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Orvieto ha bisogno di una 'rivoluzione

Pier Luigi Leoni

Caro Direttore,

penso che il professor Ernesto Galli della Loggia sia ben pagato dal Corriere della Sera per scrivere splendidi articoli come quello pubblicato domenica col titolo ?I tre pilastri dell?immobilismo?. ? giusto che sia cos?. Ed ? giusto che tu mi ripaghi con la ben pi? preziosa moneta della tua amicizia per dire e ribadire da anni su Orveitos?  concetti analoghi a quelli cui ? giunto il professore, anche se umilmente riferiti al ?mondo piccolo? della nostra realt? orvietana. Altrettanto fai col mio interlocutore settimanale Franco Raimondo Barbabella. Ma cerca di renderti conto che la tua amicizia ? bene investita, se io e Barbabella non ci limitiamo ad analisi amare,  come fa l?illustre editorialista, ma ci battiamo anche per le soluzioni.

Dice il professore, citando il governatore Draghi, che ?l?Italia ha un disperato bisogno di riforme?. Poi si domanda: ?Che cos?? che in Italia impedisce di fare le riforme?? e si risponde: ?La loro impopolarit??. Tuttavia in altri paesi si riescono a fare anche riforme impopolari, ma in Italia no, perch? esse cambierebbero le regole del gioco dettate da una cultura prevalente che antepone gli interessi personali e corporativi a quelli generali.  ?? contro questa autentica muraglia socio-culturale (la quale, nella sua essenza, non ? di destra n? di sinistra, potendo essere indifferentemente entrambe le cose) che da decenni s?infrange, o meglio si spegne appena levatosi, qualsiasi vento riformatore italiano ?Il dispositivo corporativistico-demagogico-antimeritocratico ? divenuto lo strumento grazie al quale da due decenni il cuore maggioritario della societ? italiana reale neutralizza la sfera della politica imponendo, in cambio del proprio consenso, la sua impotenza?.  ? cos? che la societ? italiana realizza ?una sua antica vocazione: servirsi del potere, disprezzandolo?.

Caro direttore, non dovrebbero fischiare le orecchie agli Orvietani? Da due decenni le amministrazioni comunali orvietane stanno portando il comune al fallimento e non adottano i rimedi necessari, non perch? non ci siano, ma perch? essi sono impopolari. Un fisco severo (cio? aliquote proporzionate ai bisogni della citt? e lotta spietata agli evasori), l?eliminazione della semigratuit? dei servizi comunali sociali e scolastici (che danneggia per primi i veri bisognosi), l?alienazione con procedure trasparenti del patrimonio immobiliare del comune (fregandosene degli affaretti e degli affaroni in essere o sperati che vi ruotano intorno), la disciplina rigorosa del traffico e della sosta. Sono queste le riforme indispensabili a Orvieto per sopravvivere e per progettare il futuro. Ma il popolo, nella sua stragrande maggioranza, non le vuole, e se la prende  con la classe politica perch?  la citt? va sempre peggio.  Questo circolo vizioso sta arrivando al massimo grado di tensione: o qualcuno lo spezza o si spezza da s?. Con buona pace del professor Galli della Loggia, le rivoluzioni culturali sono possibili sia in Orvieto, che in Italia.

Pubblicato il: 12/06/2011

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