FATTI NON FOSTE PER VIVER COME BRUTI, MA PER SEGUIRE VIRTUTE E CANOSCENZA
Virginia Cinti
La casa per molti di loro ? ora solo un luogo mentale.
L?acqua ha inondato anche i loro pensieri, ma la forza d?animo e la virt? loro supera l?inganno della natura, la perdita di tutto lascia pi? prepotente l?identit? di ognuno. Quei pensieri lasciati agli elementi primordiali della natura, vengono tuttavia tolti all?istante. Il vento, la sabbia, le onde , rapiscono i pensieri e li riconducono alla indifferenza del tempo.
Quando noi lasciamo una casa non importa per quanto tempo, a volte anche per sempre, mettiamo tutte le nostre cose in tanti scatoloni, non ci disfiamo neanche delle cose rotte, e anche se l? possono rimanervi per anni ,la nostra vita rimane attaccata a tutti questi oggetti, diventa come una vita itinerante che ci continua a far sentire un legame. Tanta popolazione Giapponese non ha pi? nessuna cosa, qualche rara volta qualche oggetto riemerge tra le macerie e il fango, cosicch? quella cosa ritrovata diventa il piccolo granello di sabbia da cui ripartire, ormai tutta la loro vita rimane attaccata a una icona di una vita spazzata via in pochi minuti.
La loro casa ormai ? ovunque, pu? essere un bosco, un tramonto, la luce, una musica, un paesaggio, un luogo interiore, e allora si abitano tante case,ma sono tutte transitorie. Se pensiamo alla casa come raccoglitore di tante nostre fragilit?, come luogo costruito ogni giorno, un piccolo mosaico della nostra vita, dove non vediamo l? ora di tornare la sera stanchi dal lavoro; pensiamo a questo popolo abituato a lavorare anche dodici ore al giorno,al ritmo di api operaie.
I loro ritmi di lavoro hanno creato i presupposti per costruirsi accanto ai luoghi di lavoro palestre, asili,centri sociali e di cultura, dove fare piccole pause nell?arco della lunga giornata; questo ? per riflettere : quanto importante era il ritorno serale tra le mura di quelle case peraltro costruite con i migliori criteri antisismici, ma questa volta il nemico aveva la forza immensa dell?acqua amica, e nemica.
Ora non c?? pi?, difficile anche ritrovarne lo spazio che occupava. E allora a tutti noi che non ? toccata questa sorte,dovremmo sentirci dei privilegiati,e quasi ci attraversa un senso di colpa, di disagio, di smarrimento di viverne una, poter mangiare qualcosa preparato con amore, dormire tra calde coperte, fare le nostre cose normalmente.
Comunque sempre privilegiati, anche quando la nostra vita ? cadenzata da problemi quotidiani da affrontare ogni giorno,e anche se si ? soli, nella disperazione del vuoto affettivo, anche in mezzo a tanta gente, che non c??, sempre fortunati perch? coccolati da quel punto di riferimento nostro solo nostro, piccola, grande, bella, brutta ,? comunque quella seconda pelle che ci sta addosso, che assorbe, i nostri silenzi, le nostre risate, le nostre lacrime, le nostre piccole gioie, le nostre aspettative:? la nostra amata casa.?
La paura della precariet?, del futuro, della vecchiaia, nulla ? difronte a chi deve ricostruire tutto dentro e fuori di se. Noi viviamo dove sono le nostre radici, la nostra casa ? qui, abbiamo tanto di tutto consideriamo questo sia la normalit? e invece ora ? l?eccezione.
Tanti di loro ormai hanno solo un sacchetto con poche cose rimaste; non conoscono il domani che l?attende, non sanno nemmeno se un alieno verr? a trovarli nell?intimo del loro corpo divorandolo fino alla fine, il nemico invisibile sempre in agguato, dal quale non puoi difenderti perch? non lo conosci.
Queste stesse genti ? eroi del loro tempo- hanno la capacit? di tenersi uniti, sono veramente popolo, non contaminati da individualismo e mancanza di solidariet?. Il loro coraggio, il loro senso della responsabilit? per un vivere civile ? sempre presente. La loro calma, e cortesia li fa essere cittadini del mondo in tutte le occasioni. Loro interlocutore ? ormai ? il tempo?. Unici loro compagni quotidiani sono ormai l?incertezza, l?ignoto, la precariet?, la vita ? ora una partita a scacchi, dove ognuno ? per l?altro una di specchio dove si riflettono le angosce, la disperazione, la paura di parlare per la paura di sapere, dando un nome alle cose. Cosa li contraddistingue:
-la cortesia, la gentilezza, la determinazione, un equilibrato distacco dalle cose materiali: queste le genti del Giappone, qualit? forse connaturate dentro di loro da millenni, indotte da tradizione, religione, meditazione, senso dell? effimero.
Per una sorta di cultura animista i loro morti non sono morti : ora sono negli elementi della natura, , e nelle cose di tutti i giorni che li ricordano, nella stessa acqua che se li ? portati via, negli alberi, nel vento, nel fuoco,sono entrati a far parte di loro stessi, a loro si sono aggiunti, come un ciclo della natura, dove tutto muore per rinascere. Probabilmente, anche dopo questa immane tragedia, la ragione o la necessit?, far? scegliere ancora il nucleare,anche se pi? cautamente e con tecnologie pi? avanzate. Non torneranno indietro, se non altro per pagare un tributo a chi ha messo in gioco la propria vita per gli altri.
Dovranno meglio leggere l?anima delle macchine unita all?anima della natura e all?anima della scienza tecnologica,tante anime in una sola grande anima. Noi, in questa altra parte del mondo, riterremmo un rischio troppo alto proseguire nella scelta del nucleare.
Certo, il plutonio, l?uranio sono armi letali, di cui pure ci avvaliamo per i nostri sempre pi? numerosi bisogni .Emotivamente vorrei che tutti capissimo che dobbiamo fare una pausa di riflessione, cambiare le nostre abitudini, ma ci? ? molto difficile, perch? tutto dovrebbe essere cambiato: l?intero sistema di vita , economico, amministrativo, burocratico, di potere.
Allora non illudiamoci non sar? possibile credere che le altre forme di energia alternativa: fotovoltaico, eolico, biomasse, etc, possano essere sufficienti. Sul fotovoltaico dovremmo essere sicuri che per la scelta della sua messa a terra, i paletti inseriti nel terreno non rilascino elementi ossidativi e zincati, che andrebbero a inquinare la terra e forse anche le falde acquifere, cosicch? per far si che possa parzialmente soddisfare le nostre necessit?, dovr? essere cos? esteso che dovremmo arrenderci a non vedere pi? tanti bei prati verdi, e non coltivarli per anni.
Noi non torneremmo mai a una vita pi? sensata, seguiteremmo a sfruttare la natura, e ad impoverire la terra . L?eolico anche questa scelta sar? insufficiente; anche se ? vero che ci sono paesi che vivono solo di questo, ma ben diversi i loro bisogni, e il loro atteggiamento mentale.
Non dico con questo che la scelta dovr? con il tempo ricadere sul nucleare: diamoci il tempo per riflettere, per la ricerca di nuove metodologie, e tecnologie, la parola d?ordine ricercare, ricercare sempre, coadiuvati da validi scienziati, sapendo che questo richieder? investimenti, nuovi atteggiamenti di politica sociale,di idee, di dialogo, di confronto, per il bene della cosa pubblica. Uno sguardo lontano per benefici forse godibili tra venti trenta anni.
Due mesi fa se ne ? andato un mio zio, Gaetano Toccafondi, era un ingegnere nucleare, una persona misurata nei suoi giudizi e considerazioni, un uomo molto umano sempre pronto ad aiutare tutti, ancora abbastanza giovane, ma che non riusciva a sentirsi ormai costretto dentro ad un involucro che non lo seguiva pi?,c os? anche la sua voglia di vivere se ne era andata, gli piaceva ancora parlare del nucleare gli aveva dedicato tutti i suoi studi, era stato per lunghi anni in America impegnato nella ricerca, laggi? si era sposato con il suo grande amore, mi legava a lui una profonda stima, e affetto, lui parlava sempre dell?atomo del paese accanto, assediati dalle centrali, anche nelle pi? vicine localit? turistiche.
Al di l? delle Alpi pi? di dieci centrali, Francia, Svizzera, Germania Slovenia, e disastri di tali proporzioni non conoscono frontiere, il vento, la pioggia le porta dovunque, e molte di loro hanno gi? una vita media di circa trenta anni, e sono superate a livello tecnologico, per cui prossime a essere spente perch? non pi? sicure. Lui sosteneva gi? da diversi anni, che ? di attualit? parlare dei benefici dell?informazione, ma non ? frequente riflettere sui danni , morali e materiali, che vengono apportati dalla disinformazione. In una sua relazione citava che: il cittadino non sa che il danno economico per la cancellazione degli impianti nucleari gi? costruiti ? stato di 10.000 miliardi di lire, a cui vanno sommati altri 30.000 miliardi per la mancata produzione di energia, e che ci? ? stato ignorato dalle autorit? politiche, e quindi non ? stata informata l?opinione pubblica. Questo valore non tiene conto degli altri 7000 miliardi quale costo degli impianti sostitutivi di quelli nucleari fermati.
Le prospettive sulla bilancia dei pagamenti presentano pesanti conseguenze, essendo l?Italia soggetta per circa l?80% a importazioni per produzione di energia elettrica. Inoltre un apporto rilevante di energia dall?esterno del sistema elettrico nazionale menoma la qualit? del servizio che risente della distanza dei centri di ripartizione dell?energia da quelli di produzione. L?Italia si avvantaggia delle acquisizioni di energia dalla Francia che ne aveva in esuberanza, ma ci? nel tempo pu? cambiare per mancanza di impianti per l?esportazione. Tali valutazioni assumono rilievo particolare con riguardo alla grave situazione economica e finanziaria che sta attraversando il nostro paese .
A tale riguardo va detto all?opinione pubblica che il ricorso all?energia nucleare per un Paese significa anche l?adozione e lo sviluppo di un complesso di tecnologie avanzate che si riflettono in altri settori industriali con benefiche ripercussioni sui processi innovativi e sulla competitivit? nei mercati internazionali.
Permane in tutto il mondo, il rischio,di riscaldamento del Pianeta Terra in conseguenza delle emissioni di origine industriale in particolari centrali elettriche) di anidride carbonica e degli altri gas responsabili dell?effetto serra, e piogge acide.
In riferimento al disastro di Chernobyl, quanti sanno che questo ? avvenuto in un reattore di cui mai sarebbe stata autorizzata la costruzione in tutto il mondo occidentale?
Quanti sanno che all?origine del disastro sta una prova, peraltro non autorizzata, che ha portato il reattore in condizioni critiche dopo aver disattivato alcuni essenziali dispositivi di sicurezza?
Quanti sanno che nel mondo occidentale il solo incidente rilevante ad una centrale nucleare ? avvenuto a Three MileIsland, ma non ne ? derivato il bench? minimo danno alle persone?
In ogni campo ? essenziale che l?informazione data alla pubblica opinione sia fondata su quanto espresso da organismi, preferibilmente internazionali, di alto prestigio per competenza e indipendenza.
E? nostro dovere vigilare ed intervenire affinch? ci? avvenga.
Queste erano le sue considerazioni, se oggi avesse visto ci? che ? accaduto in Giappone, avrebbe fatto considerazioni su una scarsa sicurezza attuata, riguardanti sia l?ubicazione che altre misure di prevenzione. Il Giappone che ha avuto il grande disastro di Hiroshima,e per questo mai avrebbe dovuto investire nell?atomica: ?invece lo ha fatto?,superando ogni barriera mentale e di pregiudizio,e ancora con quella grande spada di Damocle luccicante nel cielo, avrebbe dovuto indurre i tecnici addetti alla sorveglianza a vigilare meglio, a rinnovare ancor prima metodologie vecchie, e ancor pi? pericolose perch? troppo vicine al mare, ad un mare che all?improvviso pu? diventare il pi? grande nemico.
Il popolo Giapponese, dovr? ora da tutti essere aiutato con interventi diretti e tempestivi, come ospitare per lunghi periodi persone e soprattutto ragazzi nel nostro paese, un gesto di solidariet?, e di incontro tra popoli.
Pubblicato il: 18/04/2011