Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

FATTI NON FOSTE PER VIVER COME BRUTI, MA PER SEGUIRE VIRTUTE E CANOSCENZA

Virginia Cinti

La casa per molti di loro ? ora solo un luogo mentale.

L?acqua ha inondato anche i loro pensieri, ma la forza d?animo e la virt? loro supera l?inganno della natura, la perdita di tutto lascia pi? prepotente l?identit? di ognuno. Quei pensieri lasciati agli elementi primordiali della natura, vengono  tuttavia tolti all?istante. Il vento, la sabbia, le onde , rapiscono i  pensieri e li riconducono alla  indifferenza del tempo.

Quando noi lasciamo una casa non importa per quanto tempo, a volte anche per  sempre, mettiamo tutte le nostre cose in tanti  scatoloni, non ci disfiamo  neanche delle cose rotte, e anche se  l? possono rimanervi per anni ,la nostra  vita rimane attaccata a tutti questi oggetti, diventa come una vita itinerante  che ci continua a far sentire un legame. Tanta popolazione Giapponese non ha pi? nessuna cosa, qualche rara volta  qualche oggetto riemerge tra le macerie e il fango, cosicch? quella cosa  ritrovata diventa il piccolo granello di sabbia da cui ripartire, ormai tutta  la  loro vita rimane attaccata a una icona di una vita spazzata via in pochi  minuti.

La loro casa ormai  ? ovunque, pu? essere un bosco, un tramonto, la luce, una  musica, un paesaggio, un luogo interiore, e allora si abitano tante case,ma  sono tutte transitorie. Se pensiamo alla casa come raccoglitore di tante nostre fragilit?, come luogo  costruito ogni giorno, un piccolo mosaico della nostra vita, dove non vediamo l? ora di tornare la sera stanchi dal lavoro; pensiamo a questo popolo abituato a  lavorare anche dodici ore al giorno,al  ritmo di api operaie.

I loro ritmi di lavoro hanno creato i presupposti per  costruirsi accanto ai  luoghi di lavoro palestre, asili,centri sociali e di cultura, dove fare piccole  pause nell?arco della lunga giornata; questo ? per riflettere : quanto  importante era il ritorno serale tra le mura di quelle case peraltro costruite  con i migliori criteri antisismici, ma questa volta il nemico aveva la forza  immensa dell?acqua amica, e nemica.

Ora non c?? pi?, difficile anche ritrovarne lo spazio che occupava.  E allora a tutti noi che non ? toccata questa sorte,dovremmo sentirci dei  privilegiati,e quasi ci attraversa un senso di colpa, di disagio, di  smarrimento di viverne una,  poter  mangiare qualcosa preparato con amore,  dormire tra calde coperte, fare le nostre cose normalmente.

Comunque  sempre  privilegiati, anche quando la nostra vita ? cadenzata da  problemi quotidiani da affrontare ogni giorno,e  anche se si ? soli, nella  disperazione del vuoto affettivo, anche in mezzo a tanta gente, che non c??, sempre fortunati perch? coccolati da quel punto di riferimento nostro solo  nostro, piccola, grande, bella, brutta ,? comunque quella seconda pelle che ci  sta addosso, che assorbe, i nostri silenzi, le nostre risate, le nostre  lacrime, le nostre piccole gioie, le nostre aspettative:? la nostra amata  casa.?

La paura della precariet?, del futuro, della vecchiaia, nulla ? difronte a chi  deve ricostruire tutto  dentro e fuori di se. Noi viviamo dove sono le nostre radici, la nostra casa ? qui, abbiamo tanto di  tutto consideriamo questo sia la normalit? e invece ora ? l?eccezione.

 Tanti di loro ormai hanno solo un sacchetto con poche cose rimaste; non  conoscono il domani che l?attende, non sanno nemmeno se un alieno verr? a  trovarli nell?intimo del loro corpo divorandolo fino alla fine, il nemico  invisibile sempre in agguato, dal quale non puoi difenderti perch? non lo  conosci.

Queste stesse  genti ? eroi del loro tempo- hanno la capacit? di tenersi  uniti, sono veramente  popolo, non contaminati da individualismo e mancanza di  solidariet?. Il loro coraggio, il loro senso della responsabilit? per un vivere civile ?  sempre presente. La loro calma, e cortesia li fa  essere cittadini del mondo in tutte le  occasioni. Loro interlocutore ? ormai ? il tempo?. Unici loro compagni quotidiani sono ormai  l?incertezza, l?ignoto, la  precariet?, la vita ? ora una partita a scacchi, dove ognuno ? per l?altro una di specchio dove si riflettono le angosce, la disperazione, la paura di  parlare per la paura di sapere, dando un nome alle cose. Cosa li contraddistingue:

-la cortesia, la gentilezza, la determinazione, un equilibrato distacco dalle  cose materiali: queste le genti del Giappone, qualit? forse connaturate dentro  di loro da millenni, indotte da tradizione, religione, meditazione, senso dell? effimero.

Per una sorta di cultura animista i loro morti non sono morti : ora sono negli  elementi della natura, , e nelle cose di tutti i giorni che li ricordano, nella  stessa acqua che se li ? portati via, negli alberi, nel vento, nel fuoco,sono  entrati a far parte di loro stessi, a loro si sono aggiunti, come un ciclo  della natura, dove tutto muore per rinascere. Probabilmente, anche dopo questa immane tragedia, la ragione o la necessit?,  far? scegliere ancora il nucleare,anche se pi? cautamente e con tecnologie pi?  avanzate. Non torneranno indietro, se non altro per pagare un tributo a chi ha  messo in gioco la propria vita per gli altri.

Dovranno meglio leggere l?anima delle macchine unita all?anima della natura e  all?anima della scienza tecnologica,tante anime in una sola grande anima. Noi, in questa altra parte del mondo, riterremmo un rischio troppo alto  proseguire nella scelta del nucleare.

Certo, il plutonio, l?uranio sono armi letali, di cui pure ci avvaliamo per i  nostri sempre pi? numerosi bisogni .Emotivamente vorrei che tutti capissimo che dobbiamo fare una pausa di  riflessione, cambiare le nostre abitudini, ma ci? ? molto difficile, perch?   tutto dovrebbe essere cambiato:  l?intero sistema di vita , economico,  amministrativo, burocratico, di potere.

Allora non illudiamoci non sar? possibile credere che le altre forme di  energia alternativa: fotovoltaico, eolico, biomasse, etc, possano essere  sufficienti. Sul fotovoltaico dovremmo essere sicuri che per la scelta della sua  messa a terra, i paletti inseriti nel terreno non rilascino elementi ossidativi  e zincati, che andrebbero a inquinare la terra e forse anche le falde  acquifere, cosicch? per far si che possa parzialmente soddisfare  le nostre  necessit?, dovr? essere cos? esteso che dovremmo arrenderci a non vedere pi?  tanti bei prati verdi, e non coltivarli  per anni.

Noi non torneremmo mai a una vita pi? sensata, seguiteremmo a sfruttare la  natura, e ad impoverire la terra . L?eolico anche questa scelta sar? insufficiente;  anche se ? vero che ci sono  paesi che vivono solo di questo, ma ben diversi i loro bisogni, e il loro  atteggiamento mentale.

Non dico con questo che la scelta dovr? con il tempo ricadere sul nucleare:  diamoci il tempo per riflettere, per la ricerca di nuove metodologie, e  tecnologie, la parola d?ordine ricercare, ricercare sempre, coadiuvati da  validi scienziati, sapendo che questo richieder?  investimenti, nuovi  atteggiamenti di politica sociale,di idee, di dialogo, di confronto, per il  bene della cosa pubblica.  Uno sguardo lontano per benefici forse godibili tra  venti trenta anni.

Due mesi fa se ne ? andato un mio zio, Gaetano Toccafondi,  era un ingegnere  nucleare, una persona misurata nei suoi giudizi e considerazioni, un uomo molto  umano sempre pronto ad aiutare tutti, ancora abbastanza giovane, ma che non  riusciva a sentirsi ormai costretto dentro ad un involucro che non lo seguiva  pi?,c os? anche la sua voglia di vivere se ne era andata, gli piaceva ancora  parlare del nucleare gli aveva dedicato tutti i suoi studi, era stato per  lunghi anni in America impegnato nella ricerca, laggi? si era sposato con il  suo grande amore, mi legava a lui una profonda stima, e affetto,  lui parlava  sempre dell?atomo del paese accanto, assediati dalle centrali, anche nelle pi?  vicine localit? turistiche.

Al di l? delle Alpi pi? di dieci centrali, Francia, Svizzera, Germania  Slovenia, e disastri di tali proporzioni non conoscono frontiere, il vento, la  pioggia le porta dovunque, e molte di loro hanno gi? una vita media di circa  trenta anni, e sono superate a livello tecnologico, per cui prossime a essere  spente perch? non pi? sicure. Lui sosteneva gi? da diversi anni, che ? di attualit? parlare dei benefici  dell?informazione, ma non ? frequente riflettere sui danni , morali e  materiali, che vengono apportati dalla disinformazione. In una sua relazione citava che:  il cittadino non sa che il danno economico  per la cancellazione degli impianti nucleari gi? costruiti ? stato di 10.000  miliardi di lire, a cui vanno sommati altri 30.000 miliardi per la mancata  produzione di energia, e che ci? ? stato ignorato dalle autorit? politiche, e  quindi non ? stata informata l?opinione pubblica. Questo valore non tiene conto degli altri 7000 miliardi quale costo degli  impianti sostitutivi di quelli nucleari fermati.

Le prospettive sulla bilancia dei pagamenti presentano pesanti conseguenze,  essendo l?Italia soggetta per circa l?80% a importazioni per produzione di  energia elettrica. Inoltre un apporto rilevante di energia dall?esterno del sistema elettrico  nazionale menoma la qualit? del servizio che risente della distanza dei centri  di ripartizione dell?energia da quelli di produzione. L?Italia si avvantaggia delle acquisizioni di energia dalla Francia che ne  aveva in esuberanza, ma ci? nel tempo pu? cambiare per mancanza di impianti per  l?esportazione. Tali valutazioni assumono rilievo particolare con riguardo alla  grave situazione economica e finanziaria che sta attraversando il nostro paese .

A tale riguardo va detto all?opinione pubblica che il ricorso all?energia  nucleare per un Paese significa anche l?adozione e lo sviluppo di un complesso  di tecnologie avanzate che si riflettono in altri settori industriali con  benefiche ripercussioni sui processi innovativi e sulla competitivit? nei  mercati internazionali.

Permane in tutto il mondo, il rischio,di riscaldamento del Pianeta Terra in  conseguenza delle emissioni di origine industriale in particolari centrali  elettriche) di anidride carbonica  e degli altri gas responsabili dell?effetto  serra, e piogge acide.

In riferimento al disastro di Chernobyl, quanti sanno che questo ? avvenuto in  un reattore di cui mai sarebbe stata autorizzata la costruzione in tutto il  mondo occidentale?

Quanti sanno che all?origine del disastro sta una prova, peraltro non  autorizzata, che ha portato il reattore in condizioni critiche dopo aver  disattivato alcuni essenziali dispositivi di sicurezza?

Quanti sanno che nel mondo occidentale il solo incidente rilevante ad una  centrale nucleare ? avvenuto a Three MileIsland, ma non ne ? derivato il bench?  minimo danno alle persone?

In ogni campo ? essenziale che l?informazione data alla pubblica opinione sia  fondata su quanto espresso da organismi, preferibilmente internazionali, di  alto prestigio per competenza e indipendenza.

E? nostro dovere vigilare ed intervenire affinch? ci? avvenga.

Queste erano le sue considerazioni, se oggi avesse visto ci? che ? accaduto in Giappone, avrebbe fatto  considerazioni su una scarsa sicurezza attuata, riguardanti sia l?ubicazione che altre misure di prevenzione.  Il Giappone che  ha avuto  il grande disastro di Hiroshima,e per questo mai avrebbe dovuto  investire nell?atomica: ?invece lo ha fatto?,superando ogni barriera mentale e  di pregiudizio,e ancora con quella grande spada di Damocle luccicante nel  cielo,  avrebbe dovuto indurre i tecnici addetti alla sorveglianza a vigilare  meglio, a rinnovare ancor prima metodologie vecchie, e ancor pi? pericolose  perch? troppo vicine al mare, ad un mare che all?improvviso pu? diventare il  pi? grande nemico.

Il popolo Giapponese, dovr? ora da tutti  essere aiutato con interventi  diretti e tempestivi, come ospitare per lunghi periodi persone e soprattutto  ragazzi nel nostro paese, un gesto di solidariet?, e di incontro tra popoli.

 

 

Pubblicato il: 18/04/2011

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