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Poi fu quella nuvola rosa, come

Fausto Cerulli

Poi fu quella nuvola rosa, come

e quanto a me ladra di tutte le emozioni

di questa mia improvvisamente fragile

Anima. E non pi?, non pi? mai

fu concerto ed orchestra, ma soltanto

le note. Leggere e poi straziate e poi

strazianti, ed era scomparso anche

il violino, e nasceva la musica- se

musica posso chiamare quella voglia

armoniosa di non essere altro che

fragorosa assenza dell?essere- dal tuo

corpo fanciullo, dal tuo seno intravisto

in quello acerbo di Elena, e nasceva

la musica dal tuo ventre intoccabile

di vergine cerbiatta. E si perdevano,

le note, nella tua lunghissima chioma,

ritornavano nel tuo volto troppo serio

e voluttuosamente lontano. Allora

ho pianto tutti i miei morti, ho amato

tutte le donne amate, ho ricamato

il tuo nome con le dita invenate

di una febbre benigna.

Tu ladra per quegli attimi, frastagliati

frammenti di dolore placato, magica

stranamente, nuda a sfiorare le corde

del violino con le punte dei capezzoli,

aspre e dolenti.. e tu sapevi, sacra

puttana, gli orgasmi della musica.

dosati come gocce di piacere.

Hai goduto gli applausi, le carezze

che ti facevi alla voglia bagnata,

e sei scomparsa per sempre,

tu che non sopporti l?addio.

E ti ho cercata, invano, lungamente

come quando fuggisti, lunga treccia,

nei labirinti di questo mio quieto

dolore. Ho rivissuto i miei morti,

ho accarezzato tutti i miei amori.

E quel violino con le corde di anima

mi ha detto che era tardi, che

era solo tempo di musica, di crudeli

erinni:, di Persefone forse e di Ofelia

ed ho goduto finalmente

l?asciutto orgasmo della mia mente

accarezzata dalla tua musica lasciva,

quietamente libidinosa. Ho pianto

il mio non essere morto allora,

mentre mi moriva il violino

nella nuvola rosa.

Ora ti dedico il mio dedicarmi

il miracolo. E conosco, come

fossi tu Elena, il mio non sapermi

conoscere altro che nel dopo

inguaribile.

.

Pubblicato il: 11/07/2011

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