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Africa. Il grido di dolore di un continente dimenticato

Alessandro Maria Li Donni

 di Alessandro M. Li Donni

Non passa un giorno senza che si parli dei problemi sanitari dell?Iraq, della guerra di fatto tra Israele e i palestinesi, dei bambini delle favelas.  Sacrosanto, come chiudere un occhio, o magari due, su tali disastri.  Poi per?, a chi d?informazione si nutre manca un tassello.  Qualche tempo fa si parlava spesso di Africa, dei fratelli dimenticati, dei bambini dallo sguardo penetrante che entra dritto nel cuore.  Finite le guerre in Ruanda e nello Zaire ? tornato il silenzio.  Qualche associazione umanitaria di moda  con medici combattenti e di parte preferisce parlare dell?Iraq, dei curdi e dell?Afghanistan. 

Nessuno parla dei problemi serissimi dell?Eritrea, del Darfur, del Madagascar, della Sierra Leone, della Liberia, dell?intera area dei grandi laghi, dello Zimbawe e del sahel.  L? si muore di fame, sete, dissenteria, morbillo, tifo, colera e di guerra.  L? ci sono i bambini-soldato, le mine anti-uomo, dittatori e dittatorelli di ogni specie.  L? ci sono anche risorse importantissime di petrolio, gas, diamanti, oro, nichel e tanto altro. 

Qualcuno ha deciso che quella terra deve essere dimenticata, salvo qualche sipario che si apre improvvisamente su tragedie inenarrabili.  Ora l?emergenza conosciuta ? quella del Darfur.  Centinaia di migliaia di profughi, di sofferenti, di morti per lungo tempo dimenticati.  La Chiesa ha squarciato il velo di omertoso di silenzio.  L? muoiono cristiani con il silenzioso, e non troppo, assenso del governo islamico sudanese.

Cos? l?Europa ha scoperto la sofferenza antica di quel popolo.  Kofi Annan, per?, ha deciso che quella del Darfur non ? una pulizia etnica, ma una semplice emergenza umanitaria.  Ai profani suona quasi come un sinonimo ma nel linguaggio burocratico dell?Onu questo significa che non si prevede alcun intervento politico sul governo locale, ma si richiede la sua collaborazione.  Insomma i carnefici devono decidere se far intervenire le onlus internazionali. 

Ma per quanto tempo ancora si andr? avanti cos??  Per quanto tempo ancora le emergenze africane dovranno essere scoperte a cose fatte?

Ora ? in atto una guerra commerciale dei diamanti con protagonisti la ?storica? De Beers e un russo d?origine ebraica che ha praticamente rotto il monopolio dell?azienda sudafricana.  A Sao Tom?, in Angola, n alcune zone del Sahel, nello Zaire le grandi sorelle del petrolio hanno puntato gli occhi per la quasi certa presenza di petrolio, e tanto, nel loro sottosuolo.  Ed allora bisogna tacere, altrimenti ci potrebbe essere qualcuno pronto ad alzare il prezzo. 

Dei bambini morenti per denutrizione ci si occupa con qualche versamento all?Unicef e poco altro.  Se poi arriva qualche piccola epidemia poco importa.  E? meglio puntare gli occhi su altri bambini, altrettanto bisognosi, che fanno pi? audience e che permettono di criticare uno o pi? governi in casa propria. 

L?elenco di queste poche righe non ? completo, naturalmente.  Manca la martoriata Somalia, dove non c?? un  governo degno di tale nome, manca l?Etiopia con una carestia ormai quinquennale che attanaglia la zona al confine con l?Eritrea. 

Manca l?emergenza AIDS, a pi? riprese denunciata da varie organizzazioni ma mai seguita con continuit? dei nostri mezzi d?informazione.  Il ruolo dei mezzi d?informazione, infatti, dovrebbe essere quello d?informare e di formare.  I giornali dovrebbero aprire le menti e i dibattiti, sensibilizzare la gente ma cos? troppo spesso non ?.  Il grido d?allarme ? di Medici senza Frontiere (www.msf.it), attiva del 1968 su i tanti fronti d?emergenza sanitaria del mondo.  Nel silenzio pi? totale lo scorso 2 giugno in Afghanistan sono stati uccisi 5 operatori dell?associazione che ora, dopo 24 anni, ha deciso di chiudere tutti gli uffici del Paese.  Una resa incondizionata che deve far riflettere affinch? episodi simili non si ripetano in altre parti del mondo ed in particolare in Africa.  Msf lavora in silenzio, alza la voce solo quando ha bisogno di aiuto, senza criticare ma spiegando.  Questa voce libera e indipendente non ha troppi sponsor, non ha megafoni se non le proprie azioni.  Forse ? troppo poco.

Pubblicato il: 23/08/2004

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