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Orazione in ricordo di Romolo Tiberi. 4 giugno 2011, Palazzo comunale di Orvieto

Chiara Tiberi



Buongiorno a tutti,

prover? anch'io a rievocare episodi della vita di Romolo Tiberi, mio nonno, e a tratteggiare qualche aspetto della sua inesauribile personalit?. Uso il termine ?prover?? perch?, con rammarico, devo riconoscere che io, pur essendo la nipote, con tutta probabilit?, conosco quest'uomo molto meno di tante altre persone, anche esterne alla famiglia, che hanno avuto la possibilit? (in primis per ragioni temporali) di condividere con lui i pi? disparati momenti e situazioni che hanno coinvolto la vita di mio nonno. Quando ? venuto a mancare io avevo sedici anni: abbastanza grande per ricordare, ma troppo piccola per esperire e apprezzare nella sua poliedricit? e totalit? la pienezza e ricchezza della sua persona. I bambini non comprendono ed elaborano razionalmente ci? che li circonda, ma assorbono immediatamente e immagazzinano il tutto, s? che ci? che oggi ? materiale inconsapevole sar? domani bagaglio consapevole, fonte di ricordi, esperienze, acquisizioni, norme e valori. Gi? da piccola, quindi, intuivo che lui non sarebbe stato per me soltanto quel nonno che, volendomi bene incondizionatamente, mi permetteva di fare tutto ci? che volevo, viziandomi forse anche oltre i limiti. Sentivo l'amore e il senso di protezione, la disponibilit? e la pazienza che nutriva nei miei confronti, unica bimba piccola in una famiglia di adulti. Vedevo la dolcezza nei suoi occhi e nei suoi gesti, sempre accompagnata per? da un'austera compostezza, da un'imponente figura che nella sua semplicit? racchiudeva un'inesplicabile complessit?.

Avvertivo in lui un'eccedenza spirituale e culturale che mi attraeva, ma che solo in parte ero in grado di cogliere. E oggi, pi? grande, posso dire con tutta certezza che non mi sbagliavo.

Aveva la capacit? di affascinare nel suo dire, spiegare e narrare le cose e io, con ammirazione, stima e rispetto, ascoltavo con interesse e stupore ci? che lui mi stava insegnando. Mi torna spesso alla mente mio nonno seduto sulla sua poltrona in sala da pranzo con i libri tra le mani e io, bimba, davanti a lui che incredula apprendevo che stava leggendo il testo a fronte in lingua originale, latino o greco.

Anche se i ricordi non sono molti e a volte un po' vaghi io ringrazio mio nonno per avermi segretamente trasmesso una seria impostazione mentale e un alto senso del dovere e per avermi donato qualche briciola del suo vasto sapere.

Avrei voluto avere vicino la sua sensibilit? intellettiva negli anni di una mia maggiore maturit? per confrontarmi con lui in semplici contesti quotidiani, come in merito a questioni pi? importanti, serie e di difficile soluzione. Avrei voluto condividere con lui, rendendolo partecipe, le mie scelte di vita, a prestare attenzione ai suoi consigli e a sentirmi dire ?Chiara, stai sbagliando!?, perch? di decisioni e di atti da lui non condivisibili so di averli fatti! Avrei voluto che lui fosse stata la prima persona a cui dire che avevo scelto la facolt? di Filosofia perch? pi? consona ai miei interessi, alle mie predisposizioni naturali e alla mia formazione personale, etica e culturale. Gli avrei detto che l'avevo scelta forse anche grazie e in onore suo, per dimostrargli che avevo scelto il pensiero e la riflessione come metro di giudizio e stile di vita. Avrei voluto renderlo fiero e orgoglioso di me (pi? di quanto non abbia fatto con il latino!) come io lo ero di lui, in quanto professore, uomo pubblico attivo socialmente e politicamente, in quanto Romolo Tiberi che ha saputo trasformare la miseria e la sofferenza della prima parte della sua vita in ricchezza, non solo materiale, e in gioia di vivere con e per glia altri.

Viveva con riservatezza, sobriet? e discrezione i legami affettivi, ma so che le relazioni umane erano al centro del suo mondo: una sua annotazione mi ha colpito ?Un altro carissimo amico che, andatosene, riduce la sfera dei miei rapporti e quindi il valore della mia vita?.

Dicono che il tempo aiuti ad alleviare il dolore e a vivere con pi? distacco quell'emozione: per me si ? attivato il processo inverso. Ogni giorno divento pi? grande e ogni giorno mi si propongono sfide e opzioni diverse e ogni giorno sento di pi? l'esigenza di averlo al mio fianco e l'impossibilit? di soddisfare tale desiderio-bisogno. Ogni giorno la sua mancanza ? grande quanto grande era per me mio nonno. Poi per? alzo gli occhi al cielo e mi sembra di vederlo e di sentirlo accanto a me e cos?, in un certo qual modo quella guida che avrei voluto che fosse per me, mio nonno riesce ad esserlo. Ed ecco che con un sorriso malinconico rivedo labile la sua immagine con gli occhiali e una maglia rosso bordeaux e mi sembra che, anche se fisicamente inconsistente e intangibile, sia in piedi dietro di me in ogni istante: mi lascia libera di percorrere la mia strada, ma senza perdermi mai di vista. Per me lui questo ?:un'assenza presente che svanisce nel momento in cui cerchi di afferrarla, ma che ? sempre dentro e accanto a te per accompagnarti lungo tutta la tua vita.

E come ogni essere umano in quanto tale, per sua intrinseca natura e esigenza esistenziale, si interroga ricercando il fondamentale senso della vita, allo stesso modo, scaturisce in lui la domanda sulla morte, alla quale, pensando a mio nonno, io ho risposto cos?: il senso della morte sta nel rivivere nelle cose, nei luoghi, nelle persone, nei pensieri nelle azioni e nelle attivit? di ognuno di noi. Sta nell'averci lasciato e consegnato qualcosa da cui possiamo trarne insegnamento, giovamento, contributo e spunto per nuove idee e progetti. Sta nell'Esserci, nonostante l'assenza fisico-corporea. Ed ? in questo Esserci che io avverto ogni giorno quella presenza che continua in qualche modo a prendersi cura delle persone care, suscitando in loro quello che gli suscitava in vita.

In questa giornata dedicata non tanto al ricordo di Romolo Tiberi, quanto alla sua persona e alla sua semplice e ordinaria, ma al tempo stesso ricca e sorprendente vita, io vorrei salutarlo con le parole di Emily Dickinson ?una poetessa?, cito mio nonno, ?con la quale ho trovato una sintonia di situazioni interiori?:

Come se il mare separandosi

svelasse un altro mare,

questo una altro ed i tre

solo il presagio fossero

d'un infinito di mari

non visitati da riva -

il mare stesso al mare fosse riva -

questo ? l'eternit?

Pubblicato il: 08/06/2011

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