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Lettera amichevole a padre Giovanni

Fausto Cerulli

 

Vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, come direbbe Mario Tiberi che conosce Manzoni, oggi ti voglio scrivere, amico mio e di tanti, Padre Giovanni.  Tu non leggerai questa mia lettera, visto che stai godendo gli ozi pensosi di Cascia. Cascia, io la conosco bene. Andavo spesso a passare l?estate da un mio zio, figura nota a Cascia, uomo bigotto ma negli ultimi giorni di sua vita in lite feroce e perpetua con le suore del Santuario, che gli avevano sottratto un terreno fabbricabile per fabbricarci sopra Casa Indulgenza. Ti penso adesso in ritiro tra quelle suore, e so che non le avrai gradite, essendo tu contrario agli arricchimenti della Chiesa. Ricordo che ci scherzavi su, come quella volta che in una Banca locale, mentre aspettavamo il turno, ti dissi? Scanavino, oggi chi la fa, la rapina, io o tu? E tu, senza battere ciglio, mi rispondesti? Falla tu, noi- e ti riferivi al clericume, di soldi ne abbiamo anche troppi?. O come quella volta che venni a fare con te le solite quattro chiacchiere profonde, e cercai di prenderti in giro, dicendo che ti pensavo in lutto, visto che il giorno prima avevano saccheggiato la Banca Cattolica allo Scalo: e tu, ghignando del tuo ghigno elegante, mi dicesti. ? Fausto, tutte le banche sono cattoliche; per una rapinata, ne restano migliaia che rapinano?. Ora non voglio pi? scherzare: quando seppi che il tuo segretario diacono si era tolto la vita, mi affrettai a telefonarti, e fu la sola volta che ti ho sentito piangere, ? Per me era come un figlio?, mi dicesti singhiozzando. Poi ne parlammo molte volte, di quella morte cattiva, e voluta da persone cattive. Tu mi dicevi tutto, facevi i nomi dei sicari e dei mandanti, e non mi sembravi disposto a perdonare. Ti chiesi cosa pensassi di fare, mi rispondesti che pensavi di tornare in convento, quasi una Ofelia accettante il consiglio di Amleto. Ma sapevo che non avevi intenzione di cedere, di ritirarti.  Non avevi bisogno di un convento, per meditare. La tua meditazione, religiosa ed umana, abitava davvero tra la gente. Strana sorte, la mia; di essere comunista frequentando vescovi cattolici e sindaci liberali. Ma erano frequentazioni senza compromessi, ci dicevamo quello che pensavamo, senza ipocrisie o reticenze. Io credo, padre Giovanni, che a qualcuno non sia piaciuto il fatto che ti sedessi al mio tavolino, per prendere il gelato estivo sulla Piazza del Duomo, mentre altri sacerdoti passeggiavano magari torvi nella loro fede scura. Ma tu non avevi paura di frequentare un comunista ateo come me, oltre tutto condannato- e tu lo sapevi, ch? te lo avevo detto, per oltraggio al papa, come dire al tuo capoufficio.  Poi il tuo capoufficio ha deciso di licenziarti, anche se, a quanto pare, applicando il promoveatur ut amoveatur.

Io so il motivo vero della decisione pontificia, accompagnata dal rifiuto pontificio di riceverti a colloquio. Il Papa, a quanto pare, non ricorda di essere vescovo tra i vescovi, anche se vescovo di Roma.

Classico esempio di come il potere diventa prepotenza, e vero oltraggio. Io so che le vicende del tuo diacono suicida- ti accompagnava la sera sulla Piazza del Duomo, qualche volta ha preso il gelato insieme a noi.- non hanno nulla a che vedere con la tua, come dire, oscena defenestrazione.

Il diacono ? stato il pretesto, e lui forse ha capito, e si ? ucciso per trasformarsi da pretesto a caso, seguito dalla stampa nazionale, e dall?affetto di tanti orvietani che lo hanno amato perch? lo hai amato tu. Non immaginavo che tu fossi tanto amato, ho scoperto che eri amato laicamente, prima come uomo, poi come Vescovo.  Io non sono sempre stato cordiale con la Curia; Tu mi hai attirato sin dai tuoi esordi orvietani: ricordo che venni a trovarti quasi per provocarti: e tu riuscisti a vincere, da eventuale provocato diventasti per me piacevole provocatore. Mi provocavi a parlare, magari a confidarti i miei malesseri, le mie depressioni, i miei crucci. E tu non mi hai mai detto di chiedere aiuto al tuo Dio, sapevi che non avrei accettato la proposta. Cercavi di venirmi incontro come si fa tra amici. E non succede spesso, in questa Orvieto leggermente ottusa. Ora ti racconto un fatto strano: dopo la cerimonia funebre per mia madre, il prete che aveva detto messa, mi chiese se poteva parlarmi: e mi disse, lo ricordo come fosse ora "Avvocato, stia vicino al Vescovo, ha molto bisogno di aiuto morale, e so che ha molta stima e molto affetto per Lei?. La bara con il corpo di mia madre era ancora presente nella Chiesa, ma quella frase mi fece capire che la vita continua, e gli affetti restano .Molti giornali hanno parlato della vicenda che ti ha coinvolto; io che in genere sono incline a scrivere, anche troppo, ho preferito tacere. Dico la verit?, come sempre cerco di fare: non ho preso le tue difese perch? ho pensato che essere difeso da un comunistaccio ateo come me, avrebbe fornito un argomento ulteriore ai tuoi infami detrattori. Scrivo ora, dopo aver letto su un settimanale scandalistico, una tua intervista, in cui in sostanza sostieni di sentirti dalla parte della ragione, pur accettando le decisioni decisionali. E mi viene in mente che nel nostro ultimo colloquio, ti chiesi di farmi avere un appuntamento con il biblista  massimo, Gianfranco Ravasi. Tu mi rispondesti che me lo avresti presentato personalmente, per la festa del Corporale, se cos? si dice. E mi viene in mente che tu assomigli molto a Ravasi: per il garbo, per la cultura raffinata, per la modestia dei grandi.

Ravasi, e con lui chiudo, ha sempre sostenuto che Pietro era quasi niente rispetto a Paolo, ed ha sempre parlato e scritto quasi come un protestante: ora l?hanno dovuto fare cardinale, nella speranza di metterlo a tacere. Ma lui insiste per la sua strada. Auguri, dunque, padre Giovanni: quando ti faranno cardinale, potr? contare un potente tra i  miei amici: e so che mi riceverai in Vaticano, ammesso che mi facciano entrare, con il solito affettuoso abbraccio. Stamattina, in una trasmissione su Radio Maria, che mi fa svegliare alle quattro di notte, Ravasi ha citato Marx: e in senso buono. Anche nei sotterranei gidiani del vaticano, talora alligna la luce. Buone vacanze, e a presto, padre Giovanni.

Pubblicato il: 03/04/2011

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