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L? occidente dell? OCCIDENTE

Mario Tiberi

Il lemma ?occidente? trova la sua diretta discendenza dal vocabolo latino ?Occasus? che, a sua volta, racchiude in s? il significato di tramonto, declino, fine.

In astrofisica, le terre d?occidente vengono cos? chiamate perch? ? ai loro orizzonti che va a degradare il Sole, fino a sparire del tutto portandosi dietro il buio della notte.

In politica e in economia, con tale voce verbale sono designate convenzionalmente le Nazioni del nostro Pianeta che hanno scelto il sistema delle libert? quale fondamento delle loro Costituzioni democratiche.

Ad onor del vero, il fonema composto dalle parole ?democrazie occidentali? possiede un?accezione pi? ampia ed estesa, travalicante i rigidi confini geografici, cos? da ricomprendere anche la terra d?Oriente per eccellenza personificata dal Giappone: il paese del ?Sol Levante? dove, appunto, sorge il Sole.

Ci? che precede ? soltanto una doverosa premessa; veniamo ora al nocciolo della questione racchiusa nel titolo del presente scritto.

L?Occidente ? in crisi; una crisi violenta, grave, profonda, lacerante e che ha origini lontane tanto che gli stessi Capi di Stato e di Governo ne sono stati colti impreparati al punto che nessuno di loro, dall?anno duemilaotto ad oggi, ? riuscito ad indicare una valida, concreta e sicura via d?uscita dal tunnel della depressione recessiva. La verit? risiede nel fatto che si sta assistendo ad un progressivo processo di deterioramento e di mediocrizzazione della dirigenza politica internazionale con pesanti ricadute in termini di cultura di governo delle Nazioni.

Gli Stati Uniti sono stati declassati, la Francia ? alle prese con i debiti imprevisti della sua Pubblica Amministrazione periferica, la Germania ? stata costretta a spostare il suo piede economico dall?acceleratore a quello del freno, l?Inghilterra ? stretta tra la morsa europeista e il suo non pi? splendido isolazionismo, su Spagna e Italia ? quantomeno prudente e avveduto stendere un velo pietoso.

Governare oggi, in Occidente, ? sinonimo di turbolenza e di frettolosit? pressappochistica: i timoni di comando funzionano ?una volta s? e cento volte no? un po? dovunque e i motori della crescita, ingolfati e picchianti in testa, avrebbero bisogno di un supercarburatore e di un supercombustibile per reggere il passo nel confronto competitivo con le economie asiatiche dirompenti sui mercati mondiali, prima fra tutte quella cinese.

A proposito della Cina, per?, non ? sempre oro tutto ci? che riluccica. L?emergente potenza orientale, apparentemente invulnerabile e imbattibile, ? invece un gigante dai piedi d?argilla e con un ben evidente e pronunciato ?Tallone d?Achille?. Lo dimostra il fatto che gli attacchi parolai, sfrontati e virulenti, scagliati dai dirigenti di Pechino contro gli Stati Uniti nascondono in realt? un enorme timore, quello di restare con il cerino acceso in mano.

Infatti, paradossalmente, la Cina minaccia di volersi liberare dei certificati di credito americani, ma non pu? operare di conseguenza perch?, se realmente vendesse, andrebbe incontro a perdite monetarie incalcolabili e, senza pronta liquidit?, si troverebbe a dover rinunciare a quegli investimenti che sono alla base dei suoi ?exploit? economico-finanziari.

Chiusa parentesi, ritorniamo al ?punctum dolens?, quello che punge senza tregua e che non concede pi? molta aria per respirare. A fronte della inadeguatezza morale e politica delle leaderships mondiali, le Agenzie di Rating e la speculazione internazionale hanno giocato un ruolo di primo piano nel causare ed alimentare la crisi planetaria, le prime nel diffondere notizie e giudizi spesso fuorvianti e la seconda in quanto distintasi per cinismo e spregiudicatezza.

Usando una similitudine feroce, si potrebbe affermare che entrambe si sono comportate come quel giovane che, prima, uccide i genitori e, poi, implora di essere perdonato e graziato perch? ? rimasto orfano. Ma, aldil? di ogni valutazione anche la pi? amara, rimane il dato saliente che l?attuale pesantissima congiuntura ? il risultato di dissennate politiche non finalizzate allo sviluppo e alla crescita e, dunque, ? vera e propria crisi di lavoro e di salario perch?, dove non si incardina sviluppo che produce lavoro, non vi pu? essere ricchezza e benessere.

Siamo, allora e per davvero, all?occidente dell?Occidente e, cio?, al tramonto irreversibile di un?epoca, di una storia, di una civilt? o, invece, esistono ancora dei margini plausibili perch? l?Occidente si ri-orienti per tentare una seppur complicata risalita?.

Confidare nel ravvedimento dell?Umanit? non ? n? reato n? peccato.

 

 

Mario Tiberi

 

 

P.S. : ho scritto di inadeguatezza politica e morale dei Leaders mondiali; torno a chiedere a quelli Umbri del PD quando se la sentiranno di adottare provvedimenti disciplinari nei confronti degli indagati per abuso d?ufficio, corruzione e peculato.

Pubblicato il: 07/09/2011

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