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Metti una sera a Villa Paolina

Fausto Cerulli

di Fausto Cerulli 

Metti una sera a Villa Paolina, con i giocolieri. A dirlo cos? sembra che uno va vedere quello che mangia il fuoco, e quello che tira quattro  palle  a un birillo che gi? sa quando deve cadere manco fosse un assessore a tempo come si usa adesso che gli assessori hanno l?assessione, pardon, l?ossessione di essere assessori.

E invece poi trovi che la luna ha deciso di fare la ruffiana, e illumina il palco che si illumina da solo e copre gli innamorati  che non si illuminano perch? sanno anche al buio dove mettere le mani per non dire altro.

Quello che ti sorprende, dopo un poco che ci stai, ? vedere che l?ordine regna a Varsavia

Giocoland  ed ? un ordine fatto di segnali che si chiamano a gesti e capisci che qualcuno

fa il regista ma non ciacca: e tutti, pubblico e  giocolieri , si muovono secondo le indicazioni di un buttafuori invisibile ma attento ,che si chiama tolleranza- rispetto. Profumo di carne

alla griglia che ci pensa Giorgio, musica che viene da ogni parte e sembra che abbia

sempre abitato nella villa dalle trecentossesantacinque finestre, e quel frastuono di odori

che viene dalle piante profumate di buio. Sul palco uno speaker dalla giubba inverosimile

e simile al suo vero presenta gli spettacoli che si presentano da soli. Ed ? gente che viene

dalla russia con amore e dall?argentina con l?osare l?appennino alle ande alla rovescia. E

un riflettore sciabola  di luce una biondissima timida che  scende al cielo e ne discende appesa ad una filastrocca di veli rosa fucsia. E sale verso il paradiso e poi si butta a cercare

un inferno legata sempre a quel virglio rosafucsia, Poi qualcuno si scatena a incatenarsi

di cerchi e a liberarsi e si incerchia di nuovo ed ? un indiano che non fa l?indiano

Ma l?artista, dopo, io l?ho incontrato dentro l?immenso camerino del tendone e mi ha sorriso quando gli ho detto bravo e stavo per dirgli che tocca fa pe? campa e lui mi ha prevenuto di sorriso e mi ha detto cos? ? bello cos? ? vita. E  poi un artista che giocava con le palle.

Ed  aveva le palle della sincronizzazione grosse cos?  e le palle nelle sue mani diventavano tutte le palle del mondo e poi nessuna palla, solo luce.  Forse mille persone ad ascoltare adascoltarsi. Bambini al primo sonno, ragazze al primo amore, una signora che gridava come una teenager, e riscattava anni di vita di madre casa e chiesa. E la musica, la musica che musicava tutto, anche le pause di silenzio nel clou dei mille momenti clou.

E mi sono ritrovato agli anni di piombo che piombo non era, quando ogni occasione era buona per stare insieme e si contestava e si amava e si contestava e si amava.

Ed a villa paolina si amava soltanto, la contestazione era soft nell?aria. Si ritrovava il gusto  di star seduti per terra, il gomito che sfiora un gomito sconosciuto che vuole essere conosciuto: il gusto di farsi contaminare dalla musica e dall?esseri in tanti. E gli applausi ed i fischi alla moda degli usa e getta, erano applausi per gli artisti di strada ma erano soprattutto applausi allo stare insieme: in un mondo in cui ? difficile stare insieme senza prima accertarsi che l?altro da noi si disarmato. Cinque carabinieri mantenevano un ordine che non aveva bisogno di essere mantenuto, e si gustavano la musica e i giochi stupendamente seri. Una donna sorridente fresca e dalle cosce abbondanti camminava su un filo sospeso come fosse sul marciapiedecontinuo tra il benzinaio e la farmacia. E sorrideva di sudore e imbarazzo e tensione:  e sorrideva al nostro sudore al nostro imbarazzo alla nostra tensione. E  tutto si sciolse in un applauso che liberava lei e liberava noi. Villa Paolina guardava compiaciuta mille persone venute a dolcemente turbare la sua quiete annoiata da millenni. E la luna filtrava tra i pini a benedire quella festa di amicizia e di riconciliazione. Ormai i bambini dormivano il sonno dei giusti: e noi non giusti ma aggiustati adesso guardavamo adesso come fanciulli boccaaperta quella carovana di si pu? vivere in pace si pu? vivere bene Giocando con un mondo che sarebbe anche disposto a giocare, non fosse per quella gente che ammazza il mondo perch? non sa essere giocoliere e  si illude di tirar per le lunghe l?osceno mestiere di burattinaio. Domani i benpensanti scopriranno un miliardo e mezzo di siringhe e grideranno allo scandalo. Loro non c?erano, al festival dei giocolieri, loro non potevano, non dovevano esserci. La luna si sarebbe incazzata ed avrebbe mostrato l?altra faccia, quella che non sopporta i non vivi. I  giocolieri alla fine partono, ma ci lasciano in eredit? un poco, un sacrosanto poco, di giocoleria.

Pubblicato il: 30/08/2004

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