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Una mano verso Leonia

Giovanni iudicone

di Giovanni Iudicone, responsabile rifiuti WWF Lazio

 

Scusatemi,

non ho resistito alla sollecitazione che mi ? pervenuta da un amico orvietano che sta lottando per la conservazione dei calanchi contro una valanga di rifiuti che li far? sparire.

A tutela del paesaggio caratteristico della zona e per un'alternativa sostenibile nella gestione dei rifiuti, ha costituito un'associazione denominata Leonia, una delle citt? invisibili inventate da Italo Calvino nei primi anni '70 del secolo scorso.

Sicuramente conoscerete la triste sorte di Leonia che scomparve sotto i propri rifiuti, ma, scusandomi ancora, voglio farne omaggio a chi non ha letto il libro e a chi pur avendolo letto non ricorda la fantasia premonitrice del nostro intellettuale. 

Giovanni Iudicone. Responsabile rifiuti del WWF Lazio

                              

 

?La citt? di Leonia rif? se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall?involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal pi? perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall?ultimo modello d?apparecchio.

    Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia d?ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d?imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: pi? che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l?opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l?espellere, l?allontanare da s?, il mondarsi d?una ricorrente impurit?. Certo ? che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell?esistenza di ieri ? circondato d?un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perch? una volta buttata via la roba nessuno vuole averci da pensare.

    Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della citt?, certo; ma ogni anno la citt? s?espande, e gli immondezzai devono arretrare pi? lontano; l?imponenza del gettito aumenta e le cataste s?innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro pi? vasto. Aggiungi che pi? l?arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, pi? la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazioni e combustioni. E? una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne.

    Il risultato ? questo: che pi? Leonia espelle roba pi? ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si pu? togliere; rinnovandosi ogni giorno la citt? conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d?ieri che s?ammucchiano sulle spazzature dell?altroieri e di tutti i giorni e anni e lustri.

    Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di l? dell?estremo crinale, immondezzai d?altre citt?, che anch?esse respingono lontano da s? montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, ? ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le citt? estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell?una e dell?altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano.

    Pi? ne cresce l?altezza, pi? incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari d?anni trascorsi, fiori secchi sommerger? la citt? nel suo passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle citt? limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianer? la sordida catena montuosa, canceller? ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Gi? dalle citt? vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai.?

 

Italo Calvino  Le citt? invisibili

 

Pubblicato il: 05/04/2004

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