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Associazione Parretti

Fausto Cerulli

di Fausto Cerulli

Leggo di Parretti e di una Associazione che lo stesso avrebbe in mente di metter  su e il pensiero mi corre, per deformazione professionale, ad associazioni penale, per via della rima.

Ovviamente il mio cervello scherza, ovviamente non penso e non dico che l?amico Parretti abbia idea di riunire una consorteria con programmi di taglia illecita. Parretti ha sempre mostrato e dimostrato di avere rispetto per la giustizia, anche se talvolta la giustizia non ha avuto rispetto per lui, specie quella degli Usa, e lui si ? magari sentito un Saddam.

Adesso poi, con la duttilit? tipica dell?uomo  di genio e di ingegno, sta dimostrando di voler affrontare da par suo l?aspetto amministrativo della Giustizia. Con una qualche propensione a  risolvere i problemi politici e personali ricorrendo agli strumenti giuridici, anche in questo sodale ed emulo del Silvio nazionale,  cui dicono lo apparenti anche una comune origine siciliota delle rispettive fortune.

Ma non voglio, come il solito mio, intricare e intrigare il discorso: e sgombro il campo dal discorso giuridico e torno a bomba ( buum) sull?associazione in cantiere.

La storia di Orvieto ha gi? segnato nei suoi annali la sfortunata per ora vicenda del Cavalier Parretti, lanciato alla conquista del palazzo comunale d?inverno, a suon di milioni e di idee e di idee di milioni.  E nelle lunghe serate estive si racconta di come la marcia trionfale sia stata arrestata da un vile busillis, inventato a tavolino da terroristi di estrema sinistra, probabilmente simpatizzanti di Osama Bin Laden. Il Leone ruggente bloccato da una spina di cactus. Ma Parretti regisce, lui sa che esiste un giudice a Perugia che si chiama Tar, e chiede a questo Targiudice di smascherare l?orrenda trama. Ma il giudice fa orecchie da mercante, ed aggiunge cavillo a cavillo per frenare il cavallo del Cavaliere. Per due volte Parretti invoca giustizia, per due volte gli viene negata. E, cos?, nonostante le sue sacrosante proteste, nel Comune di Orvieto si insedia un Consiglio fantoccio. Il popolo ? con Parretti, e per questo  gli viene impedito di presentarsi. Per protesta, come si sa, Orvieto non ha votato, ha disertato in massa le urne: e Mocio ? stato eletto da una infima minoranza di manutengoli, fomentati dal mai domo Cimicchi.

Si tratta con tutta evidenza di un Consiglio provvisorio, destinato ad essere sostituito quanto prima da un Consiglio del Cavaliere, che si ? rivolto al Consiglio di Stato,per averne consiglio, e di stato.  Non essendoci un giudice a Perugia-Berlino, si cerca un giudice a Roma.

Ed intanto il prode Parretti, per non stare con le mani in mano, lui che si ? sempre dato una mano da solo, decide di riunire le sue truppe in nome di un Progetto Orvieto o qualcosa del genere. Il popolo parrettiano non pu? attendere la pur sicura approvazione del Consiglio di Stato e si riunisce in una Associazione senza fini di lucro, una filantropica della politica. Il Bene di Orvieto lo esige, i consiglieri del consiglio provvisorio si preparano a fare i bagagli, Agosto imperversa e Parretti pure. Dalle stanze severe di Palazzo Parretti, il cavaliere sdegnato tesse le fila del futuro governo, studia un programma, scuote l?indifferenza estiva degli orvietani che fanno la fila per avere la tessera dell? Associazione, da mettere insieme magari a quella del Circolo Dell?Utri di   Turreniana memoria. Mentre nel Palazzo di Via Garibaldi i consiglieri fantasma si aggirano smorti in viso, nel Palazzo di Via del Duomo si insedia il Governo Ombra. E Ombra ci vuole, in questa Orvieto canicolare.

Pubblicato il: 07/08/2004

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