cultura non spicciola, so che lei sa pesare le parole per quello che pesano. Lei dice che il Vangelo non ? un compitino, lei dice che la gente deve riprendere confidenza con il Vangelo. Giusto: il vangelo, mi si passi la bestemmia, ? come il corano: se lo usi lo devi saper usare, altrimenti ? meglio che non lo apri neppure. Io leggo e  rileggo il Vangelo, come leggo e rileggo le opere  giovanili di Marx, e sto imparando ad apprezzare il Vecchio Testamento ascoltando le dissertazioni bibliche di padre Gervasi a Radio Maria, dalle quatto e tre quarti alle cinque e mezzo della mattina. Ma l?idea di una riappropriazione del Vangelo da parte della gente che chiamiamo gente, mi sembra un?idea rivoluzionaria.  In fin dei conti, detto inter nos, il Vangelo era la buona novella. E ben venga e ben torni a farsi apprezzare in tempi di telenovelas.
Mi piace  l?idea che la gente ricominci a  sapere la storia del ricco e della cruna dell?ago. O la storia di Cristo che scacciava i mercanti dal tempio. O la storia di ama il prossimo tuo come te stesso che sembra una boutade ma ? la salvezza del mondo. Oppure la storia del sinite parvulos , e lei parla dei ragazzi  e ragazze che sono espressione della freschezza e bellezza di qesta terra.  Certo, quando le viene chiesto cosa pensa dei problemi che dividono certo mondo laico da certo mondo cattolico sui
temi della vita che comincia e si discute di quando comincia, lei non prende il toro per le corna e si limita a dire del rispetto che si deve alla vita che nasce, ma non si lascia  andare a precisazioni su quando nasce la vita. Un agostiniano che gioca a fare il gesuita.
Contrappone chi si preoccupa del figlio che deve nascere a chi vuole avere un figlio a tutti i costi. Anche a tutti i costi, direi
che un figlio fa parte della serie del crescete e moltiplicatevi. Ma questa ? una mia opinione di profano di figli. Ma dove le sue argomentazioni mi trovano del tutto consenziente  ? laddove risponde ad una domanda sull?impegno politico dei cattolici.
Credo che la risposta meriti  di essere citata per intero: ? non possiamo lamentarci  se alcune questioni vengono affrontate senza tener presente il punto di vista della fede e degli ideali evangelici se poi noi cristiani ci disinteressiamo delle  questioni pi? importanti che sono al centro del dibattito politico?. Una correttissima  autocritica   e insieme una affermazione di assunzione di responsabilit? senza assunzione di potere temporale.
Lei racconta di aver giocato a tressette, briscola e scopa con dei vecchi bolsenesi e di essersi beccato tre sconfitte secche. Se ripenso al suo sguardo insieme dolce e deciso, penso che lei dovrebbe essere un ottimo giocatore di poker, di quelli che vedono e non barano. E se vanno in bluff fa parte del gioco, come la strizzatine d?occhio o l?accenno a briscola.

Pubblicato il: 15/11/2004

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