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Minima immoralia: l?arte del retino e la trasparenza. In margine a un dibattito sull?anagrafe degli eletti

Pier Luigi Leoni

Nell?aprile dello scorso anno,  la Consulta nazionale dei Giovani amministratori under 35 (ANCI GIOVANE) partor? la felice idea di promuovere la creazione di un ?osservatorio dell? anagrafe degli eletti? per monitorare in modo costante i dati delle ?anagrafi degli eletti? che ogni comune avrebbe dovuto istituire. Il tutto all?insegna della ?trasparenza?, parola magica che traduce la mitica ?glasnost?, che segn? l?inizio della fine del regime comunista sovietico.

Sulla scia dell?ANCI GIOVANE, l?opposizione orvietana, quando era ancora maggioranza, present? un proposta per istituire l? ?anagrafe degli eletti?, o meglio per renderla obbligatoria e arricchirla di dati, in quanto un?anagrafe non obbligatoria dei patrimoni e dei redditi degli amministratori comunali gi? c??.

I proponenti erano talmente poco affezionati alla loro proposta che, pur essendo maggioranza, non ne imposero l?approvazione. Cos? la questione si ? trascinata fino alla seduta consiliare del 7 novembre scorso, quando la maggioranza era diventata minoranza da un pezzo.

La nuova maggioranza ha colto l?occasione per subordinare il suo voto favorevole all?accettazione da parte dell?opposizione di una commissione consiliare d?indagine per verificare gli effetti del piano regolatore, e delle sue infinite varianti generali e particolari, sugli interessi degli amministratori comunali. Ci? avrebbe comportato, non essendo all?ordine del giorno la costituzione della commissione, il rinvio di tutto ad altra seduta. Ma il gruppo del PD non ha accettato il rinvio e, con una strategia che mi sembra ingenua, ha preferito che la proposta fosse bocciata dalla maggioranza.

Il dibattito ? stato molto acceso, anche perch? un consigliere dell?opposizione se ne ? uscito con una battuta talmente triviale e sconsiderata che ha sollevato l?indignazione della maggioranza senza, in verit?, trovare sponda nella minoranza.

Mi sento in dovere di comunicare ai pazienti lettori la mia esperienza e le mie opinioni in merito.

Nei comuni possono essere commessi (e sono frequentemente commessi) gravi reati. C?? chi si porta a casa quadri d?autore, chi intrallazza sulle forniture, chi imbroglia sugli appalti, chi si fa corrompere, chi manovra le assunzioni, chi fa avere incarichi a professionisti in cambio di benefici personali e di partito ecc. Ma il potere comunale pi? forte ? quello che riguarda l?urbanistica, anche perch? non c?? bisogno di commettere reati per conseguire scopi personali. Ha scritto Carlo Dossi: ?Perch? far birberie fuor dalle leggi, quando c?? tanto spazio per farne dentro??

Ecco come si fa: s?ingaggiano architetti obbedienti, le cui matite si lasciano guidare dalle manine astute degli assessori nell?arricchire famiglie e imprese e nell?impoverirne altre. La chiamo l? ?arte del retino?. Il retino ? un pezzo di carta adesiva, colorata e piena di simboletti, che si applica alle planimetrie per indicare le destinazioni edilizie dei terreni, valorizzandoli o deprezzandoli. Sul terreno di Tizio (che magari non risulta in catasto, per? ha in tasca il compromesso d?acquisto) prevedo una bella lottizzazione; sul terreno di Caio prevedo un bell?impianto pubblico che non si far? mai; sul terreno di Sempronio non prevedo niente, cos? rimane agricolo e potr? dare solo rendite micragnose. Poi il consiglio comunale approva. Chi ha voglia, tempo e interesse, protesta presentando le cosiddette ?osservazioni?, che vengono accolte o respinte dal consiglio. L?ultima parola spetta alla regione, che se la cava con generiche trombonate gi? prestampate, a meno che qualcuno non sia riuscito ad arrivare ?col? dove si puote ci? che si vuole?.

Morale della favola: ho vissuto quarant?anni nei comuni e non ho visto mai un sindaco, un assessore, un consigliere di maggioranza, un tecnico comunale di qualsiasi livello (compresi familiari, parenti, affini e compari) che sia diventato un po? pi? povero a causa dei piani regolatori e dei loro continui rimaneggiamenti. Il tutto generalmente nella piena legalit?

Perci?, quando la maggioranza del consiglio comunale di Orvieto chiede una commissione d?indagine sulle fortune e sulle sfortune urbanistiche, io sottoscrivo l?iniziativa, ma credo che essa cozzer? contro il muro di generale ipocrisia che assicura l?equilibrio della societ? orvietana, piena di scheletri che non ? facile tirar fuori dagli armadi.

Quanto all?anagrafe degli eletti, essa sarebbe stata riempita di dati che tutti gi? conoscono o possono conoscere (redditi, patrimoni immobiliari, assiduit? ai lavori del consiglio e della commissioni ecc.) con il risultato di sollazzare chi ama farsi i fatti degli altri senza la fatica di andarseli a cercare. La trasparenza non c?entra niente; c?entrano invece il moralismo e l?ipocrisia. Trasparenza ? invece quella garantita dalla pubblicit? delle sedute del consiglio comunale, dove ciascuno pu? essere misurato per quello che dice e per quello che fa. Compreso colui che, tormentato dal prurito, ? convinto che, tra quelli che fanno politica, ?il pi? pulito c?ha la rogna?.

Pubblicato il: 10/11/2011

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