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NOTIZIE CORSIVI

Quel maledetto 11 settembre del 2001

Alessandro Maria Li Donni

Di Alessandro Maria Li Donni
Era l?11 settembre di tre anni fa.  Le agenzie cominciarono a battere la notizia dello schianto di un aereo civile su un grattacielo di New York, poi di un altro.  In pochi minuti si cap? immediatamente cosa fosse successo.  Il terrorismo aveva fatto un salto di qualit? che non avrebbe pi? permesso salti all?indietro.  I segnali che qualcosa stesse avvenendo c?erano stati, ma nessuno credeva ad un attacco in grande stile portato nel cuore dell?America.  Soprattutto non ci credevano gli Stati Uniti.  Washington ha sempre creduto in una sorta di inviolabilit? del territorio nazionale e per questo ha mantenuto un comportamento duro fuori e non diplomatico con quei paesi che ora sono definiti ?canaglia?.
L?11 settembre ha rappresentato la svolta.  In passato gli attentati in Tanzania e Kenia avevano gi? dato la misura delle possibilit? del terrorismo islamico internazionale.  Ma ai signori del terrore non bastava.  Cos? per tre anni hanno studiato gli USA, ne hanno trovato il punto debole ed hanno colpito.  La risposta americana ? stata durissima.  Prima ? toccato all?Afghanistan e poi all?Iraq.  Dopo quella data il terrorismo islamico ha continuato a colpire.  Ha colpito ben prima della guerra in Iraq.  Non possiamo dimenticare Tunisi, Bali, le Filippine, Istanbul, il Marocco solo per citare gli esempi pi? eclatanti.   Contemporaneamente ? continuato il lugubre uso dei kamikaze in Israele e l?altrettanto violenta risposta dell?esercito di Tel Aviv. 
La causa vera del terrorismo islamico non va cercata nella martoriata terra di Palestina, ma in altro.  I prodromi del distacco vanno ritrovati nell?ascesa al potere di Khomeini in Iran nel ?79.  L? la religione ? diventata stato e come sempre ha cancellato il progresso.  L?Iran non ? stato pi? libero e gli iraniani non hanno pi? potuto pensare liberamente.  L?estremizzazione di uno stato porta inevitabilmente allo scontro con i vicini e alla contiguit? con personaggi e organizzazioni criminali.  Khomeini ha portato a galla il primato della civilt? e della religione islamica inserendo il tarlo del fondamentalismo, ad esempio, nelle rivendicazioni palestinesi.  Contemporaneamente la religione islamica ? tornata a fare proselitismo fuori dai suoi confini naturali aiutata dall?inizio della grande migrazione dai paesi poveri verso l?occidente.   Da allora si sono moltiplicati gli esempi di stati contigui con il terrorismo.  E? stato cos? per la Libia, la Siria, il Sudan e l?Iraq di Saddam.  Naturalmente fu inevitabile lo scontro tra Teheran e Bagdad.  Una guerra lunga dieci anni, terribile che non ha risparmiato alcun orrore.  Intanto il fondamentalismo islamico montava con l?aiuto del petrodollari.  Prima o poi il bubbone doveva esplodere e cos? ? stato.  Ma ora come difendersi?
Non c?? una ricetta.  Gli Stati Uniti hanno deciso di usare intelligence ed armi ma non sempre hanno colpito nel segno.  Probabilmente la guerra in Iraq poteva essere almeno rimandata, mentre in Afghanistan la concentrazione solo su obiettivi militari ha fatto s? che la popolazione non abbia finito di soffrire.  Nel frattempo le sigle del terrorismo si sono moltiplicate e l?occidente continua a fare grossolani errori di valutazione.  Si continua in alcuni ambienti a parlare di legittima resistenza irachena.  La UE continua a finanziare l?Anp senza un minimo di controllo.  Si chiede sempre l?intervento dell?islam moderato per fermare la spirale di violenza.   Qualcosa ? stato fatto, ma non basta.  Questo islam moderato se c?? deve uscire allo scoperto, deve combattere contro il faondamentalismo con la politica delle parole.  Mai si ? sentito un leader arabo condannare senza giustificazioni un attentato, mai una parola contro i kamikaze. 
Si condanna in parte giustificando poi l?azione con la povert? e la sofferenza.  Non si pu? andare avanti cos?.  Mohammed Atta, il capo della squadra di terroristi dell?11 settembre viveva come un occidentale medio.  Poco prima dell?attentato si ? laureato, insomma era come si suol dire di buona famiglia.  Sempre pi? spesso i kamikaze non sono dei disperati ma persone ?normali? con buoni studi alle spalle.  E poi c?? la novit? delle donne-kamikaze.  In questo specifico caso c?? spesso la costrizione.  Alcune di esse sono vedove di altri kamikaze, altre ragazze-madri quindi impure, altre ancora hanno compiuto misfatti religiosi che non prevedono il perdono.  Altre ancora lo hanno fatto per loro libera scelta, ma sono una minoranza.
Nessun leader politico arabo ha il coraggio di iniziare un ciclo di cambiamenti politico-sociali.  Nessuno ha mai condannato l?estrema corruzione dell?Anp e di Yasser Arafat.  Nessuno si ? mai chiesto dove sono andati a finire i soldi che negli anni l?Europa ha concesso per la creazione delle infrastrutture istituzionali dei palestinesi. 
C??, poi, chi definisce legittima la risposta violenta degli iracheni.  Anzi, c?? chi la definisce resistenza.  No, il rapimento ? un reato comune, uno dei peggiori.  Il ricatto in generale ? un reato terribile, proprio come quello che ha sub?to la Spagna a ridosso di elezioni politiche importantissime. In Iraq sono sotto ricatto tutti perch? c?? un progetto chiaro, quello di costruire una seconda repubblica islamica alleata del vicino Iran per creare un blocco che pu? determinare le sorti economiche dell?occidente.  E allora danno fastidio i lavori per le infrastrutture, da fastidio Allawi, da fastidio qualsiasi contingente militare che non si comporta come quello americano, danno molto fastidio le Ong e la Croce Rossa.  E? quindi pericolosissimo cercare di discreditare Allawi che sta faticosamente cercando di traghettare l?Iraq verso le elezioni.  Non si pu? dire con tanta leggerezza che Allawi ? un fantoccio degli americani senza conoscerne le conseguenze.  La presenza di contingenti militari stranieri assicura in parte il rispetto delle regole civile di convivenza.  Non si pu? dire che il contingente italiano ? una forza di occupazione.  Certo si deve studiare un intervento pi? coordinato, magari sotto il diretto controllo dell?Onu, ma prima bisogna svegliare l?organizzazione da quel sonno profondo che l?ha colpita da ormai alcuni lustri.
L?Europa ha un ruolo importante perch? e sempre stata zona di confine, di scambio privilegiato.  Questo ruolo per? non si conquista per bont? divina.  L?Europa ha perso la fiducia di Israele, una delle pochissime democrazie vere dell?area mediorientale.  Cos? facendo Bruxelles ha completamente delegato gli Stati Uniti che possono ancora svolgere quel ruolo di poliziotto del mondo che certamente non pu? e non deve competergli.
La UE, se vuole essere potenza, deve scendere in campo con la sua ?moral suasion? e chiedere che il mondo arabo moderato reagisca.  In Europa l?integrazione deve essere vera. Il mondo islamico europeo deve assolutamente integrarsi con le nostre leggi, con i nostri principi, fatta salva la libert? religiosa di ognuno di noi.  Non si pu? pretendere la laicit? delle istituzioni e contemporaneamente il totale rispetto di leggi religiose laddove conviene.  Su questo bisogna essere chiari.  Solo cos? si potr? rompere il fronte del fondamentalismo che ? sempre pi? forte e compatto. 

Pubblicato il: 11/09/2004

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