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Scusate, mi ? consentito di parlare di poesia, una volta tanto?

Fausto Cerulli

Scusate, mi ? consentito di parlare di poesia, una volta tanto? Voglio abbandonare la finta ironia, il mio entrare sempre nel merito di cose che non merito e forse non mi meritano. E dunque vi dico di un libro che ti sta nel palmo di una mano, e poi dal palmo della mano ti passa a qualche parte di anima che ancora forse abbiamo, magari di riserva per i momenti  in cui iI cosiddetto corpo ? stanco. Il libro tascabilissimo si intitola il primo chiodo,  sulla copertina la riproduzione di una foto con un chiodo e una spiga. Il chiodo, penso, a segnare una qualche crocifissione, la spiga a dire
che la natura ? pi? forte di se stessa.

L?autrice ? Alessandra Carnevali, io voglio parlare del suo libro perch? Alessandra mi ? amica e mi ? compagna di male oscuro come si chiama il male pi? chiaro del mondo. Ma soprattutto perch? le sue poesie meritano di essere lette. Possono dire qualcosa a tutti quelli che hanno voglia di ascoltare qualcosa che non sia parlare per parlare, questo parlarsi addosso che ci rintrona.  Alessandra ripercorre nei suoi versi anni diversi della sua vita, dal 1979 ad oggi. Parla di s?, ovviamente, ? la virt? viziosa o il vizio virtuoso dei poeti. Molte solitudini, molti addii, molte voglie di ricominciare. E l?impressione costante che l?amore si capisca quando finisce.

Alessandra pensava un tempo alla morte:? Caro amico lontano/ non metto/ come normalmente faccio/ l?ora/ in questo mio messaggio d?addio/ che tanto poi non serve/ a me che muoio  / sapere che spirai nel pomeriggio?.?  E senti che la morte ? vista con rassegnata quasi cinica tenerezza, e poi ? quasi invocata ma senza retorica:?Solo mi esalta/ e molto/ anzich? preoccuparmi/ l?idea liberatrice/ di questa morte precoce.? Scritta quando Alessandra aveva 19 anni e io so che erano anni pieni di tutto, di troppo, di quasi ossessioni. Poi si vive, ma la morte segna anche gli amori, che sono visti mentre finiscono o mentre sono ricordati lucidamente, quasi in un calendario di  addii. ? Noi impossibili e lontani /noi stancamente vivi/? cos? perdutamente soli/ ancora una vola illusi..? E un senso del tempo che ? amore-odio del tempo.: ? E aspettare/ di giorno che passi il giorno/ di notte che finisca la notte.?.  Poi, datate 1992, due poesie che dicono di un amore che si vive quasi come un delitto consumato ai danni di un dio che non ci vuole felici.  ?Le labbra/ uniche complici di un orrendo misfatto? dove si sente l?impronta inconsapevole di Pasolini. E infatti: ? A dispetto del battito del cuore/ e malgrado il buio/ quanto lo pagheremo/ questo sacrilegio?? Ironia, forse, ma tremenda, in questo sapere che un amore riamato appare peccato agli occhi di un Dio impietoso.

E di nuovo il tema degli amori che finiscono e dopo si ? pi? soli che mai.  ? un viaggio di andata per due con un solitario ritorno? quasi la cronaca epigrammata di una separazione. Ma l?amore ritorna, l?amore ? il primo chiodo, il chiodo di sempre. ? C?? sempre un altro amore/ che aspetta alla
prossima curva/ che ti chiede una nuova fatica?. E Alessandra non vuole restare sola: ? Vengo con te/ anche se/mi dimentichi/ Non lasciarmi Non lasciarmi Non lasciarmi. ? Ma sa anche dare un senso quasi domestico, forse addomesticato al suo star sola: ?E / non ho voglia di uscire/  fuori /sinceramente/ piove. ? e la pioggia ? il tenero alibi al peccato di voler stare sola, di avere magari paura della gente. Perch? la gente ? gente
di avventura, da amare e lasciare: ? E amando clandestini e trafficanti/ per non amar me stessa/ sono giunta fino a qui / che non ? un luogo?,, E gioca, Alessandra, con gli amori fasulli, si compiace senza compiangersi: ? e ora mi dirai che solo tu/ mi sai amare/ chi lo immaginava/ di cadere cos? in basso? Uno schiaffo in faccia ad un amore forse indecente, forse indicente nel senso che non dice niente di nuovo ad un?anima sensibile dentro un corpo caldo.

Poesie e canzoni, per Alessandra che canta come nessuna, e gi? scrissi di quanto era essenziale sentirla al piano bar delle grotte del funaro, quando prendeva all?improvviso a cantare, e sembrava una Edith Piaf  accoppiata ad Ella, ed aveva il volto di Liza Mannelli, e la voce pi? calda. Una poesia recente  gioca in casa, anzi in piazza. ? Le scale del duomo/il duomo di orvieto/ le sette e un quarto/ riparto.??.?  Se passi mi vedi/ lo sguardo abbassato sui piedi/ ed in mezzo un quaderno/un principio d?inverno/ ed un pezzo di marmo / in cui siedo/ le scale del duomo/ il duomo di orvieto?.

E il volume in formato mini si chiude con versi senta titolo, virgolettati, come se fossero da attribuire ad un?altra persona che vive dentro Alessandra.? E poi c?? che questa vita/ ci trasforma/ e il mio sorriso nuovo/ non nasconde che met?/ dell? amore ucciso qui?.  Versi, questi, che dicono troppo e poco. Come se Alessandra volesse farci capire che bisogna chiedere a lei la spiegazione. In fin dei conti ? lei la colpevole di questo stupendo misfatto di poesia. In vendita alla Libreria dei Sette: bisogna chiederlo perch? ? cosi piccolo, il libro, che non si vede quasi. E la poesia dentro ? cosi grande che si vede anche troppo, e ti intriga.

Pubblicato il: 31/10/2004

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