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Dal punto di vista dell?elettore

Fabiola Di Loreto

di Fabiola Di Loreto

Siamo in campagna elettorale, elezioni amministrative ed europee incalzano e la politica diventa un?altra cosa.
Il dibattito politico, il confronto sui programmi, i distinguo ideologici, le differenze di pensiero lasciano il campo alle beghe di partito, alle guerre tra correnti, alle lotte di potere.
L?applicazione del manuale Cencelli ? sempre pi? di moda e alle sue logiche sembra non sottrarsi nessuna forza politica.
Lo scollamento tra corpo elettorale, partiti e candidati politici ? sempre pi? profondo.
Risulta difficile cogliere le differenze tra un modo e un altro di fare politica.
Impossibile appassionarsi e difficile sostenere posizioni che passano sulla testa della volont? diffusa.
La conseguenza la conosciamo gi?, ? la crescita del partito degli astenuti che non giova a nessuno, tanto meno alla democrazia. Un partito sempre pi? numeroso a tutti i livelli dell?elettorato e negli ultimi anni sempre di pi? a danno del centro sinistra.
Rincresce a me constatarlo poich? personalmente credo nel diritto di voto, l?ho sempre esercitato e lo considero l?unico dei diritti che non ? stato ancora toccato in questo crescente clima di privazioni e condizionamenti delle libert? individuali.
Dovremmo farne tutti un buon uso: per esprimere un?opinione, un?idea della politica, per provare a cambiare, per determinare delle scelte, per conferma, per protesta, ma soprattutto per dimostrare che esiste un mandato dal quale nessuno pu? sottrarsi e per il quale tutti dovrebbero prestare maggiore attenzione.
Alcune logiche, lo dico convinta da sempre, alla lunga non sono premianti.
Si pu? abusare della pazienza e della disponibilit? altrui ma a tutto c?? un limite.
Proporre e imporre soluzioni a prescindere dal territorio ? miope, antistorico e dannoso per tutti.
Lo dissi in passato per la scelta dei candidati alle ultime elezioni politiche che portarono ad Orvieto, collegio sicuro, due proposte scelte verticisticamente che nulla avevano a che fare con il territorio Orvietano. Mi sembra che, seppure eletti, la loro presenza possa essere giudicata inesistente, forse con qualche leggera ma di poco conto differenza tra i due.
Lo torno a dire ora sia per lo spettacolo nazionale che quotidianamente sta segnando il percorso per le europee sia per la vicenda del sindaco di Orvieto.
E? cosa che supera la questione del nome e a mio avviso anche quella della mondezza, invece riguarda un metodo che non piace e al quale occorre porre fine.
Se non lo faranno i partiti lo far? prima o poi l?elettorato e allora, come gi? avvenuto in altre realt?, anche i territori inespugnabili potrebbero crollare sotto le loro stesse logiche.

Pubblicato il: 06/04/2004

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